FONDULI (De Fondulis, De Fondutis, Fondulo), Agostino
Figlio di Giovanni, nacque a Crema, intorno alla metà del XV secolo.
In un documento del 1502 (Baroni, 1940) il F è definito infatti "Magistrum Augustinum de Foridulis de Crema dicturn Paduanum": la sua nascita fu dunque anteriore al trasferimento del padre a Padova, città in cui risulta attivo come scultore tra il settimo e il nono decennio dei XV secolo. Il nome del F. non è stato mai trovato associato a quello del padre. Sembra certo comunque che, essendo figlio d'arte, abbia appreso dal genitore a modellare la terracotta, né si esclude che abbia fatto esperienza nella lavorazione dei metalli, vista la competenza di aurifices del nonno Fondulino e del padre.
La prima impresa artistica documentata del F. risulta dal contratto stipulato l'11 marzo 1483 con i confratelli della Scuola di S. Maria presso S. Satiro a Milano. Secondo il contratto, alla scadenza del 1° maggio di quell'anno doveva terminare 215 braccia (circa m 109) di decorazione per la trabeazione delle navi e dei transetto, il grande fregio a "testoni" e riquadri con putti per la sagrestia, 36 figure in cotto per il tiburio della cupola (andate perdute in un restauro del 1724 [Malaguzzi Valeri, 1905]), e il "sepulchrum" destinato alla cappella di Ansperto; il tutto "secundum apparere magistri Donati dicti Barbanti de Urbino" (Biscaro, Le imbreviature, 1910; Baroni, 1968), e per la garanzia del pittore A. De Predis. Tale documento, rinvenuto dal Biscaro nel 1910, risulta di fondamentale importanza. Esso ha infatti permesso di ricostruire l'itinerario storico-artistico del F. e ha dato soluzione alle questioni attributive relative al fregio della sagrestia e al gruppo in terracotta policroma della Pietà (il cosiddetto "sepulchrum."), dati ora al Caradosso, ora all'Amadeo, ora al Bramante.
La formazione artistica del F. era avvenuta a Padova, crocevia di culture e contatti; qui egli ebbe agio di maturare stimoli e suggestioni, direttamente e attraverso mediazioni, i cui esiti sono visibili nell'opera milanese che in nessun caso dovrà considerarsi come sua prima affermazione, tant'è che il F. poté ottenere un importante contratto nel prestigioso cantiere di S. Satiro quasi fosse fornito di autorevoli credenziali. È innegabile che la Pietà di S. Satiro manifesti una formazione "ancora vicinissima alle esperienze naturalistiche padovane" (Barbieri, 1962), innestata su una cultura lombarda i cui toni veristi si riconoscono nella secchezza del panneggio e nella drammaticità contenuta dei personaggi. La stessa tecnica usata dal F., propria dei fonditori piuttosto che dei figuli (Bandera Bistoletti. 1988), sembra confermare l'iniziale apprendistato del F. anche come forgiatore di metalli. Non saranno pertanto da disattendere, quantunque non documentate, le proposte attributive per alcune opere anonime del secondo Quattrocento padovano, quali il S. Giovanni Evangelista del Museo civico di Padova (Grossato, 1957) o il gruppo della Vergine tra i ss. Cristoforo e Vincenzo del Museo civico di Vicenza, città dove Agostino potrebbe essere stato introdotto dallo zio Bartolomeo, che vi teneva bottega d'orefice (Zorzi, 1961).
Risale ai primi anni milanesi, oltre al fondamentale contatto culturale col Bramante, il rapporto del F. con il pittore A. De Predis e con l'architetto e modellatore in terracotta G. Battaggio, entrambi abitanti in quel tempo, come il F., nella zona di Porta Ticinese. Col De Predis è evidente un rapporto d'amicizia: il F. testimoniò infatti per lui nel 1483 alla convenzione tra gli scolari della Concezione, Leonardo da Vinci e i fratelli E. ed A. De Predis per la pala per l'altare di S. Francesco Grande a Milano (La Vergine delle rocce; Biscaro, La commissione, 1910). A sua volta il De Predis garantì per il F. l'anno successivo nel contratto per il palazzo Landi di Piacenza. Con il lodigiano G. Battaggio ebbe inizio un proficuo scambio di occasioni di lavoro - per il F. nel Lodigiano e nel Piacentino, per il Battaggio nel Cremasco - fatto più stretto dal vincolo di parentela venutosi ad instaurare tra i due avendone il F. sposato la figlia (Fiori, 1967).
Numerosi atti d'archivio accertano la presenza dei due artisti nel palazzo Landi di Piacenza tra il 1484 e il 1486 (ibid.), dove all'architetto lodigiano era assegnata l'ideazione architettonica e al F. l'ornamentazione in cotto. Poco dopo, nel 1490, il F. si fece garante per il Battaggio nel contratto per la fabbrica di S. Maria della Croce presso Crema (Ronna, 1825). Il sodalizio tra i due artisti seguita ad esser testimoniato nel 1493 da un pagamento al F. per i busti in cotto entro i pennacchi delle cappelle dell'Incoronata a Lodi. e nel 1496 da una retribuzione al Battaggio per il disegno di un "balconum" (forse una bifora) nel palazzo municipale di Crema (Giordano, 1990). Un documento del 1501 (Bonetti - Vaiani, 1918) registra la presenza a Cremona del F. chiamato a valutare le sculture di Pietro da Rho sulla facciata del duomo; altri dati propongono il suo nome per un possibile intervento a palazzo Fodri (Ferrari, 1974).
Nel 1502 il F. riannodò i legami con l'ambiente milanese, in S. Maria presso S. Celso, dove gli venne affidata l'esecuzione di dieci figure di Apostoli per il tiburio (Baroni, 1940), oggi non più esistenti. L'ultima fase del percorso artistico del F. emersa da una serie di atti d'archivio (Marubbi, 1980) si svolse a Crema, ove gli vennero commissionati il modello per la chiesa di S. Benedetto nel 1490 (Giordano, 1990), l'ornamentazione in cotto di palazzo Alfieri e palazzo Vimercati nel 1499 e l'ancona in cotto per l'altare di S. Marco in duomo nel 1513 (Verga Bandirali, 1990).
Particolare rilevanza assume la commissione nel 1510 di un "sepolcro" per la chiesetta di S. Maria Maddalena annessa all'ospedale di S. Spirito: tale opera, identificabile con ogni probabilità, con quella attualmente conservata nella pieve di S. Martino a Palazzo Pignano (ibid.), consente di collegare in un possibile percorso stilistico e concettuale, compreso entro l'arco di oltre un quarto di secolo, la Pietà di S. Satiro e i gruppi di soggetto analogo in S. Sepolcro a Milano (Arslan, 1956) e in S. Giacomo a Soncino (Carubelli, 1966). Quest'ultima appare totalmente dipendente, anche se stilisticamente più debole, dalla Pietà di S. Satiro; ma la somiglianza più evidente si riscontra tra le statue di Palazzo Pignano e quelle di S. Sepolcro, nelle quali prevale una maggiore drammaticità rispetto al prototipo milanese.
Non meno interessante di quella di scultore risulta l'esperienza del F. come architetto: la cronaca del Fiammeno (1633) gli assegna il progetto del santuario della Misericordia a Castelleone (1513) e il modello della prepositurale dei Ss. Giacomo e Filippo nella stessa località (1517). Lo schema impiegato nel primo dei due edifici - impianto quadrangolare sormontato da cupola mascherata da tiburio - e l'impiego di analoga grammatica omamentale di matrice bramantesca rendono inoltre convincente la paternità fonduliana per la chiesa di S. Maria Maddalena a Crema (Malaguzzi Valeri, 1915; Verga, 1939; Verga Bandirali, 1980). Stilisticamente affini sono l'oratorio di S. Rocco a Crema e l'abbandonato S. Biagio di Rossate nel Lodigiano cui sorge vicino, significativamente, in frazione Gardino, un palazzetto che presenta entro la fascia di marcapiano alcuni "testoni" dalla tipica connotazione fonduliana (Sannazzaro, 1978).
Si ignora la data di morte del F.: non è certo che si riferisca a lui la citazione ritrovata in un elenco di defunti del 1522 appartenenti alla Scuola di S. Sebastiano nel duomo di Crema (Temi de Gregory, 1949).
Fonti e Bibl.: C. Fiammeno, Historia della chiesa di S. Maria della Misencordia nel territorio di Castelleone cremonese, Cremona 1633, p. 19; Id., Castelleonea, cioè Historia di Castelleone, insigne castello della diocesi di Cremona..., Cremona 1639, pp. 101, 106; T. Ronna, Storia della chiesa di S. Maria della Croce eretta fuori della città di Crema, Milano 1825, pp. 153 doc. VII, 329; F. Malaguzzi Valeri, Per la storia artistica della chiesa di S. Satiro, in Arch. storico. lombardo, XXXII (1905), 1, p. 151; G. Biscaro, La commissione della "Vergine delle rocce" a Leonardo da Vinci secondo i documenti originali, ibid., XXXVII (1910), 1, p. 130 n. 2; Id., Le imbreviature del notaio Boniforte Gira e la chiesa di S. Maria di S. Satiro, ibid., 2, p. 133; P. Schubring, Die Tangruppe der Metà in S. Satiro in Mailand, in Monatsheft für Kunstwissenschaft, V (1912), pp. 249-253; F. Malaguzzi Valeri, La corte di Lodovico il Moro, II, Bramante e Leonardo da Vinci, Milano 1915, pp. 65, 78, 80 s., 246, 248 s., 250 s.; III, Gli artisti lombardi, ibid. 1917, pp. 326, 340-344; C. Bonetti - D. Vaiani, Ilcamposanto della cattedrale di Cremona, Cremona 1918, p. 13; P. Schubring, Die italien. Plastik des Quattrocento, Berlin-Neubabelsberg 1919, pp. 214 s., 226 s.; L. Coletti, Intorno ad un nuovo ritratto del vescovo Bernardo de' Rossi, in Rass. d'arte, VIII (1921), p. 407; L. Planiscig, Andrea Riccio, Wien 1927, pp. 116 s.; G. Verga, I monumenti architett. di Crema e dei dintorni, Crema 1939, pp. 63, 69; C. Baroni, Documenti per la storia dell'architett. a Milano nel Rinascimento e nel Barocco, I, Firenze 1 1940, pp. 216, 245 doc. 277; 11, ibid. 1968, p. 114 doc. 541; W. Terni de Gregory, Non "De Fondutis". I Fonduli, dinastia di scultori cremaschi, in Arch. stor. lombardo, LXXVI (1949), pp. 238-240; E. Arslan, I Mantegazza e il De Fondulis, l'Amadeo, in Storia di Milano, VII, Milano 1956, pp. 710 s.; L. Grossato, IlMuseo civico di Padova..., Venezia 1957, pp. 136-138; M. Bandirali, Scheda per A. F. scultore, in Arte lombarda, III (1958), I, pp. 29-44; G. Paccagnini, IlMantegna e la plastica dell'Italia settentrionale, in Boll. d'arte, XLVI (1961), pp. 96-98; G.G. Zorzi, Notizie vicentine di artisti cremaschi..., in Arte lombarda, VI (1961), 1, p. 111; F. Barbieri, IlMuseo civico di Vicenza..., Venezia 1962, pp. 241 s.; L. Carubelli, Una Metà di A. F. nella chiesa di S. Giacomo a Soncino, in Contributi dell'Ist. di storia dell'arte medievale e moderna. Univ. cattolica del Sacro Cuore, I (1966), pp. 69-74; G. Fiori, Le sconosciute opere piacentine di G. Solari e di G. Metro da Rho. I portali di S. Francesco e di palazzo Landi, in Arch. stor. lodigiano, 1967, p. 139; L. Ferrari, Ilraggio di Bramante nel territorio cremonese; contributi ad A. De Fonduli, in Studi bramanteschi, Atti del Congresso intern. (Milano- Urbino-Roma 1970), Roma 1974, pp. 223-232; G.B. Sannazzaro, La chiesa di S. Biagio a Rossate: nota di studio per uno sconosciuto edificio bramantesco, in Arte lombarda, n.s., 1978, 9, p. 82; M. Verga Bandirali, Pitture nella ex chiesa di S. Spirito e Maddalena a Crema, Crema 1980; M. Marubbi, V. Civerchio. Contributo alla cultura figurativa cremasca nel primo Cinquecento, Milano 1980, pp. 195-197; G.B. Sannazzaro, Per dimenticate sculture nel Melegnanese: la palazzina di Gardino e i "Caragnon" di S. Peder, in La scultura decorativa del primo Rinascimento, Atti del Conv. intern. di studi (Pavia 1980), Roma 1983, p. 146; G.A. Dell'Acqua, Le teste all'antica del Banco Mediceodi Milano, in Paragone, XXXIV (1983), 401-403, pp. 50-52; S. Bandera Bistoletti, La Pietà di Agostino de Fondulis in S. Satiro, in Arte lombarda, n.s., 1988, 3-4, pp. 71-82; M. Verga Bandirali, Per la storia della chiesa di S. Rocco in Crema, in Insula Fulcheria, XVIII (1988), pp. 100 s.; Ead., Contributo alla ricostruz. di una fase cremasca nel percorso diA. F., in Arte lombarda, n.s., 1990, 92-93, pp. 63-75; L. Giordano, L'architettura, 1490-500, in La basilica di S. Maria della Croce a Crema, Crema 1990, pp. 42-45 e note, pp. 53-55; A. Lugli, G. Mazzoni e la rinascita della terracotta nel Quattrocento, Torino 1990, pp. 114, 343-346; Il sacello di S. Satiro. Storia, ritrovamenti, restauri, Cinisello Balsamo 1990; C. Corradi Galgano, La formazione... di A. De Fondulis, in Insula Fulcheria, XXVI (1996), pp. 55-80.