BECCARI, Agostino
Nacque a Ferrara poco prima del 1510.
A detta dei biografi, il B. conseguì il dottorato di diritto civile e canonico, fu dedito agli studi filosofici ed eccelse nell'arte retorica, oltre che per vari componimetiti poetici di cui non è rimasta traccia. L'aspetto indubbiamente più interessante della sua produzione coincide comunque con l'attività nel campo dei teatro di corte. E carattere aulico, di trattenimento per eccellenza destinato alle nobili adunanze, ebbe anche sin dagli inizi il dramma pastorale, di cui il B. si riconobbe inventore, annettendo al suo lavoro un'importanza storica eccezionale che gli è stata di volta in volta concessa o negata dalla critica.
Il Sacrificio del B. fu stampato per la prima volta a Ferrara per Francesco de Rossi da Valenza nel 1555 (in 4º), con dedica a Lucrezia ed Eleonora d'Este. Non è però da escludere la vecchia ipotesi del Napoli-Signorelli secondo cui la favola pastorale sarebbe stata scritta nel 1553 dato che nell'introduzione l'autore ricorda due rappresentazioni durante il 1554: l'11 febbraio in onore di Ercole II d'Este e il 4 marzo alla presenza di Renata di Francia e delle sue figlie Lucrezia e Leonora.
La "novità" della favola, proclamata dal B., testimonia - al di là dell'orgoglio del letterato - una coscienza critica abbastanza sicura, insieme alla comprensione del processo evolutivo che nel campo della drammatica pastorale si era andato attuando nella seconda metà del secolo e di cui lo stesso B. era stato attento spettatore. Era inevitabile che la priorità rivendicata dal ferrarese nella creazione di un genere drammatico tra i più interessanti del teatro cinquecentesco italiano non tardasse a suscitare nutrite polemiche (che giunsero a interessare il Carducci), la cui utilità essenzialmente consiste nell'aver promosso un considerevole lavoro di ricerca sull'origine e l'incidenza del genere letterario.
Inaugurò la disputa G. B. Guarini: convinto assertore dell'originalità e modernità della favola pastorale, egli ammetteva che il primo tentativo felice era sicuramente da ravvisarsi nell'opera del B. "da cui solo de' riconoscere il mondo la bella invenzione di tal poema" (Il Compendio della poesia tragicomica, pp. 271 s.). All'autorità del Guarini si oppose Angelo Ingegneri, che sul finire del Cinquecento non esitava a indicare nel Tasso l'autentico creatore di questa "terza spetie di Drama" (Della poesia rappresentativa..., p. 2). Anche il Fontanini negherà la priorità del B. a vantaggio dei Pellegrini del Tansillo (1526-27), denunciando fra l'altro, nel Sacrificio (atto III, scena I), un'imitazione scoperta dell'Egle del Giraldi (rappresentata nel 1545). La replica a Fontanini venne da parte di G. A. Barotti, il quale intuì che per Tansillo e altri autori precedenti al B. non era il caso di parlare di favola pastorale, quanto di "egloga conviviale", richiamandosi alla pratica, diffusa presso gli attori ancora nel Cinquecento, di inscenare trame rappresentative durante feste e banchetti. L'ipotesi del Barotti, a parte la motivazione chiaramente campanilistica che non poteva mancare nell'erudito ferrarese, accenna a una distinzione che la successiva critica ha approfondito giungendo a risultati pressoché definitivi. Rispetto alla tradizione del Quattrocento, ancora permeata di spiriti popolareschi e di elementi "realistici" (è il caso delle egloghe di Gualtiero Sanvitale, di Serafino Aquilano, di Galeotto del Carretto), l'impegno dei maggiori autori cinquecenteschi, a cominciare dal Castiglione, sarà quello di condurre anche la pastorale - come il teatro comico e tragico - entro i limiti di un genere letterario aulico, perfettamente intonato al prestigio della corte principesca. Sotto questo aspetto assume notevole valore il Sacrificio del B., ripartito nei classici cinque atti e cadenzato secondo il ritmo dell'endecasillabo sciolto (rispetto all'originaria terzina o all'ottava dei cantari popolari) che l'Ariosto aveva per primo sperimentato con successo nell'ambito della commedia. E si spiegano anche le lodi riservate al B. proprio dal Guarini, cioè dal teorico che tenterà - contro l'accademismo del Nores - la definitiva sistemazione del dramma pastorale entro gli schemi di un genere letterario autonomo, anche se ovviamente ibrido.L'assoluta letterarietà del Sacrificio è testimoniata anche dal fatto che la musica di accompagnamento fu composta da Alfonso della Viola (un manoscritto si conserva alla Biblioteca Nazionale di Firenze), al quale si deve pure la musica per l'Orbecche delGiraldi e per Lo Sfortunato dell'Argenti (1567). Il ruolo del sacerdote era affidato nel Sacrificio ad Andrea della Viola, fratello di Alfonso, e figurò anche, tra gli attori del Sacrificio, Sebastiano Clavignano da Montefalco, interprete dell'Egle e dell'Orbecche, comesi ricava da un sonetto del B. "in morte di uno dei recitanti". Press'a poco contemporanee al Sacrificio, parecchie pastorali mostrano di subirne l'influsso, o almeno fanno riscontrare elementi in comune con l'opera del B.; un triplice intreccio, analogo alla favola del B., caratterizza l'Erifile di Leone de Sommi, che risale al 1555 o 1556, anch'essa in endecasillabi sciolti. Il metro usato dal B. fu anche adottato da A. Argenti (in Lo Sfortunato) e da A. Lollio (in Aretusa), entrambi ferraresi. Rispondenze notevoli esistono anche fra il Sacrificio e la Diana di Montemayor che ebbe la sua prima edizione nel 1558, mentre lo stesso Tasso per il satiro di Aminta si ispirò sicuramente al personaggio analogo del Beccari.
È chiaro che da un giudizio comparativo che tenga presente le maggiori realizzazioni del secolo nel campo del dramma pastorale - si pensa naturalmente all'Aminta e al Pastor fido - l'opera del B. viene riportata entro limiti piuttosto esigui. Anche rispetto al Tirsi del Castiglione - una notevole superficialità impronta il carattere dei protagonisti che ancora si esprimono col linguaggio della tragedia e della commedia. Convenzioni e aridi tecnicismi impacciano il Sacrificio fuori della mirabile spigliatezza raggiunta dagli esempi maggiori. Ma la fortuna dell'opera fu comunque grande, se si considera che nello stesso anno della edizione ferrarese essa fu rappresentato a Parigi alla corte di Enrico II. La seconda edizione del Sacrificio nel 1587, stampata quando l'Aminta era già notissima, appare quasi un omaggio all'autore e il riconoscimento implicito dell'importanza che aveva avuto nello sviluppo del genere letterario. Dedicata a Marco Pio di Savoia, la favola fu rappresentata nello stesso anno con grande apparato per le nozze di Benedetta Pia con Girolamo Sanseverino Sanvitale: per l'avvenimento il B. aggiunse al primitivo un secondo prologo. Un'altra ristampa (in 8º) che porta la data 1587 fu in realtà tirata a Brescia nel 1720; a Venezia nel 1785 l'editore A. Zatta includeva il Sacrificio nel tomo XVII del Parnaso Italiano.
Sappiamo che il B. continuò a coltivare, dopo la prima fortunata prova, il genere pastorale. Nella prefazione alla seconda edizione del Sacrificio lo stampatore Giulio Cagnacini poteva infatti annunciare la comparsa di Dafne di cui peraltro non è rimasta traccia.
Il B. morì a Ferrara il 2 ag. 1590 e fu sepolto nella chiesa di S. Lucia.
Fonti e Bibl.: G. B. Guarini, Il compendio della poesia tragicomica, a c. di G. Brognoligo, Bari 1914, pp. 271 s.; A. Ingegneri, Della poesia rappresentativa et del modo di rappresentare le favole sceniche, Ferrara 1598, p. 2; A. Superbi, Apparato de gli huomini illustri della città di Ferrara, II, Ferrara 1620, p. 103; A. Libanori, Ferrara d'oro imbrunito, III, Ferrara 1674, p. 266; G. Fontanini, L'Aminta di T. Tasso difeso e illustr. da G. Fontanini, Roma 1700, pp. 133, 140-142; G. A. Barotti, Difesa degli scrittori ferraresi, s.l.n.d., pp. 146, 148-150; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, pp. 582-584; P. Napoli-Signorelli, Storia critica de' teatri antichi e moderni, Napoli 1777, p. 232; V. Rossi, Battista Guarini e il Pastor fido, Torino 1886, pp. 177-179; Id., recensione a I. Palmarini, I drammi pastorali di A. Marsi detto l'Epicuro Napolitano. La Mirzia, in Giorn. stor. d. letter. ital., X (1887), pp. 396-401; A. Mazzoleni, La poesia drammat. pastorale in Italia, Bergamo 1888, pp. 22 s.; A. Solerti-D. Lanza, Il teatro ferrarese nella seconda metà del sec. XVI, in Giorn. stor. d. letter. ital., XVIII (1891), pp. 150-153; G. Carducci, Su l'Aminta di T. Tasso, in Opere, XV, Bologna 1905, pp. 358, 422 (recensione di V. Rossi, in Giorn. stor. d. letter. ital., XXXI [1898], pp. 113-115); G. Sonnino, La drammatica pastorale, l'Aminta e il Pastor fido, Napoli 1906, passim; A. Salza, Un dramma pastorale inedito del 500: l'Irifile di Leone de Sommi, in Giorn. stor. d. letter. ital., LIV (1909), pp. 103-119; E. Carrara, La poesia pastorale, Milano s. d. [ma 1909], pp. 325 ss.; P. De Bouchaud, La pastorale italienne et l'Aminta, Paris 1920, pp. 52, 54, 56, 101; F. Flamini, Il Cinquecento, Milano s. d., pp. 481-488; G. Toffanin, Il Cinquecento, Milano 1950, pp. 571 s.; Encicl. d. Spettacolo, II, col. 120.