Agostino Gemelli
La storia della psicologia italiana è strettamente legata alla vita e all’opera di Agostino Gemelli, i cui interessi scientifici e filosofici, insieme alle convinzioni religiose e alle capacità politiche, determinarono in maniera significativa le condizioni per lo sviluppo della disciplina nell’Italia della prima metà del Novecento. Intellettuale complesso e controverso, animato da una grande curiosità scientifica e dall’ambizione di conciliarla con una visione del mondo profondamente spirituale, Gemelli affrontò nel corso della vita numerosi temi della psicologia, apprendendoli nei grandi laboratori europei e di volta in volta introducendoli nella comunità scientifica italiana. Conciliando questo interesse culturale con abili manovre politiche, riuscì a legittimare la psicologia nel panorama culturale del Paese.
Edoardo Gemelli nacque a Milano il 18 gennaio 1878 da Innocente, un piccolo imprenditore della borghesia milanese, e da Caterina Bertani, in un clima familiare permeato da una forte atmosfera anticlericale e progressista. Nel 1896, trasferitosi a Pavia per studiare medicina con Camillo Golgi, docente di patologia generale, entrò in contatto con Filippo Turati e intraprese una partecipazione attiva alle attività del movimento socialista. Proprio in difesa di Golgi, oggetto di polemiche negli ambienti socialisti, Gemelli visse però i primi contrasti con i compagni politici, e si aprì alla frequentazione di diversi ambienti culturali, soprattutto cattolici, dove iniziò a decostruire il proprio approccio materialista.
Nel 1902 si laureò, discutendo una tesi di neuroanatomia che ottenne il massimo dei voti e ricevendo la nomina di assistente di Golgi; svolse poi il tirocinio medico, fino all’adempimento degli obblighi di leva che lo portarono a Milano come ‘soldato di sanità’. In quel periodo maturò definitivamente una ritrovata spiritualità, giungendo nel 1903 alla decisione di entrare nell’ordine francescano prendendo il nome di fra Agostino e iniziando gli studi di teologia. Nel 1909 fondò la rivista simbolo della rinascita del pensiero tomistico in Italia, la «Rivista di filosofia neo-scolastica», allo scopo di arricchire il pensiero cristiano delle nuove acquisizioni dello sviluppo scientifico. Fra il 1910 e il 1914 trascorse diversi periodi di ricerca in Europa, durante i quali entrò in contatto e strinse solidi rapporti scientifici con i più illustri fisiologi e neurologi del tempo (Max Verworn, Moritz Nussbaum, Emil Kraepelin) e frequentò il laboratorio di psicologia di un allievo dissidente di Wilhelm Wundt, Oskar Külpe; nel 1913 produsse, con la supervisione di un altro allievo di Wundt trasferitosi in Italia, Friedrich Kiesow, il lavoro per il superamento dell’esame di libera docenza in psicologia, che conquistò l’anno successivo.
Con lo scoppio della Prima guerra mondiale e l’ingresso dell’Italia nel conflitto, Gemelli fu arruolato nel 1914 come capitano medico e cappellano presso il Comando Supremo a Udine. Il suo ruolo attivo nel primo conflitto mondiale, inizialmente malvisto e osteggiato dalle gerarchie vaticane ancora ostili allo Stato liberale, ne accrebbe la reputazione e il prestigio nella società civile: su questa base, al termine della guerra, seppe raccogliere fondi e forze per fondare nel 1921 l’Università cattolica dove durante gli anni del fascismo proseguì il suo iter scientifico, affiancando all’attività di ricerca quella didattica, come docente ordinario di psicologia. Nel 1939, convinse il regime a istituire nel Consiglio nazionale delle ricerche un Consiglio permanente per le applicazioni della psicologia (oggi Istituto di psicologia), da lui presieduto. A questo incarico affiancò quello di presidente della Pontificia accademia delle scienze, ruolo che ricoprì dal 1937 fino alla morte. A partire dal 1942, in linea con gli sviluppi del clima politico italiano, Gemelli iniziò gradualmente ad aprire le porte del suo Laboratorio a esponenti dell’antifascismo, ospitando clandestinamente alcune riunioni del locale Comitato di liberazione nazionale. Al termine del conflitto, il suo ruolo come accademico e intellettuale fu riconosciuto dall’Assemblea costituente, che nel 1948 lo nominò membro del Consiglio superiore della Pubblica istruzione. Nel dopoguerra, continuò a operare come docente e ricercatore all’interno dell’Università cattolica, di cui fu nominato rettore a vita nel 1953; riuscì anche a coronare il sogno dell’apertura di una facoltà di Medicina, autorizzata nel 1958, ma non poté mai vederla ultimata a causa della morte intervenuta il 15 luglio del 1959.
La formazione come neurofisiologo e anatomo-patologo, in qualità di allievo e collaboratore di Golgi, definì tutta la prima parte dell’attività scientifica di Gemelli (fin dalla sua tesi di laurea, sull’anatomia e l’embriologia dell’ipofisi), divenendo oltremodo oggetto di riflessione cruciale all’interno del suo pensiero più maturo: si veda a tal proposito l’acceso dibattito innescato dallo psicologo nell’ambito dell’ambiente ecclesiastico inerente lo status delle scienze biologiche all’interno del pensiero cattolico (esemplare in merito fu la sua relazione al convegno della Federazione universitaria cattolica italiana del 1906, dal titolo I progressi delle scienze biologiche innanzi al pensiero cattolico; si vedano anche gli articoli pubblicati nel 1908 e i testi Psicologia e biologia, 1908 e La teoria somatica delle emozioni, 1910).
Il punto di svolta nel rapporto tra Gemelli e la psicologia fu segnato dalla sua conversione religiosa. Nei cinque anni successivi all’ingresso nell’ordine francescano, Gemelli si dedicò incessantemente allo studio della cultura cristiana, proseguendo però in parallelo (con la sola pausa del primo anno di noviziato) le sue ricerche in istologia e fisiologia: fu proprio allora che, trovandosi costretto a rinunciare alla professione medica per l’incompatibilità con la sua nuova condizione di uomo di Chiesa, egli volse la sua attenzione scientifica di neurologo e fisiologo verso la psicologia sperimentale.
La psicologia parve a Gemelli una scienza sui generis in grado di fornire la chiave di volta per una comprensione scientifica dell’uomo, una disciplina capace, da un lato, di resistere alle tentazioni del riduzionismo materialista, dall’altro di rispettare le prerogative di riflessione che la filosofia tomistica riservava per sé in tema di animo umano. Nella concezione gemelliana, l’equilibrio e l’integrazione tra la conoscenza scientifica e la visione filosofica cristiana avrebbero trovato nella psicologia un potente alleato:
Se la psicologia ha per oggetto anche lo studio della condotta dell’uomo, ne segue che, essendo questa condotta frutto di una interna preparazione e di una realizzazione esteriore di essa, bisogna ammettere che la psicologia ci si presenta come caratterizzata da un dualismo di oggetto, oltre che di metodo. Chi disconosce questo semplice dualismo incappa in un grave inconveniente, ossia costruisce una psicologia o materialista, o positivista, ovvero spiritualista, ossia rende questa scienza succube di una concezione filosofica. Se invece si riconosce che l’agire umano può essere studiato nella sua interiore preparazione e nella sua esteriore realizzazione, non solo si è condotti ad ammettere che la psicologia ci si presenta come caratterizzata da un dualismo di oggetto e di metodo, ma ci si rende conto anche della non univocità della terminologia e dei concetti che usa. Viene cioè posto il problema dell’anima e del corpo. La psicologia come scienza non lo risolve; lo pone, in quanto riconosce l’esistenza dei fatti che ne postulano una soluzione; essa lascia ai filosofi il risolverlo (A. Gemelli, G. Zunini, Introduzione alla psicologia, 1947, p. 47).
A partire dal 1908 Gemelli si fece promotore di un dialogo profondo – nei limiti delle possibilità concesse dal rispetto del credo – tra scienze della mente e cultura cattolica, un dialogo al quale lo psicologo (in questo profondamente influenzato dal pensiero del filosofo belga Desiré Mercier, rettore dell’Università di Louvain) diede concretezza su più fronti. Ogni attività scientifica di Gemelli negli anni prima della grande guerra può essere letta, infatti, come la testimonianza di questa sua volontà d’integrazione. Da una parte, le sue preoccupazioni scientifiche riguardarono principalmente questioni epistemologiche relative al metodo e alla definizione della disciplina, come chiaramente espresso nell’articolo L’esperimento in psicologia (1908) – dove Gemelli attaccò duramente il metodo quantitativo positivista della psicofisica, proponendo in alternativa un’indagine qualitativa, fondata sull’introspezione sperimentale – e in vari altri scritti: Nuovi metodi ed orizzonti della psicologia sperimentale (1912), Psicologia e biologia. Note critiche sul loro rapporto (1908, 19133), Il metodo degli equivalenti. Contributo allo studio dei processi di confronto (1914).
Parallelamente Gemelli promosse l’applicazione delle innovazioni scientifiche al servizio della Chiesa, stavolta intesa come struttura secolare. Negli anni Dieci del 20° sec., lo psicologo contribuì alla diffusione delle conoscenze igieniche nei luoghi di culto, fornì riflessioni alla teologia morale per meglio comprendere i fenomeni psicopatologici e psicodinamici dell’uomo moderno (dimostrando, in questo, anche una certa conoscenza della neonata psicoanalisi, seppur lacunosa e affrontata in maniera del tutto parziale: cfr. Mecacci 1996). Ma soprattutto, Gemelli seppe trarre ispirazione per la sua ricerca dalle esigenze della realtà con la quale veniva in contatto come uomo di Chiesa, sviluppando i primi interessi per la psicologia del lavoro e la psicotecnica (cfr. Sull’applicazione dei metodi psico-fisici all’esame dei candidati all’aviazione militare, 1917, e i lavori degli anni Quaranta), applicazioni che nel pensiero gemelliano costituivano il fondamentale trait d’union tra indagine scientifica e necessità della società, nonché lo strumento preferenziale di legittimazione della disciplina davanti al panorama culturale italiano.
Dal punto di vista metodologico, in linea con la vivacità di interessi e il retroterra filosofico che gli era proprio, Gemelli adottò un approccio eclettico, all’interno del quale coesistettero la psicofisiologia, l’introspezione sperimentale (nella prassi wundtiana come nella sua versione ‘dissidente’ rappresentata dalla «introspezione provocata» di Kulpe), l’osservazione fenomenologica e lo studio dei riflessi: «Tanto molteplici sono le manifestazioni della vita psichica che non è possibile affidare [sic] a un solo metodo» (A. Gemelli, Il punto di vista della neoscolastica di fronte alla moderna psicologia, «Rivista di filosofia neo-scolastica», 1934, p. 231). Intimamente collegata a questa riflessione fu la critica epistemologica di indebita generalizzazione di risultati parziali, che Gemelli rivolse ai sostenitori di un singolo approccio metodologico, colpevoli in tal modo di disumanizzare e atomizzare la vita psichica dell’uomo:
Tanto l’organismo come la vita interiore sono singolarmente e reciprocamente organizzati in un tutto; l’uomo è un’unità inscindibile risultante dall’integrazione di una molteplicità di parti che culmina in un vertice che le riassume ed armonizza (A. Gemelli, G. Zunini, Introduzione alla psicologia, 1947, p. 243).
Nel rispetto di tale unità, allo psicologo veniva chiesto dunque di partire dalla determinazione dell’oggetto specifico della propria ricerca, e solo successivamente di scegliere uno o più metodi per interrogarlo scientificamente.
Per quanto riguarda i temi di ricerca affrontati da Gemelli nel corso della sua lunga carriera, ebbero una particolare rilevanza gli studi sui processi emotivi (1910), sulla percezione e l’analisi elettroacustica del linguaggio (1934), sulla psicologia dello sviluppo (1945) e su quella criminale (1946), e infine sulla già citata psicotecnica, in particolare applicata al mondo militare ed economico. In occasione del primo conflitto mondiale, Gemelli organizzò e diresse i lavori del Laboratorio di psicologia del Comando supremo di Udine, studiando e approfondendo i temi della psicologia di guerra sia dal punto di vista delle ricadute sulla personalità e la salute dei soldati sia nell’elaborazione di test psicofisici e attitudinali per la selezione di determinate categorie militari (in particolare per valutare i candidati piloti dell’aviazione; Gemelli stesso fu pilota, durante il periodo bellico). Inoltre, all’interno del panorama italiano furono pioneristiche le sue ricerche sui fattori biologici, psicologici e sociali del processo produttivo, raccolte nei volumi Il fattore umano nel lavoro. Aspetti biologici, fisiologici e psicologici del lavoro (1940), La psicologia al servizio dell’orientamento professionale nelle scuole (1943) e L’operaio nell’industria moderna (1945).
Di grande importanza fu il ruolo di Gemelli nella diffusione delle conoscenze e delle pratiche psicologiche nell’Italia del primo Novecento. In primo luogo, egli fu in Italia il principale promotore della rinascita e del rinnovamento di un pensiero cristiano non più impermeabile ai progressi della scienza. Inoltre, considerato nel contesto sociale e ideologico d’appartenenza – gli anni dell’avvento della dittatura fascista e del trionfo della filosofia di Giovanni Gentile – l’operato di Gemelli si manifestò nella sua elezione a rappresentante de facto della psicologia in Italia, nonché portavoce (e difensore) della disciplina di fronte agli attacchi dell’idealismo, il pensiero filosofico dominante nel Paese nel primo Novecento, che proprio nella psicologia vedeva il fallimento della valenza euristica dell’approccio scientifico nello studio della mente e del comportamento umani.
Gemelli difese strenuamente l’autonomia della disciplina, sostenendo con forza che l’analisi delle sensazioni, delle percezioni e dei comportamenti umani dovesse rimanere ben distinta dalla filosofia, il cui oggetto di studio sarebbe stato piuttosto l’anima umana considerata nelle sue cause ultime.
Più complesso fu il suo rapporto con il regime di Mussolini e l’apparato totalitario fascista. Il pensiero politico di Gemelli coincise, almeno in parte, con le aspirazioni proprie del fascismo: lo psicologo si definì in un suo scritto un ‘medievalista’, auspicando un ritorno a un’unità e a un’organizzazione dello Stato precedenti l’età moderna; inoltre, non nascose mai la speranza di poter approfittare del fascismo per dare vita a un nuovo ordine sociale in accordo con il ritrovamento dei valori cristiani, come propugnato dalla filosofia neoscolastica. La sua condotta in merito fu senza dubbio più vicina a un discreto e connivente consenso che a un’aperta ostilità. Tuttavia è necessario sottolineare come molte delle interazioni di Gemelli con il regime, in particolar modo negli anni Trenta, siano state chiaramente finalizzate esclusivamente al riconoscimento e al consolidamento della psicologia in Italia.
Gemelli cercò infatti a più riprese, nel corso del ventennio di dittatura fascista, di intervenire all’interno del dibattito culturale per difendere la legittimità dell’ingresso della psicologia nelle scuole e nelle accademie italiane: il merito dello psicologo fu senza dubbio quello di saper dialogare costantemente con i suoi interlocutori politici, convincendoli del valore della psicologia nelle sue ricerche di base e ancor più nelle sue applicazioni. Anche sotto questa luce devono essere interpretati gli aperti elogi e le dichiarazioni di intenti comuni tra Gemelli e la politica fascista, meritevole secondo lo psicologo di aver saputo inglobare all’interno dell’organizzazione della vita sociale degli italiani l’attenzione per le componenti e le dinamiche psicologiche. Quando, alla fine degli anni Trenta, la posizione di egemonia culturale di Gentile all’interno del regime venne meno, Gemelli seppe trarre da ciò il massimo profitto: in particolare, è opportuno ricordare la faticosa battaglia da lui condotta per il riconoscimento del valore della psicologia da parte dello Stato, una battaglia conclusasi con l’istituzione della Commissione permanente per le applicazioni della psicologia (oggi Istituto di psicologia) presso il Consiglio nazionale delle ricerche, nel 1939.
Del valore dell’esperimento in psicologia, «Scuola cattolica», 1907, pp. 365-83, pp. 585-99.
Il problema della conoscenza e la filosofia neoscolastica, «Scuola cattolica», 1908, pp. 157-60.
Le fondament biologique de la psychologie, «Revue néo-scolastique de philosophie», 1908, 2, pp. 250-77.
L’esperimento in psicologia: del valore e dei suoi limiti, «Rivista di psicologia», 1908, 1, pp. 53-70, 2, pp. 149-70.
Psicologia e biologia. Note critiche sul loro rapporto, Firenze 1908, 19133.
La teoria somatica delle emozioni, Firenze 1910.
L’oggetto e il metodo della psicologia, «Rivista di filosofia neo-scolastica», 1910, 1, pp. 87-90.
Non moechaberis, Roma 1910.
Sui rapporti tra scienza e filosofia, Firenze 1911.
Nuovi metodi ed orizzonti della psicologia sperimentale, Firenze 1912.
De scrupulis. Psychopathologiae specimen ad usum confessionarum, Firenze 1913.
Il metodo degli equivalenti. Contributo allo studio dei processi di confronto, Firenze 1914.
Sull’applicazione dei metodi psico-fisici all’esame dei candidati all’aviazione militare, Milano 1917.
Psicologia e psichiatria e i loro rapporti, Milano 1922.
Nuovi orizzonti della psicologia sperimentale, Milano 1924.
Il punto di vista della neoscolastica di fronte alla moderna psicologia, «Rivista di filosofia neo-scolastica», 1934, supplemento speciale.
L’analisi elettroacustica del linguaggio, Milano 1934.
Introspezione e studi del comportamento, «Rivista di filosofia neo-scolastica», 1936, pp. 473-94.
Metodi, compiti e limiti della psicologia nello studio e nella prevenzione della delinquenza, Milano 1936.
Nuove applicazioni dei metodi dell’elettroacustica allo studio della psicologia del linguaggio, Milano 1938.
La psicologia del lavoro umano, in F. Bottazzi, A. Gemelli, Il fattore umano nel lavoro. Aspetti biologici, fisiologici e psicologici del lavoro, Milano 1940, pp. 372-552.
La psicologia del pilota di velivolo, Roma 1942.
La psicologia al servizio dell’orientamento professionale nelle scuole, Bologna 1943.
La psicotecnica applicata all’industria, Milano 1944.
A. Gemelli, A. Sidlauskaite, La psicologia della età evolutiva, Milano 1945.
L’operaio nell’industria moderna, Milano 1945.
La personalità del delinquente nei suoi fondamenti biologici e psicologici, Milano 1946.
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