AGORACRITO ('Αγοράκριτος)
Scultore di Paro, allievo di Fidia, anzi l'allievo prediletto. Non risulta che sia stato molto fecondo: le opere, che di lui si ricordano nominativamente, sono soltanto quattro; non solo, ma, stante la diffusa voce che figurassero come sue opere che in realtà erano di Fidia, il quale per compiacenza gli permetteva di firmarle (Plin., Nat. hist., XXXVI, 17), ne è conseguito che anche la paternità delle poche che qualcuno gli attribuiva, da altri venisse contestata. Così, delle quattro di cui si ha notizia, soltanto le due statue di Athena e di Zeus, eseguite per il santuario di Athena Itonia a Coronea, sono riconosciute da Pausania come un prodotto dell'arte di A. (IX, 34, 1).
Ma in tutto ciò sembra che vi sia dell'esagerazione. Per es., Pausania attribuisce senz'altro a Fidia la statua della Madre degli dei, in Atene (I, 3, 5), che Plinio invece ricorda come opera di A. (Nat. hist., XXXVI, 17). E lo stesso fa Arriano (Peripl. Pont. Eux., 9).
Ora è stato osservato che il culto della Madre degli dei, di origine frigia, fu introdotto in Atene dopo la peste del 430 a. C.; se quindi posteriore a quell'anno è la costruzione del Metroo, il simulacro del culto, che rappresentava la dea seduta su un trono, ai cui lati stavano accovacciati due leoni, e reggente un cembalo con una mano, non poteva essere opera di Fidia.
Un'analoga discrepanza di notizie si nota a proposito della Nemesi di Ramnunte. Strabone (IX, p. 396) dice che alcuni la ritenevano opera di A., altri di un artista chiamato Dodoto (che forse è voce corrotta per Φειδίου αὐτοῦ). Zenobio (V, 8), che si riferisce ad Antigono di Caristo, Suida e Fozio, Tzetze (Chil., VII, 931 ed Epist., 21) accennano tutti alla circostanza che la Nemesi, pure essendo di Fidia, portava la firma di A. Soltanto Plinio, come per la Madre degli dei, attesta che era opera dello scultore di Paro (Nat. hist., XXXVI, 17), e narra in proposito che A. ed Alcamene lavorarono in gara per una statua di Afrodite; che Alcamene riportò la vittoria, e che, perciò, A. cambiò il nome alla sua statua e, chiamatala Nemesi, la vendette a quei di Ramnunte, che la collocarono nel loro pago. Il caso del simulacro del Metroo potrebbe indurre a credere che nel vero sia Plinio anziché le altre fonti.
Chiunque ne sia l'autore, la Nemesi di Ramnunte è l'opera riconosciuta come la più importante fra quelle per le quali si fa il nome di A. Secondo la descrizione di Pausania (V, 20, 1), la dea portava in testa un diadema, adorno di piccole figure di Vittorie e di cervi; nella sinistra teneva un ramo di melo, e nella destra una patera, sulla quale erano scolpite figure di Etiopi; la base era decorata a rilievi con scene tratte dalla leggenda dei Tindaridi e degli Atridi. Una riproduzione di questa statua sembra si possa riconoscere in uno statere di Cipro; un frammento di testa colossale di marmo, del Museo Britannico, si è supposto facesse parte dell'originale, grazie a una certa affinità con alcune figure femminili del Partenone; ma dei rilievi originali della base, alcuni frammenti sono stati rimessi in luce a Ramnunte, nel luogo Ove sorgeva il tempio. Si è creduto di poter ric0noscere la riproduzione della Madre degli dei in un rilievo votivo di Atene, e quella delle statue del tempio di Coronea (Athena e Zeus) in una pietra incisa. E attendibile l'opinione di chi pensa che A. fosse un fedele imitatore di Fidia; la qual cosa avrebbe facilitato lo scambio delle sue con le opere del maestro.
Bibl.: H. Brunn, Geschichte d. griechischen Künstler, Stoccarda 1857-1859; Robert, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, Stoccarda 1894, col. 882 segg.; M. Collignon, Histoire de la sculpture grecque, Parigi 1897, II, p. 112 segg.; W. Klein, Geschichtge d. griechischen Kunst, II, Lipsia 1905, p. 221 segg.; P. Ducati, L'arte classica, 2ª ed., Torino 1926. Per il rilievo di Atene con la Madre degli dei: A. Conze, in Archäolog. Zeitung, 1880, p. i e tav. I. Per la pietra incisa con le figure di Athena e Zeus: A. Furtwängler, Meisterwerke griech. Plastik, Lipsia e Berlino 1893, p. 214, nota i. Per i frammenti di Ramnunte: Pallat, Die Basis der Nemesis von Rhamnus, in Jahrb. d. deutschen archäol. Instituts, IX (1894), p. i segg.; S. Papaspiridi, Guide du Musée Nat. d'Athènes, Atene 1927.