DIOLIVOLSE (Diolivolsi), Agostino (Agostino da Trapani)
Nacque a Trapani agli inizi del sec. XVII. Entrato nell'Ordine dei cappuccini, risulta attivo in Sicilia e in Emilia come scultore e intagliatore di tabernacoli e custodie lignei, sempre in collaborazione con il confratello p. Vincenzo Coppola da Trapani. Molto scarne sono le notizie biografiche in nostro possesso, pervenute solo attraverso rapidi cenni in alcune "memorie" cappuccine - nei capitoli provinciali dell'Ordine del 1683, del 1687 e del 1689, il D. è menzionato in qualità di "fabbriciere", cioè soprintendente alle fabbriche dei conventi -, mentre gli unici termini cronologici sicuri sono forniti dalle opere.
La sola traccia certa dell'attività del D. in Sicilia è il tabernacolo della chiesa dei cappuccini di Castelvetrano, che sul retro reca la dicitura "FF. Agostino e Vincenzo da Trapani 1632".
Adorno di quindici piccole statue (l'Immacolata con quattro Sante vergini, quattro Santi francescani e sei Santi apostoli), disposte su tre ordini di nicchie, fiancheggiate da colonnine, e ricoperto in parte di oro zecchino, il tabernacolo riprende, con maggiore ricchezza di elementi decorativi, una tipologia largamente diffusa nelle chiese dell'Ordine cappuccino di tutta Italia.
Per affinità di caratteri tipologici e stilistici gli vengono inoltre attribuiti, sempre in collaborazione con p. Vincenzo da Trapani o con altri aiuti di bottega, i tabernacoli di molte chiese cappuccine della Sicilia occidentale: Bivona, Caccamo (1673 c.), Caltabellotta, Castronovo, Ciminna, Corleone, Naro, Termini Imerese (1636-40), Palermo, Trapani (1650 c.) e i grandi reliquiari delle stesse chiese di Palermo, Trapani e Castelvetrano.
La sua prima opera documentata in Emilia è il tabernacolo della chiesa dei cappuccini di Piacenza, eseguito - insieme con due reliquiari, oggi dispersi - negli anni tra il 1641 e il 1643. È probabile che il tramite di questa committenza sia stato p. Lorenzo da Novara, "visitatore" della provincia cappuccina di Palermo dal luglio 1640 all'aprile 1641, mandatovi da p. Feliciano da Piacenza, procuratore generale dell'Ordine.
Il tabernacolo, a forma di tempietto esagonale, è diviso in vari ordini delimitati da piccole balaustre, decorate con colormine scanalate e con festoni. Al centro è lo sportello intarsiato; ai lati e nell'ordine superiore lo spazio è scandito da una serie di nicchie che contengono statuine a tutto tondo dell'Immacolata e di alcuni Santi. La cuspide è una cupoletta a volute, sormontata da una croce.
Negli anni immediatamente successivi si collocano i grandi tabernacoli lignei delle chiese dei cappuccini di Modena (1645-47) e di Parma (1647). Più noto è soprattutto il primo, commissionato dal duca Francesco I d'Este, con l'appoggio del ministro generale dell'Ordine, p. Innocenzo da Caltagirone, esemplato sui consueti modelli ma arricchito con intarsi di avorio, madreperla e tartaruga, e con statuine di finissima fattura. Dai documenti coevi (lettera di p. Innocenzo da Caltagirone al duca Francesco I d'Este, in data 5 dic. 1645, in Archivio di Stato di Modena, Regolari, 13-43) si apprende inoltre che p. Innocenzo intervenne di persona, nel corso dell'esecuzione di quest'opera, per frenare l'esuberanza decorativa del D., che poco si confaceva ai severi principi francescani di semplicità e di povertà, ancora più sentiti in epoca di Controriforma.
Datato al 1660 era invece il tabernacolo "di varj legni intarsiato, con quindici figurine di scultura" (Masini, 1666) della chiesa cappuccina di Monte Calvario presso porta S. Mamolo a Bologna, andato disperso, insieme a tutti gli arredi sacri, a seguito delle soppressioni napoleoniche del 1810.
Per lungo tempo, a causa di una confusione di nomi, è stata attribuita al D. la statua bronzea di Carlo V eretta a Palermo in piazza Bologni nel 1630, che è invece dello scultore Scipione Livolsi da Tusa (S. Salomone Marino, L'autore della statua bronzea..., in Arch. stor. siciliano, XI [1887], pp. 465-470).
L'attività artistica del D., allo stato attuale delle ricerche, è limitata alla esecuzione di tabernacoli lignei e in particolare delle statuine decorative, e si configura quindi nei termini di un artigianato ad altissimo livello, a prescindere dalla forte valenza simbolica degli oggetti stessi e dagli intenti devozionali delle immagini, su cui insiste tutta la letteratura cappuccina.
I tabernacoli del D., utilizzando modelli colti in uno stile ricco e fastoso ma di facile comprensione, esaltato dalla preziosità dei materiali e dalla elaborata e minuziosa opera d'intaglio, costituiscono un capitolo originale e di estremo interesse, finora misconosciuto, nella storia delle arti decorative del Seicento.
Il D. morì a Palermo l'11 apr. 1690 (Palermo, Arch. PP. Cappuccini: Registro delle sepolture dell'anno 1690).
Fonti e Bibl.: A. Masini, Bologna perlustrata, Bologna 1666, p. 53; P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 64; A. Mongitore, Mem. dei pittori, scultori, architetti... siciliani [m s., ante 1743], a cura di E. Natoli, Palermo 1977, p. 36; Pitture, sculture, architetture delle chiese di Bologna, a cura di G. Longhi, Bologna 1792, p. 215; Relazioni dei giurati ital. sull'Esposizione universale di Parigi del 1867, Roma 1867, fasc. 3, p. 447; S. Finocchietti, Sculture e tarsie in legno, Milano 1873, p. 157; Cirillo da Bagno, Memorie ... sui cappuccini emiliani, Parma 1912, I, p. 48; Placido da Pavullo, Calendario francescano cappuccino, in L'Italia francescana, II (1928), p. 473; Felice da Mareto, Biblioteca dei ff. mm. cappuccini della provincia parmense, Modena 1951, p. 44; Gandolfo da Polizzi, Due artisti sconosciuti del Seicento: i frati A. e Vincenzo da Trapani, autori di pregevoli tabernacoli in legno, in L'Italia francescana, XXIX (1954), pp. 313-321; Id., I frati cappuccini A. D. e Vincenzo Coppola da Trapani, in Sicilia serafica, II (1956), febbr., pp. 10-13; S. Calì, Custodie francescano-cappuccine in Sicilia, Catania 1967, pp. 5, 14, 27 s.; S. Gieben, L'arredamento sacro e le sculture lignee dei cappuccini nel periodo della Controriforma, in L'immagine di s. Francesco nella Controriforma (catal.), Roma 1982, pp. 233-236; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 312.