BERENINI, Agostino
Nato a Parma il 22 Ott. 1858, si laureò in giurisprudenza in quella università e nel 1883 conseguì la libera docenza in diritto penale. Seguace della scuola classica del diritto penale agli inizi della sua attività di studioso, fu poi tra i primi ad abbracciare il nuovo indirizzo affermato da C. Lombroso e nel 1885 partecipò a quel congresso di antropologia criminale che, secondo l'espressione del Lombroso, costituì "il battesimo scientifico" della scuola positiva. Con Lombroso collaborò anche alla pubblicazione di un volume critico sul progetto del codice Zanardelli (Torino 1888). Due anni prima il B. aveva pubblicato l'opera Offese e difese. Appunti di diritto criminale (Parma 1886), che conteneva monografie sul duello, sull'adulterio, sui reati contro il buon costume, sull'ordinamento della famiglia. A questo primo libro seguirono numerose altre pubblicazioni, in cui l'originario positivismo cedette gradualmente ad un dichiarato intento esegetico; e la generica adesione a principi di socialità riuscì a non rivelarsi incompatibile, nelle opere più tarde, pure con disposizioni legislative testimonianti con evidenza il diverso spirito del codice Rocco (1930). Il B. fece parte della direzione della Rivista di diritto e procedura penale; successivamente - insieme con Ferri, Florian e Garofalo - diresse la rivista La Scuola positiva e, con Garofalo, Florian e Zerboglio, il Commentario del nuovo codice di procedura penale (1913-14).
Il B. divenne professore ordinario di diritto e procedura penale nell'università di Sassari nel 1900; qualche anno più tardi fu chiamato a coprire la stessa cattedra nell'università di Parma, dove ebbe anche per lungo tempo la carica di rettore. Fu membro dell'Unione internazionale di diritto penale e presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati. Nel 1921 presiedette la Commissione reale per la riforma del codice penale militare; fece parte di quella per la riforma del, codice penale, i cui lavori si conclusero con la presentazione del progetto che porta il nome di E. Ferri. Esercitò a lungo, e con brillante successo, l'avvocatura.
L'inizio dell'attività politica del B. è segnato dalla presentazione come candidato radicale alle elezioni del 1890.
Ma ciò che costituì la svolta determinante nell'attività politica del B. fu l'incontro con Bissolati al quale si legò strettamente. Iscrittosi al Partito socialista il suo generico progressismo lo indusse a considerare l'organizzazione operaia soprattutto come strumento di elevazione sociale.
Il B. fu eletto deputato - uno dei cinque deputati socialisti - nel 1892 nel collegio di Borgo San Donnino, succedendo a L. Musini; si occupò prevalentemente di problemi relativi all'educazione, considerata come momento fondamentale del progresso sociale. La stessa proposta di legge sul divorzio - presentata insieme con A. Borciani il 6 dic. 1901 e frequentemente ricordata come il suo atto politico più rilevante - deve essere considerata appunto come un tentativo per porre rimedio ad un grave male sociale, piuttosto che una iniziativa ispirata dalla massoneria, di cui pure il B. fu membro.
La proposta prevedeva il divorzio esclusivamente per cause legali (condanna di uno dei coniugi alla reclusione per un periodo non inferiore ai dieci anni; separazione legale protrattasi per tre anni, qualora dal matrimonio non fossero nati figli, o per cinque anni, in caso diverso), per cause morali (separazione di fatto per lungo periodo o concorso di circostanze tali da escludere la speranza della riconciliazione), per cause fisiologiche (interdizione per infermità di mente di uno dei coniugi protrattasi per più di tre anni ed accompagnata da dichiarazione di insanabilità; impotenza perpetua di uno dei coniugi sopravvenuta al matrimonio). Ritenendo i tempi maturi per l'introduzione del divorzio, il B. s'impegnò insieme con il Borciani in una larga opera di diffusione della proposta, cercando anche di attirare su di essa l'attenzione popolare con numerosi comizi. Ma il tentativo non fu fortunato: la proposta di intimidazione del divorzio incontrò molte resistenze nello stesso partito socialista, che ravvisava piuttosto in essa una problematica di tipo borghese. Il progetto Berenini-Borciani ottenne larga approvazione negli uffici della Camera, ma non poté essere portato alla discussione per la fine della sessione legislativa. Il governo Zanardelli presentò alla Camera, dopo l'annunzio dato nel discorso della corona del 20 febbr. 1902, un "progetto sull'ordinamento della famiglia" che prevedeva il divorzio in un numero di casi più limitato del precedente e che ebbe tuttavia l'appoggio del Berenini. Ma anche l'iniziativa governativa non ebbe successo per il voto contrario della Camera.
Fin dal congresso socialista di Bologna del 1897 il B. manifestò la sua adesione all'orientamento riformista, sostenendo che solo attraverso l'attuazione del "programma minimo" era possibile arrivare al "programma massimo ". Al congresso nazionale socialista di Modena, nel 1911, dopo aver difeso la politica africana di Giolitti in relazione all'impresa di Tripoli, affermò la necessità di una partecipazione socialista al potere. Questa sua posizione, ed i legami con Bissolati, lo indussero ad abbandonare il partito socialista dopo che, nel 1912, il congresso di Reggio Emilia deliberò l'espulsione di Bissolati, Bonomi, Cabrini e Podrecca. Aderì, quindi, al Partito riformista italiano, fondato da Bissolati. In quell'occasione, anzi, teorizzò l'utilità della esistenza di due partiti socialisti, uno dei quali avrebbe potuto continuare la battaglia ideale, mentre l'altro avrebbe potuto perseguire l'attuazione di concrete riforme. Interventista, considerò la prima guerra mondiale "guerra di diritto e di giustizia, guerra di liberazione ", combattuta per far prevalere una sistemazione dei popoli sulla base della nazionalità, del diritto, della giustizia. Dal novembre 1917 al giugno 1919 fu ministro della Pubblica Istruzione nel gabinetto Orlando.
Pur non essendo i tempi propizi alle riforme, riuscì a portare a compimento quella della scuola normale e un progetto di scambi culturali tra le nazioni di tutto il mondo. Nel 1918, in risposta a una lettera aperta di G. Gentile nella quale il filosofo proponeva una riduzione del numero delle scuole medie statali con l'accessione ad esse per concorso, al fine di mantenere un livello di élite nella cultura classica impartita nelle scuole statali, il B. sosteneva il dovere dello Stato di offrire, con la scuola secondaria, l'istruzione classica a tutti coloro che vi aspirassero, prospettando eventualmente funzionali scuole collaterali, non classiche,per chi non mostrasse attitudine per i corsi classici. Egli respingeva così l'idea di Gentile di lasciare gli studenti, non accolti nella scuola di Stato, all'insegnamento privato, sia pur sotto la vigilanza statale. Un altro suo importante progetto - l'istituzione di una scuola popolare obbligatoria fino al diciottesimo anno di età, in cui l'insegnamento elementare doveva essere integrato con l'istruzione professionale impartita all'interno delle officine - non poté essere attuato.
Rieletto deputato nel 1919, il B. nel 1921 fu creato senatore. Continuò negli anni del fascismo ad esercitare l'avvocatura e l'insegnamento; le sue ultime prese di posizione politiche furono l'adesione al gruppo democratico della Unione nazionale di G. Amendola - la firma del B. compare sul manifesto di fondazione dell'8 nov. 1924 - e il suo voto contrario in Senato, il 12 maggio 1928, alla legge elettorale fascista.
Il B. morì a Roma il 28 marzo 1939.
Opere: Offese e difese. Appunti di diritto criminale, I, Parma 1886; Limiti della prova criminale…, ibid. 1887; Dell'ubriachezza…, ibid. 1888; Azione e istruzione penale…, ibid. 1888; Degli effetti e della esecuzione delle condanne penali, in P. Cogliolo, Completo trattato teorico e pratico di diritto penale, I, Milano 1888, pp. 345-404; Teoria delle pene, ibid., I, ibid. 1888, pp. 91-341; Sul duello,in Appunti al nuovo codice penale, Torino 1889, pp. 71-73; La soggettività del reato…,Parma 1897; La subbiettività del reato, in Pel cinquantesimo anno d'insegnamento di E. Pessina, II, Napoli 1899, pp. 147-166; Prefazione a A. Mistrali, G. D. Romagnosi martire della libertà italiana…, Borgo San Donnino 1907; L'educazione nazionale e la scuola, Roma 1918; La riforma della scuola normale, ibid. 1918; A proposito del delitto di eccessiva velocità, in Scritti in onore di Enrico Ferri, Torino 1929, pp. 45-49; Delitti contro l'economia pubblica, l'industria e il commercio, in Trattato di diritto penale, coordinato da E. Florian, 4 ed., Milano 1937. Insieme con A. Borciani ed altri, Proposta di legge 6 dicembre 1901. Disposizioni sul divorzio, in Camera dei Deputati, Atti Parlamentari, Roma 1901, n. 369
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