FELICI (De Felice), Agostino
Attivo a Napoli come scultore e maestro marmoraro, è documentato dal 1681 al 1715.
Apparteneva a una famiglia di marmorari di Carrara; con molta probabilità la stessa di cui aveva fatto parte Felice De Felice, scalpellino attivo a Napoli e in particolare alla certosa di S. Martino (documenti dal 1588 al 1622, in R. Causa, L'arte nella Certosa di S. Martino a Napoli, Cava dei Tirreni 1973, ad Indicem, con ulteriore bibliografia; in uno dei documenti compare anche un Alessandro De Felice).Il primo documento reperito sul F., del 1ºdic. 1681, lo vede inserito - come lavorante - in un lungo elenco di ben quarantanove maestri mannorari tenuti a versare le tasse di appartenenza alla corporazione, definita "Congregazione dei Santi Quattro Martiri Coronati dell'Arte degli Scultori dei Marmi e Maestri Marmorari eretta dentro la Ven.le Chiesa di S. Pietro Martire a Napoli"; il suo nome è tra quelli di illustri esponenti del settore come L. Vaccaro, D. Lazzari, nonché di scultori di formazione squisitamente berniniana quali Pietro e Bartolomeo Ghetti (Rizzo, 1987).
Nel luglio del 1685 il F. eseguì, in marmo bianco, uno stemma patrizio per Francesco Mirella (Banco della pietà, matr. 840); nell'ottobre 1690 sei piedi di "stalla" ed alcune statue per il duca di Sirignano (ibid., matr. 933): tutte opere non rintracciate. Sempre nel 1690 lavorò ad altre statue e restauri per F. Laudati (ibid., matr. 932). Nel giugno 1693 gli vennero pagati i primi 50 ducati, come anticipo dei concordati 80, per le due Teste di cherubini sorridenti, inserite nei capitelli delle colonne in marmo verde di Siena dell'altare nella cappella di S. Francesco d'Assisi, nella chiesa di S. Maria Donnaregina, sotto le direttive dell'architetto e decoratore G.D. Vinaccia (Banco di S. Maria del Popolo, matr. 597). I Cherubini andarono ad incorniciare la tela dedicata alla Porziuncola di s. Francesco, eseguita da F. Solimena nel 1688.
L'anno seguente, il 1694, in concerto con gli scultori Pietro e Bartolomeo Ghetti (che scolpirono i due Angeli indicatori seduti sui timpani), il F. eseguì due Putti reggistemma sul portale d'ingresso del Gesù Nuovo (Banco della pietà, matr. 985), che costituiscono la prima sua importante opera pubblica per la città di Napoli.
Nel 1695 acquistò, dietro pagamento di circa 100 ducati, ben diciotto pezzi di marmo bianco di Carrara, provenienti dal porto di Genova e trasportati sulla tartana "Nostra Signora dell'Assunta" (Banco di S. Maria del Popolo, matr. 616).
Nel gennaio 1696, per un compenso di 50 ducati, lavorò a una lapide sepolcrale, per committenza di Filippo D'Ardia, la cui cappella gentilizia, sotto il titolo di Ave Gratia Plena, si trovava nella ormai distrutta chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini (Banco dei poveri, matr. 717). Nello stesso anno, nel mese di aprile, eseguì decorazioni marmoree, tuttora esistenti, nella cappella del magistrato Biagio Altimare, sita nella chiesa di S. Maria delle Grazie accanto a S. Aniello a Caponapoli (Banco di S. Maria del Popolo, matr. 622). Nell'aprile del 1697 il maestro marmoraro Ferdinando de Ferdinando gli pagò 28 ducati per "l'intaglio di marmo bianchissimo di due Puttini, nubi e teste di Cherubini, in conformità del disegno, da consignare per la Pasqua di Resurrezione del 1698" (Banco dei poveri, matr. 724), e da porsi su un edificio non specificato.
Dal 1699 al 1700 furono eseguite dal F. per commissione del magistrato Giovanni Leonardo Rodoero, le quattro grandi statue a misura umana, inserite in splendide nicchie (successivamente decorate, 1738-1742, in stile rococò, su disegno dell'architetto N. Tagliacozzi Canale), ricavate nei quattro piloni reggenti la cupola di S. Maria della Pace a Napoli, dei padri ospitalieri di S. Giovanni di Dio; la statue rappresentano S. Giovanni Battista, S. Leonardo, S. Anna e la Vergine bambina e S. Giuseppe col Bambino Gesù e costituiscono, sino ad oggi, il gruppo più cospicuo ed importante di opere ritrovate del Felici.
Nel luglio del 1700 i Governatori del Banco del Ss. Salvatore - la cui sede ancora oggi si vede nella piazza S. Domenico Maggiore a Napoli, - gli commissionarono una statua del Ss. Salvatore a mezzo busto, che regge nella mano sinistra l'orbe terraqueo tuttora in situ, più altri lavori, per un compenso di 350 ducati (Banco del Ss. Salvatore, matr. 433).
Tale statua, di sapore classicistico-barocco, è del genere di quelle che abbondano a Roma, per gli ospizi apostolici dei poveri invalidi, e che traggono le loro mosse da quella del Bernini, eseguita per Cristina di Svezia ed ora al Chrysler Museum di Norfolk (cfr. Le immagini del Ss. Salvatore, Fabbriche e sculture per l'Ospizio apostolico dei poveri invalidi, 1988, pp. 66, 326 e ss.).
Nell'ultimo documento reperito sull'artista, del 1715 (Banco di S. Maria del Popolo, matr. 823), mentre viene pagato un altro intagliatore di marmi (che, evidentemente, gli successe), tale Nicola Avallone, vengono menzionati tre pezzi da lui scolpiti (festoni e capitelli) per il fastoso altare dell'Immacolata nella chiesa dei Ss. Apostoli di Napoli, altare che è di fronte a quello celeberrimo del Borromini e ne riproduce, tel quel, l'intera impaginazione architettonico-decorativa. Il documento lascia intendere che la morte dei F. dovette avvenire forse l'anno prima, nel 1714.
È possibile che il F. sia stato parente (forse fratello) dello scultore Vincenzo Felice, attivo a Roma negli stessi anni.
Fonti e Bibl.: Napoli, Arch. stor. del Banco di Napoli, Banco della pietà, anno 1685 (inatr. 840); anno 1690 (inatr. 932 e 933);anno 1694, 9 gennaio (matr. 985); Banco di S. Maria del Popolo, anno 1693 (matr. 597, p. 1190); anno 1695, 17ottobre (matr. 616); anno 1696 (matr. 622, p. 484); anno 1699 (matr. 656e 657);anno 1715, 6 luglio (matr. 823, p. 797); Banco dei poveri, anno 1696 (matr. 717); anno 1697 (matr. 724); Banco del Ss. Salvatore, Giornale copiapolizze, anno 1700, 8 luglio (matr. 433);G. Filangieri, Indice degli artefici delle arti maggiori e minori, I, Napoli 1891, p. 191; V. Rizzo, Niccolò Tagliacozzi Canale o il trionfo dell'ornato nel Settecento napoletano, in Settecento napoletano, Documenti, I, Napoli 1982, pp. 109 s.; Id., Uno sconosciuto paliotto di Lorenzo Vaccaro ed altri fatti coevi napoletani, in Storia dell'arte, 1983, n. 49, pp. 217 s., docc. nn. 14 e 15, figg. nn. 12-16;Id., Scultori napoletani della seconda metà del Seicento, in Seicento napoletano. Arte, costume ed ambiente, a cura di R. Pane, Milano 1984, pp. 381 s.; F. Capobianco, Fonti e documenti per uno studio sulla decoraz. marmorea a Napoli nella prima metà del XVII sec., in Storia dell'arte, 1985, n 50, pp. 192, 193; V.Rizzo, Altre notizie su pittori, scultori ed architetti napoletani del Seicento.... in Ricerche sul '600 napoletano, Milano 1987, p. 162, doc. n. 58.