CORSINI, Agostino
Nacque a Bologna nel 1688 e, secondo le notizie dell'Oretti, studiò pittura con Giovanni Maria o con Domenico Viani, passando poi a "praticar li migliori scultori del suo tempo", iniziando a scolpire in marmo e in legno e a modellare in creta.
Lavorava già (secondo una notizia del manoscritto con la Serie cronologica de' Signori Presidenti Sacro Monte di Pietà di Bologna, all'anno 1761) all'età di 17 anni, ed era considerato un "eccellente scultore" (Riccomini, 1965-66, p. 126). Ma dei suoi modi iniziali non è possibile dire, poiché la Pietà, eseguita appunto per il Monte, è andata perduta. La sua prima opera rimasta, oltre alla medaglia con la Carità, coniata per il Monte di pietà nel 1723, è la statua policroma della Concezione, eseguita nel 1734 per la cappella Palmieri in S. Francesco, e oggi in S. Petronio: "lavoro di buon artigianato e di iconografia consueta" (Riccomini, 1965-66).
Sono di questo periodo presumibilmente tutte le opere bolognesi elencate dall'Oretti, tra cui la Pietà in terracotta, ancora visibile sul portale del palazzo del Monte di pietà; due statue, ancora esistenti, e un bassorilievo nel salone e nella scala di palazzo Bovio. Sempre dall'Oretti si sa che il C. aveva eseguito dodici statue in stucco, rappresentanti i dodici Apostoli, per il duomo di Ravenna, la prima pietra del quale fu posta nel 1734. Queste opere furono rimosse nel 1774 quando il duomo fu totalmente rimaneggiato su progetto di Cosimo Morelli. Non dovevano del resto essere troppo felici se una cronaca settecentesca riferisce che "le statue che vi sono, dentro [nelle nicchie] troppo angustiate e quasi forzate a starvi in atto di cadere fuori di esse nicchie" (G. A. Soratini, in N. Pirazzoli, Una cronaca di architettura, Faenza 1979, p. 22).
Nel 1735 era già a Roma, ove risulta occupato in due importanti imprese: eseguì infatti un S. Girolamo per la facciata e alcuni bassorilievi dorati nei pennacchi della cappella Corsini per S. Giovanni in Laterano; nello stesso 1735 scolpì, per la fronte della fontana di Trevi, la statua dell'Abbondanza dei frutti che rappresenta, insieme alle altre tre (del Pincellotti, del Ludovisi, del Queirolo), "gli effetti delle pioggie e la fecondità della terra cagionata dall'innaffio delle acque", e che fu posta in loco l'anno seguente.
La consuetudine con i più celebri artisti del momento come il Maini, il Bracci, il Della Valle, conferma il C. nella sua tendenza, forse già respirata a Bologna tra echi algardiani, verso un moderato classicismo, ben assimilato alle grandi scenografie, in cui strettamente si collegano idea architettonica e decorazione plastica.
Con l'elezione al soglio pontificio di Prospero Lambertini (Benedetto XIV), il C. ebbe l'occasione di scolpire una statua del papa (1741 o 1742) per la facciata di S. Maria Maggiore (Riccomini, 1965-66, p. 125). In questi anni era occupato in vari lavori: nel 1740 ricevette con G. Lironi pagamenti per l'esecuzione dei Putti che ornano le pareti laterali della cappella Cavallerini in S. Carlo ai Catinari; e nel 1741 in collaborazione con il Fuga, su commissione del cardinale Acquaviva, scolpì i Putti reggistemma a ornamento del solenne ingresso, progettato dall'architetto, per S. Cecilia. Opera, questa, felice per la disposizione asimmetrica e il movimento dei putti e per il perfetto inserimento dell'elemento ornamentale nella architettura, problema che non sempre il C. seppe risolvere felicemente.
Sempre in collaborazione con il Fuga, che aveva disegnato il monumento funebre, eseguì il busto, scarsamente caratterizzato, del cardinale S. A. Tanara ormai morto da venti anni, in S. Maria della Vittoria, e nello stesso 1744 il busto del cardinale Lazzaro Pallavicino per il monumento funebre in S. Francesco da Paola.
Sono questi gli anni più fecondi per il C.; al 1745 è datato infatti il suo capolavoro, il busto di F. Pannolini, oggi nelle collezioni comunali d'arte di Bologna, firmato, probabilmente eseguito a Roma per commissione del papa. "L'opera si colloca a buon diritto nella più eletta tradizione plastica romana, come si era andata configurando attorno al Rusconi... proseguita e rielaborata in senso neo-algardiano" (Riccomini, 1965-66). Sempre per la sua città, due anni dopo, eseguì la statua colossale di S. Pietro, per la facciata della chiesa metropolitana, in parallelo con quella di S. Paolo, eseguita dal Verschaffelt, con cui già si era trovato a contatto nei lavori per S. Maria Maggiore, e, nel 1747, in quelli per una cappella fatta fare da Giovanni V di Portogallo, per essere inviati alla chiesa di S. Rocco a Lisbona (Diario ordinario d'Ungheria: Mallory, 1974).
In questa impresa il bolognese si trovò inserito nell'équipe che lavorava alle parti ornamentali di una architettura del Vanvitelli, con cui sarà più volte a contatto durante il periodo napoletano.
Il Vanvitelli non aveva grande stima dell'opera del C., se lo chiamava (in data 8 nov. 1753) uno "scultoraccio bolognese" (Strazzullo, 1974, p. 233). Il C. era stato incaricato di eseguire due figure marmoree della Fama, che sostengono lo stemma reale, per il portale della cappella di Portici, anch'esse severamente giudicate dal Vanvitelli ("l'infelice bolognese che stava all'Armata che fa cose da chiodi a Portici": Strazzullo, 1974, p. 236).
Le due grandi figure marmoree, finite nel 1756, non vennero pagate che nel 1758, dopo molte contestazioni sulla cifra richiesta dal C. e perizie di scultori e architetti, mentre veniva pure sospesa l'esecuzione di due puttini per le porte della sacrestia, i cui modelli in stucco erano stati già approvati nel 1753 dal re.
Contemporaneamente venne sospesa l'esecuzione di due angioloni per l'altare maggiore, plausibilmente opera del C. (Mormone, 1971).
Elogi all'opera del C. invece si leggono in una relazione dell'architetto Antonio Canevari in data 20 maggio 1758: "il finimento della porta della cappella Reale è un'opera degna e degnissima ... e merita ogni stima per liberare il povero scultore dalle inique persecuzioni" (Strazzullo, 1974, p. 233).
Nel 1763, invece, il Vanvitelli approvò i bozzetti delle due statue della Previdenza e della Giustizia, da collocare nello scalone della reggia di Portici.
Il suo giudizio sul lavoro presente e passato del C. questa volta è elogiativo, anche se egli raccomanda di armonizzare la proporzione delle figure alle nicchie che le devono accogliere: "Il detto Corsini scultore dato avendo saggio lodevole di sé nelle statue della Real Cappella di questo Real Sito e nelle Fame che sostengono l'impresa reale sulla porta delle medesime, io non o' altro de aggiungere che approvazione circa tale soggetto" (Archivio di Stato di Napoli, XV A 8, b. I, cc. 1-2, cit. in Strazzullo, 1973, p. 3; 1974, p. 236).
Le statue erano terminate nel 1768 e sono le ultime opere documentate dello scultore, che morì a Napoli nel marzo 1772.
Fonti e Bibl.: G. Panvinio, Roma moderna, Roma 1741, pp. 198 ss,; G. F. Buonamici, Metropolitana di Ravenna, architettura (pianta), Bologna 1748, tavv. I, III; R. Venuti, Accurata e succinta descriz. topografica e istor. di Roma moderna, Roma 1766, I, p. 77; Bologna, Bibl. comunale d. Archiginnasio, ms. B 133: M. Oretti, Notizie dei professori, ff. 18-22; A. Riccoboni, Romanell'arte, Roma 1942, pp. 310 s.; G. Matthiae, F. Fuga e la sua opera romana, Roma 1951, p. 77; H. Lester-Cooke, The documents relating to the Fountain of Trevi, in The Art Bulletin, XXXVIII (1956), p. 160; R. Pane, F. Fuga, Napoli 1956, pp. 99 s.; L. Santoro, Il palazzo reale di Portici, in Le ville vesuviane, a cura di R. Pane, Napoli 1959, p. 153; E. Riccomini, Scultura bolognese del 700, in Arte antica e moderna, 1963, p. 59; Id., Un busto di A. C., ibid., pp. 159 s.; Id., Mostra d. scultura bolognese del 700 (catal.), Bologna 1965-66, pp. 125 s.; R. Enggass, Bernardino Ludovisi III: His work in Portugal, in Burlington Magaz., CX (1968), p. 618 fig. 34; C. Hernmarch, Die Kunst der europ. Gold und Silberschmiede …, München 1978, p. 307; R. Mormone, La scultura (1734-1800), in Storia di Napoli, VIII, Napoli 1971, p. 572; A. Strazzullo, Autografi vanvitelliani della Bibl. naz. di Napoli, in Restauro, II, (1973), pp. 1 ss.; N. A. Mallory, Notizie sulla scultura a Roma nel sec. XVIII, in Boll. d'arte, LIX (1974), pp. 171 ss.; A. Strazzullo, Doc. per la cappella palatina di Portici, in Napoli nobilissima, s, 3, XIII (1974), pp. 156 s., 190 s., 231 ss., 236; Le arti figur. a Napoli nel 700, Napoli 1979, pp. 275 s.; Civiltà del 1700 a Napoli ... (catal.) Firenze 1980, adIndicem;U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, p. 473.