AGORDO [pron. à-] (A. T., 24-25-26)
Capoluogo della vallata del Cordevole in provincia di Belluno, a 611 m. s. mare. Sopra un'area di kmq. 25,34, vivono 2215 abitanti, di cui 2456 nel centro capoluogo. Questo sorge in posizione amenissima, in una conca percorsa dal Cordevole e circondata, ai lati, dai colossi dolomitici dell'Agnèr, delle Pale di S. Lucano, del Framònt, del S. Sebastiano e del M. Cielo. Verso valle, nel massiccio dell'Imperina, a soli 4 km. dal paese, si trovano le miniere di pirite, già note ai Romani e alla Repubblica Veneta, e sfruttate oggi dalla "Montecatini", che con l'aiuto dello stato costrusse, per meglio sfruttarle, la bella ferrovia elettrica Bribano-Agordo, lunga 30 km., aperta al traffico nel 1926 e assai utile anche dal lato turistico. Il paese vive del commercio del legname e dei prodotti del caseificio, avendo molti boschi e bellissimi ed estesi pascoli; nelle valli e nei pendii più riparati si coltivano mais, orzo, alberi da frutto e patate, ma con una produzione più che modesta ed, eccettuati gli anni veramente buoni, sufficiente soltanto ai bisogni locali. Agordo è sede di una fiorente scuola mineraria, ed ha varî edifici importanti, come la chiesa parrocchiale, che possiede due pale di Palma il giovane e due tele di Paris Bordone, il palazzo del municipio, il palazzo Manzoni con una ricca sala, stucchi del sec. XVIII e affreschi del Paoletti, oltre a parecchi alberghi, assai frequentati nella stagione estiva. Nella piazza principale è un'antica fontana col leone di S. Marco. La conca di Agordo, che presenta molto interesse anche per i geologi, per le sue formazioni dolomitiche e per i numerosi relitti glaciali, è oggi centro di una fitta rete di servizî automobilistici che l'avvicinano alle maggiori città venete e tridentine.
La storia di Agordo è strettamente legata a quella di Belluno. I più antichi documenti che ne fanno ricordo (diploma di Berengario del 923, bolle di Innocenzo III del 1185), parlano di beni e diritti che vi avevano i vescovi di Belluno. Passata buona parte del potere civile di questi nelle mani del comune, troviamo Agordo in lotta, per ragioni d'imposte, con Belluno, finché, riusciti vani e l'interdetto del vescovo e i bandi del podestà, la vertenza fu composta, nel 1224, da una sentenza arbitrale di Gabriele di Camino, vicedomino di Belluno, che concede ad Agordo di aver due suoi consoli nel comune di Belluno e una sua rappresentanza nel consiglio della citta. Ad Agordo risedeva un capitano, nominato prima dal vescovo (che ancora nel 1337 rivendicava questo diritto) e poi dal Comune. Più tardi, pur continuando la appartenenza e la partecipazione di Agordo al comune di Belluno, Agordo si forma, per l'amministrazione dei suoi affari interni una propria comunità con consiglio e ufficiali suoi, che troviamo regolarmente organizzata con una riforma del 1424. Né mancarono le manifestazioni di opposizione alla città dominante. Ezzelino da Romano nel 1249, Cesare della Scala nel 1321 trovarono in Agordo appoggi contro Belluno. Cosi pure, ai primi del 1400, mentre a Belluno comandano, coi Visconti di Milano, i ghibellini. Agordo sta per i guelfi e i Carraresi, signori di Padova. Il dominio di Venezia mette fine a quelle contese. Caduta la repubblica, Agordo segue la sorti del Veneto, segnando la pagina più bella della sua storia nel 1848, con la insurrezione contro l'Austria, la eroica difesa della vallata, la partecipazione degli Agordini alla compagnia dei cacciatori delle Alpi e alla difesa di Venezia.
Bibl.: P. Mugna, Dell'Agordino: cenni storici, statistici, naturali, Venezia 1858; F. Pellegrini, Condizioni politiche del Capitanato di Agordo nei passati secoli, Belluno 1878; O. Brentari, Guida storico-alpina di Belluno, Feltre, Primiero, Agordo e Zoldo, Bassano 1887.