AGOSTINO da Vaprio
Pittore nato a Pavia, probabilmente nel 1457, da Giovanni da Vaprio e da Giovanna Corigi da Cornate. Le notizie che lo riguardano si ricavano per la maggior parte dai documenti riportati in gran numero dal Majocchi. Nel 1486 aveva sottoscritto un quadro già sull'altare della Vergine e del Battista nella chiesa di S. Michele, compiuto per Pietro Tacconi, che ebbe frequenti rapporti con i Da Vaprio. Nell'anno 1488 prese come allievo Agostino de Veglia. Il 16 genn. 1490 ricevette un importante pagamento per lavori eseguiti in S. Michele insieme con il padre, e il 3 giugno prese come discepolo per sei anni Giacomo della Costa. In documenti successivi appare in relazione con G. Fr. Bottigella e con Scaramuccia Visconti. Il 4 apr. 1498 sottoscrisse di trittico (Madonna col Bambino tra S. Filippo di Faenza e S. Giovanni col donatore G. Ambrogio de Podio, e il Padre Eterno nella lunetta), unica sua opera superstite, sul primo altare a sinistra nella chiesa di SS. Primo e Feliciano a Pavia, che rivela una timida imitazione dei modi foppeschi. Il 10 maggio 1498 consegnò targhe, elmi, vesti, ecc. al procuratore dei Savoia, ornati con gli stemmi Savoia e Visconti. Il 4 ott. 1499 entrò in società con Antonio Cagnola, Zanino da Mortara e i De Rossi, che poi si ritirarono, per dipingere gli stemmi del re di Francia.
Nel testamento di Giacomo Antonio De Rossi, datato 25 genn. 1501, si danno disposizioni perché una pala che a quel momento era presso Agostino fosse collocata nella cappella della famiglia in S. Giacomo; è verosimile che essa fosse stata dipinta da A. Altri documenti raccolti dal Majocchi lo mostrano in stretti rapporti con Gian Giacomo Brivio e attivo fino al 5 apr. 1505, ma è probabile che la sua operosità sia continuata ancora per qualche tempo.
Essendo numerosi i pittori di nome Agostino in Pavia in questo periodo, si vennero a creare confusioni fra A. da Vaprio e A. da Montebello, con cui ebbe stretti rapporti, A. da Pavia, A. di Bramantino Milanese, l'unico citato dal Lomazzo. Persino il Majocchi espresse dubbi sulla possibile appartenenza di Agostino alla famiglia degli Zenoni, cognome che mai compare nei documenti relativi a lui e a suo padre Giovanni, figlio di Giacomo, mentre Giovanni Zenoni era figlio di Antonio, e di almeno una generazione anteriore.
Sulla fede di iscrizioni, oggi scomparse, il Magenta gli attribuì la lunetta con la Madonna della Misericordia nella chiesa dei SS. Giacomo e Filippo e gli affreschi del loggiato superiore di palazzo Bottigella a Pavia; attribuzioni incerte come quella del Majocchi, che propendeva ad attribuire ad A. e a suo padre gli affreschi della seconda campata minore di destra in S. Michele a Pavia, ora restituiti su basi documentarie e stilistiche a Bernardino Lanzani. Recentemente E. Arslan attribuì ad A. o alla sua cerchia immediata "la decorazione di un grande vano con volta ad ombrello nell'ex convento di S. Chiara a Pavia", ora suddiviso in varie stanze ed adibito ad abitazione (Via Langosco 22), la Deposizione del Civico Museo Malaspina con firma apocrifa del Poppa, nonché, in via di ipotesi, il Beato Angelo Porro, ora nella sacrestia di S. Carlo al Corso in Milano.
Bibl.: F. Bartoli, Notizie delle pitture d'Italia, II, Venezia 1776-77, p. 48; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, IV, Firenze 1822, p. 141; G. Robolini, Notizie appartenenti alla storia della città di Pavia, VI, Pavia 1938, p. 185; G. L. Calvi, Notizie sulla vita e sulle opere dei principali architetti scultori e pittori che fiorirono in Milano durante il governo dei Visconti e degli Sforza, Milano 1865, pp. 96-102; M. Caffi, Creditori della duchessa Bianca Maria Sforza, in Arch. stor. lombardo, III (1876), pp. 539 s.; Id., Di altri antichi pittori milanesi poco noti, ibid., VIII (1881), pp. 61s.; C. Magenta, I Visconti e gli Sforza nel castello di Pavia, Milano 1883, p. 583, e n. 2; F. Malaguzzi-Valeri, Pittori lombardi del Quattrocento, Milano 1902, pp. 200 s. (ove si considera A. appartenente alla famiglia Zenoni da Vaprio); R. Majocchi, I migliori dipinti di Pavia, Pavia 1903, p. 69; C. J. Ffoulkes-R. Maiocchi, Vincenzo Foppa of Brescia, London 1909, p. 21 n. 3 p. 256; F. Malaguzzi-Valeri, Maestri minori lombardi del Quattrocento, in Rass. d'arte, XI (1911), p. 201; Id., La corte di Ludovico il Moro, II, Milano 1915, pp. 475,634 (ove si identifica A. da Vaprio con Agostino da Pavia); A. Venturi, Storia dell'arte ital., VII, 4, Milano 1915, p. 528; R. Maiocchi, Codice diplomatico artistico di Pavia, I, Pavia 1937, passim; E. Arslan, Commento ad un affresco pavese, in La Critica d'arte, s. 3, VIII (1949), p.285 n. 11; A. Fanciulli-Pezzini, Appunti sul Pittore B. Lanzani, in Bollett. d. Soc. Pavese di storia patria, n. s., III (1950), p. 45;R. Cipriani, Giovanni da Vaprio, in Paragone, VIII (1957), n. 87, p. 52;D. Morani, Diz. dei Pittori pavesi, Milano 1948 (sub voce Agostino da Pavia), pp. 9-11; C. Baroni - S. Samek Ludovici, La Pittura lombarda del Quattrocento, Messina-Firenze 1952, p.171; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, XXXIV, p.107 (sub voce Vaprio, Agostino da).