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CALVO, Agostino

di Maristella Cavanna Ciappina - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 17 (1974)
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CALVO (Calvi), Agostino

Maristella Cavanna Ciappina

Nacque a Genova nella seconda metà del sec. XV, unico figlio maschio di Eliano, membro di una potente famiglia genovese di nobiltà guelfa che, in quei decenni, prese larga parte alla lotta fra Angioini e Aragonesi, fedelmente partigiana dei primi.

Il nonno paterno del C., Antonio, era stato procuratore di Renato di Angiò e, nel 1438, aveva assoldato per lui 6 galee genovesi; il prozio Giacomo, nella battaglia di Ponza del 1435, aveva condotto alla vittoria contro gli Aragonesi la nave da lui stesso capitanata; il padre Eliano, infine, rese pubblico il testamento della regina Giovanna II di Napoli, combatté contro Alfonso d'Aragona, e, vecchissimo, nel 1488, fu tra i nobili che prestarono giuramento al duca di Milano, cioè al tuo tutore Ludovico il Moro, che, appunto in quell'anno, aveva riassoggettato Genova.

Il C., che negli ultimi anni di vita del padre era divenuto coprocuratore dei suoi interessi, era rimasto l'ultimo erede di una famiglia che aveva consumato beni e fortune per gli Angioini proprio mentre la sua città, rientrando nell'orbita di Milano, assumeva un atteggiamento antifrancese; finché perdurò tale situazione, egli non poté assumere alcuna carica pubblica. Ma, dopo l'ottobre del 1499, allorché Luigi XII divenne signore di Genova, il C. rientrò nella vita politica, e nel 1500, nel Gran Consiglio del 1116 cittadini nobili della città, egli era presente tra quelli di parte nera che, seguendo le direttive dei Fieschi e dei Fregoso, avevano confermato, dopo un tentativo di controinsurrezione fomentato da Ludovico il Moro, la dedizione della città al re di Francia. Nel 1501 il C. venne inviato quale commissario, cioè rappresentante del nuovo governo, a La Spezia. Poi, nel 1505, dopo un nuovo tentativo insurrezionale a Genova, questa volta a carattere prevalentemente sociale, il C., insieme con Gerolamo Vivaldi, venne inviato a Montpellier in ambasceria a Luigi XII.

In Francia si dovette forse fermare, mentre a Genova il potere passava in mano ai popolari e a Paolo da Novi e il governatore francese doveva abbandonare la città, perché del C. non si hanno notizie fino al 1510, anno in cui rientrò nella vita pubblica, ricoprendo, nel giro di una decina d'anni, varie e importanti magistrature.

Nel 1510 fu ufficiale di Banchi e contemporaneamente clavigero, carica quest'ultima che ricoprì anche nei due anni successivi. Contemporaneamente, nel 1511 e nel 1512, fece parte del Consiglio degli anziani, e nello stesso 1512 compì una seconda ambasceria presso il re di Francia, poco tempo prima che una nuova rivolta cittadina espellesse la guarnigione francese. In seguito, negli anni tra il 1512 e il 1522, il continuo alternarsi a Genova di dominazione francese e di governi autonomi sotto la guida dei Campofregoso non interruppe più la carriera politica del C.: fece parte ancora degli Anziani del comune nel 1514 e nel 1518, dell'ufficio di Moneta, con funzioni di ministro delle finanze, ininterrottamente dal 1513 al 1517, dell'ufficio di Banchi nel 1515 e nel 1519, dell'ufficio di Gazarie per l'amministrazione delle colonie nel 1517, nel 1518 e nel 1521, dell'ufficio di Sanità nel 1521.

Nell'ottobre 1515, dopo che il nuovo re di Francia Francesco I aveva ripreso signoria su Genova, il C. era stato inviato quale commissario del governatore. Ottaviano di Campofregoso presso il re, col compito principale di annullare un deposito di 8.000 scudi e di trasferirlo a Lione presso Iacopo Sauli: poi, nel novembre, ricevette dal governatore l'ordine di far trasferire direttamente questa somma a Genova. Durante lo svolgimento del suo mandato a Parigi, il governo lo incaricò anche di interessare i ministri del re al rimedio di una grave ingiustizia subita da alcuni mercanti genovesi operanti sulla piazza di Marsiglia, che si erano visti prima sequestrata la nave e poi essi stessi costretti a distribuire gratuitamente frumento e vettovaglie trasportate per ordine degli stessi ufficiali del porto francese. Il C. avrebbe dovuto cercare di ottenere anche una dichiarazione di principio che confermasse la libertà di commercio per i Genovesi a Marsiglia; ma poiché egli non riuscì in questo compito, il governo genovese gli indicò un altro nobile ligure, allora residente presso la legazione di Parigi, Nicolò Oderico, esperto di diritto, cui affidare la prosecuzione dell'affare.

Nel marzo 1522il C. venne impiegato una terza volta in ambasceria al re di Francia, affinché contemporaneamente entrasse in contatto con il reverendo G. B. Cattaneo e con un altro importante prelato di cittadinanza genovese, il card. Cybo, che godeva la fiducia di Francesco I.

Anche durante questa ambasceria, il C. ricevette l'incarico di interessare il re al sequestro di un brigantino genovese, diretto verso la Catalogna, da parte di autorità portuali della Linguadoca; sequestro avvenuto perché a bordo erano state trovate lettere compromettenti che descrivevano gli ultimi avvenimenti d'Italia.

Al ritorno dalla Francia il C. non assunse altre cariche pubbliche. Nel 1528, con la riforma costituzionale di Andrea D'Oria, venne iscritto all'"albergo" nobiliare che faceva capo alla sua famiglia; infine, nel 1531, terminò la sua carriera politica come senatore della Repubblica.

Aveva sposato, attorno al 1500, Luchesina Grimaldi, figlia di Pietro, dalla quale aveva avuto due figli, Antonio (iscritto col padre nel 1528 nell'"albergo" dei nobili Calvi) e Simonetta, e forse un terzo, ricordato come ancora in gestazione quando fu redatto il testamento della moglie in data 28 giugno 1509.

Fonti e bibl.: Arch. di Stato di Genova, Archivio Segreto, Litterarum, reg. 1829, lett. 88, 114; reg. 1833, lett. 231, 236; ms. 479, cc. 158, 166, 167, 170; Genova, Civ. Bibl. Franzoniana, ms. 124: G. Giscardi, Origine e parti delle fam. nobili di Genova, c. 108; Ibid., ms. 126: F. Federici, Alberi geneal. delle fam. nobili genov., lett. C; Genova, Civ. Bibl. Berio, ms. m.r. IX, 2, 23: F. Federici, Nobiltà ligustica, c. 84; Ibid., ms. 13:L. Della Cella, Fam. di Genova, cc. 448, 449, 452; B. Senarega, De rebus Genuensibus comment. (1488-1514), in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., XXIV, Mediolani 1738, coll. 32 s.; V. Vitale, Diplomatici e consoli della Repubblica di Genova, in Atti d. Soc. lig. di st. patria, LXIII(1934), pp. 133, 138.

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