FANTASTICI, Agostino
Nacque a Siena nel 1782 da Bernardino e da Margherita Boddi.
Il padre Bernardino, da cui il F. apprese le prime nozioni d'architettura, dal 1771 al 1783 fu "maestro d'aritmetica" presso l'università di Siena; nel 1775 insegnò all'incisore senese Galgano Cipriani la prospettiva (Romagnoli, Biografia…, ff. 556 s.). È inoltre conosciuto come ingegnere idraulico; nel 1779 diresse l'innalzamento del ponte delle Taverne d'Arbia progettato da Piero Ferroni. Dal dicembre 1789 divenne provveditore di strade della Comunità di Siena e scrisse nello stesso anno Campione della Comunità di Siena-Campione di tutte le fabbriche, strade, piazze, fonti, acquedotti, canali e cloache pubbliche appartenenti alla Comunità di Siena. Una serie di disegni conservati nella Biblioteca comunale di Siena (Coll. E. 1°, [1800-1801]) riguarda ipotesi di ristrutturazione di alcune porte della città di Siena e progetti relativi al convento di S. Agostino nella stessa città (questi ultimi furono riutilizzati dal F. e da Lorenzo Turillazzi per il progetto del nuovo liceo da costruirsi nel convento di S. Agostino). Il Cagliaritano (1971) presenta tuttavia Bernardino come scultore senese di mediocre valore, attribuendogli gli ornamenti pubblici della Lizza (Siena), commissionati dal granduca di Toscana intorno al 1780.
Si ha notizia di un Bernardino Fantastici pittore, attivo nella seconda metà del XVIII secolo nel territorio senese (cfr. U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 254), ma non è certo che si possa identificare con il padre di Agostino.
Dopo aver fatto studi di umane lettere presso l'università di Siena, il F. si recò a Roma, dove probabilmente frequentò l'Accademia di S. Luca. Seguendo gli insegnamenti di Raffaele Stern, si avviò al gusto neoclassico e all'imitazione dei monumenti dell'antichità, come attestano i numerosi disegni, quasi tutti contenuti nel taccuino firmato e datato, realizzato dal F. fra il 1806 e il 1807 (cfr. G. Mazzoni-F. Calderai, in A. F...., 1992, pp. 185 s.; González Palacios, 1986, p. 169).
Intorno al 1809 ritornò a Siena (la città dal 1801 al 1814 fu stabilmente sotto il dominio francese) e cominciò a praticare la professione di architetto. Tra il 1809 e 1811 il F. lavorò insieme con Lorenzo Turillazzi, su incarico dell'amministrazione francese, al progetto di adattamento del già citato convento di S. Agostino (Siena) a liceo (per i disegni elaborati dai due architetti cfr. A. F., 1992, pp. 149-157).
L'impianto architettonico ancora settecentesco del progetto, presentato nel 1812, non fu considerato soddisfacente dai committenti, che invece richiedevano un'impronta decisamente neoclassica, e l'opera non fu realizzata. Caduto il governo francese (1814), nel 1816 il complesso fu acquistato dai padri scolopi con l'idea di trasferirvi il collegio "Tolomei". Per attuare questa nuova sistemazione fu incaricato il F. da solo, come attesta una tavola (Arch. di Stato di Siena) con l'intero progetto di ristrutturazione eseguita dal F. tra il 1816 e il 1818 (cfr. R. Martellacci, in A. F., 1992, pp. 156 ss.). Non tutto il progetto fu realizzato, ma sono sicuramente opera del F. il portico d'ingresso e la bella scalinata interna di forma ovale.
Nel 1811 il F. progettò, nell'ex monastero agostiniano di S. Marta, la casa centrale di detenzione. Nel 1814 scrisse il poemetto I Pesti riconquistati (due esemplari autografi si trovano nella Biblioteca comunale di Siena), raccontando con grande arguzia gli avvenimenti che caratterizzarono l'insurrezione in Toscana del 1799 denominata Viva Maria (cfr. M. Borgogni, in A. F...., 1992, pp. 53-64).
Tra il 1815 e il 1818 eseguì una serie di lavori, tra i quali sono da segnalare la "riforma del palazzo Griffoli a Lucignano Val di Chiana" (Siena), la nuova tribuna nella chiesa dell'ospedale di S. Maria della Scala (Siena), un "parere" riguardante il nuovo teatro dei Rozzi di Siena (al quale stava lavorando dal 1814 l'architetto Alessandro Doveri), il progetto di ristrutturazione del palazzo del senese Giovanni Spannocchi, del quale si conserva un disegno presso l'Arch. di Stato dì Siena che mostra l'arredamento interno (cfr. R. Martellacci, ibid., pp. 148 s., tav. 6).
Per i due palazzi Griffoli e Spannocchi, infatti, il F. disegnò i primi mobili (non si sa tuttavia se siano stati mai realizzati; F. Calderai-G. Mazzoni, ibid., pp. 73 s.).
Tra il 1813 e il 1816 progettò la nuova cattedrale di Montalcino, la cui costruzione ebbe inizio nel 1817 e terminò nel 1832.
Quest'opera, di notevole pregio, risulta la più importante realizzazione neoclassica in territorio senese; solenne e maestosa, questa è la prima opera di grande prestigio del F. che nella rielaborazione delle architetture classiche dimostra quale importanza ebbe la lezione romana appresa alla scuola di Raffaele Stern.
A partire dal 1820 il F. fu chiamato ad eseguire tutta una serie di stime e perizie che lo misero sempre più in contatto con famiglie della ricca borghesia e della nobiltà senese; continuò inoltre a ricevere incarichi per lavori di progettazione, restauro e riadattamento di grossi edifici pubblici, tra cui l'università di Siena, il teatro dei Rinnovati e il duomo di Siena (cfr. anche M. Borgogni, in A. F...., 1992, pp. 64 s.). Nel frattempo aveva iniziato anche a specializzarsi nel settore dell'ingegneria idraulica come a suo tempo aveva fatto il padre Bernardino.
Già del 1818 è un parere dato al conte Luigi Borghesi relativo al fiume Bozzone nella zona di Marciano (Siena); nel 1819 progettò il nuovo ponte sull'Arbia al guado di Pianella e il "sostegno e pescaia" nel mulino di Cellole, nella tenuta di Fagriano dei nobili Piccolomini Bandini. Nel 1820 diede un parere riguardo al torrente Bornia, presso Pianella, e nel 1821 progettò la nuova "steccata" al mulino di Rosia, intervenendo sul ponte del Bozzone presso il Serraglio (Siena).
Nel 1820 andò a Pisa per partecipare al concorso per il nuovo palazzo pubblico (non si hanno notizie riguardanti l'esito) e restaurò nel 1821 la chiesa della contrada della Lupa a Siena.
Intorno agli anni 1822-1823 su progetto del F. fu costruito un ponte sul torrente Scheggiolla presso Geggiano (Siena). Di questi anni è una memoria che riguardava il nuovo teatro di Poggibonsi e il progetto per la facciata del palazzo Pozzesi, "presso la locanda del Sole" (vicino alla chiesa di S. Andrea in Siena; cfr. Repertorio di perizie e relazioni, in A. F. ..., 1992, p. 289).
Qui il F. intervenne con un progetto di rimodernamento su un palazzo edificato dall'architetto Giuseppe Silini nel 1792 con l'intento di rimuovere ornamenti superflui e "lisciare un apparato fine Settecento fuori moda per i suoi tempi.
Ancora nel 1823 il F. eseguì il rimodernamento di diversi appartamenti nel palazzo di Alfonso Staderini a Siena, e di poco successiva è la decorazione interna delle botteghe Croci, Cioli, Cipriani e del caffè del Bottegone in Siena. Per queste botteghe, oltre che la parte strutturale, progettò anche i particolari decorativi e l'arredamento.
Sono da segnalare i disegni relativi alla bottega Croci (1828; cfr. A. F., 1992, pp. 77, 208 ss., tavv. 24 s.; gli arredi sono andati perduti): lo stile dell'insieme è neoegizio, ma sono presenti anche elementi dedotti dallo stile neogotico e neoclassico. Questi disegni fanno parte di un taccuino conservato presso la Biblioteca comunale di Siena, composto da quaranta tavole dal titolo Lavori di falegname e fabbro ideati e disegnati da me A. F., con i modelli dì tavolini, sedie, letti, consolles, porte, ringhiere, ecc., che confermano la versatilità del F. e rispecchiano più che mai il suo eclettismo e la sua concezione dell'artista come colui che si occupa di tutto ciò che riguarda l'ambito del "naturale" e del quotidiano e cura gli ambienti fin nei minimi particolari (Danti, 1981, p. 161).
Tra il 1820 e il 1824 il F. ristrutturò sia la facciata sia l'interno della pieve romanica dì S. Bartolomeo a San Rocco a Pilli (Siena).
Nel 1825 eseguì, a Siena, la ristrutturazione di diversi appartamenti nel palazzo di Giulio Puccioni, il restauro della chiesa e parrocchia di S. Pietro alla Magione, la ristrutturazione del giardino della villa di Scorgiano Borghesi e del giardino con le fabbriche annesse di casa Malavolti e, presso Siena, la nuova facciata del 'casino' di Marino Borghesi.
Nel giardino pensile Malavolti si accostano elementi serliani a motivi di gusto romantico.
Dello stesso anno è la libreria di Giulio dei Taia di Siena, il più antico dei mobili conservati (E Calderai-G. Mazzoni, in A. F...., 1992, pp. 74 s.). Nel 1825 Mario Bianchi Bandinelli incaricò il F. di costruirgli un palazzo.
Per dar posto alla nuova villa fu demolita un'antica costruzione detta Il pavone presso porta Romana a Siena, attribuita a Francesco di Giorgio (1464). Il palazzo fu terminato nel 1828 e fu corredato degli elementi tipici di una villa "romantica": il giardino di delizia, il boschetto di lecci, una grotta, un laghetto, una piramide sepolcreto (costruita più tardi), un'arancera e un belvedere. Per l'interno della villa progettò anche un salotto interamente concepito in stile rétour d'Egypte (si conservano ancora numerosi mobili, tendaggi e suppellettili, cfr. A. F...., 1992). Con questo edificio si inaugurò ufficialmente un periodo nuovo per l'architettura senese: il F., anche se aveva già sperimentato stili diversi, dimostrandosi sensibile ai cambiamenti culturali, ora, con Il pavone, concepito interamente nello spirito romantico, si colloca come progettista di primo piano nel quadro architettonico italiano della prima metà dell'Ottocento.Nel 1826 il F. realizzò la "nuova sala degli esami nell'università di Siena" (attuale rettorato), che si può considerare il manifesto di tutta la sua attività successiva di architetto e in cui curò anche gli arredi (G. Mazzoni, in A. F...., 1992, pp. 226 s.).
La molteplicità di invenzioni formali in un linguaggio ormai apertamente eclettico risulta regolata e impostata su solide basi neoclassiche.
Ancora in questo anno eseguì il progetto per una nuova scala e la ristrutturazione del palazzo Brancadori in Siena.
Nel 1828 restaurò l'antica pieve di Fogliano presso Siena, in cui lasciò la facciata spoglia mettendo in risalto i conci di pietra: all'interno costruì un coro sorretto da colonnette neoclassiche in un insieme ben articolato da cappelline e nicchie decorate.
Per la famiglia di Cosimo Finetti il F. realizzò nel 1830 la nuova cappella della villa Malignano Finetti presso Rosia (Siena). Nel 1831 fu terminata la nuova facciata della cattedrale di Colle Val d'Elsa su disegno realizzato dal F. intorno agli anni 1815-20. Sempre nel 1831 il F. divenne architetto ufficiale dell'opera di S. Maria in Provenzano (Siena) per la quale già nel 1822 e 1825 aveva disegnato la "macchina del S. Sepolcro" e successivamente disegnò anche gli arredi interni. Agli anni intorno al 1830, come si può dedurre dal carattere grafico dei disegni, dovrebbero risalire sette bozzetti scenografici (Siena, Biblioteca comunale) del F., non datati né firmati, eseguiti per tragedie e melodrammi teatrali.
Per questi disegni, connotati in gran parte da suggestioni piranesiane, sono state ipotizzate alcune delle opere teatrali a cui si dovevano riferire: la Semiramide di Rossini, l'Agide e la Maria Stuarda, entrambe dell'Alfieri (cfr. R. Martellacci, in A. F...., 1992, pp. 171 ss.).
Nel marzo 1832 presentò alla deputazione incaricata di sovrintendere i lavori di restauro del teatro dei Rinnovati una serie di progetti esecutivi riguardanti l'illuminazione della platea, un nuovo locale per i coristi, porte per il vestibolo, per le corsie dei palchi e per l'ingresso principale (si conservano molti disegni che descrivono il suo intervento nel teatro, cfr. A. F., 1992; I teatri storici..., 1990, ill. a pp. 86 ss.). Il 23 apr. 1832 il F. fu nominato socio delle scienze fisiche all'Accademia dei Fisiocritici di Siena.
Nel 1833 progettò la nuova cappellina di Sestano (presso Siena), per Teresa Clementini e la "rimodernazione" della sala ed altre stanze annesse all'Accademia dei Rozzi di Siena.
Tra il 1833 e il 1834 progettò un'arancera con terrazzo, cancello e peschiera nella villa di Ascianello di Giuseppe Croci presso Siena; una nuova scala e la ristrutturazione del quartiere nobile nel palazzo Piccolomini Bandini a Siena, per cui progettò anche alcuni mobili: si conservano i disegni di un guéridon, di un tavolo con sedile e sgabello e di due letti in ferro battuto (cfr. A. F...., 1992, pp. 1975 ss.).
In questi anni riprese ancora a lavorare per la famiglia Malavolti di Siena costruendo una nuova cappellina e un nuovo appartamento; per quest'ultimo progettò anche una serie di mobili che sembrano essere ispirati ai modelli di Percier e Fontaine, fra cui due canapé e quattro consolles (cfr. A.F...., 1992, pp. 201 s., 237 s.).
Nel 1834 progettò il giardino con tutte le costruzioni annesse nella villa di Castelnuovo Berardenga (presso Siena), per i nobili signori Saracini, e un altro giardino nella villa di Arceno della famiglia Piccolomini Clementini.
Quest'ultima opera per la sua completezza e grandiosità rappresenta, insieme col Pavone, un esempio di architettura romantica tra le più importanti realizzate in Toscana.
Tra il 1834 e il 1840 lavorò alla ristrutturazione di palazzi e ville e alla sistemazione di giardini: si segnala la sistemazione del quartiere nobile della villa di Enrico Ercolani e la trasformazione del palazzo dei conti d'Elci in Siena (nel taccuino Lavori di falegname ... si conservano i segni del portone d'ingresso, di due porte interne e di ringhiere in ferro battuto, cfr. A. F. ..., 1992, pp. 215 s.).
Nel 1835 ristrutturò la villa di Solaia presso Siena di Carlo Piccolomini Clementini e intorno al '42 la villa Sergardi a Torrefiorentina (Siena), rifacendo nuove facciate esterne, la cappellina, un giardino e una torre in stile neogotico.
Tra il 1842 e il 1844 la famiglia Saracini commissionò al F. il progetto per la chiesa parrocchiale e canonica di Castelnuovo Berardenga. La chiesa fu ultimata nel 1846.
Nel 1843 il F. delineò una planimetria di tutto il fabbricato del Monte dei paschi di Siena nel castellare dei Salimbeni a Siena, indicando anche proposte di riadattamento e conservazione dell'edificio.
Qualche anno dopo l'architetto Giuseppe Partini di Siena utilizzò i disegni del F. per operare una trasformazione radicale con un pesante restauro in "stile" di tutto il castellare (A. F. ..., 1992, p. 66).
Intorno al 1844 si realizzò, su disegno del F., la nuova canonica della chiesa di S. Maria in Provenzano a Siena.
Negli ultimi anni della sua vita il F. scrisse il Vocabolario di architettura (Siena, Bibl. comunale, Collez. provvisoria, Fondo Petrucci, ms. 2).
Questo manoscritto inedito contenente 1353 vocaboli risulta molto importante per conoscere l'attività del F., i suoi rapporti con la cultura italiana del tempo e la sua formazione professionale. Nello stesso manoscritto sono contenuti: a c. 75r, Repertorio di stime di fabbriche; c. 76v, Repertorio di perizie e relazioni; c. 81 r, Catalogo delle opere maggiori disegnate ed eseguite da me A. Fantastici.
L'ultimo lavoro che il F. eseguì, nel 1845, è il campanile per la nuova chiesa di Castelnuovo Berardenga.
Morì a Siena il 24 luglio 1845.
Fonti e Bibl.: Siena, Bibl. comun.: E. Romagnoli, Biografia cronologica de' bellartisti senesi, 1200-1800 (ripr. fotolitografica), XII, Firenze 1976, ff.631 r-637r (ff. 556 s., 631, 634v per Bernardino); Ibid., Archivio storico dell'Università, Indici, anno 1826; Ibid., Archivio storico del Comune, coll. provv. 1176, Rescritti, anno 1846; Ibid., coll. provv. 774, Documenti e recapiti... Accademia dei Rinnovati, Accademia dei Fisiocritici di Siena, III, Verbali; Ibid., Rete idrica D. 59 (per Bernardino); Siena, Biblioteca comunale, ms. D. III: A. Bandini, Diario senese, 1833, c. 107; E. Romagnoli, Cenni storico-artistici di Siena e suoi suburbi, Siena 1840, n. 480/393-394; U. Cagliaritano, Mamma Siena, I, Siena 1971, p. 279; C. Cresti-L. Zangheri, Architetti e ingegneri nella Toscana dell'800, Firenze 1978, p. 92; C. Danti, Per l'arte neoclassica e romantica a Siena, in Bull. senese di storia patria, LXXXVIII (1981), pp. 145 s., 150, 155-164; F. Calderai, The sketch-book of A.F., in Furniture history, XX (1984), pp. 45-56; M.Borgogni, A. F., architetto senese, tesi di laurea, Univ. di Firenze, fac. di architettura, a.a. 1984-85; A. González Palacios, Iltempio del gusto ... La Toscana e l'Italia settentrionale, Milano 1986, I, pp. 165-173; II, pp. 191-201 (ill.); I teatri storici d. Toscana. Siena e provincia, a cura di E. Garbero Zorzi-L. Zangheri, Roma 1990, pp. 86 ss. (ill.) e ad Indicem; A. F. architetto ... senese 1782-1845, a cura di C. Cresti, Torino 1992.