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LITTERINI, Agostino

di Francesco Sorce - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 65 (2005)
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LITTERINI (Letterini), Agostino

Francesco Sorce

Nacque a Venezia nel 1642 dal pittore Bartolomeo (Leopardi). L'artista era solito firmare le proprie opere con il cognome di Litterini. La variante Letterini è tuttavia già presente nei testi coevi.

Fu allievo di Pietro Della Vecchia, dal cui stile si affrancò piuttosto precocemente, pur rimanendo nel complesso legato ai modi della pittura tenebrosa durante l'intero corso della sua carriera.

Dal 1663 fu iscritto nella fraglia dei pittori veneziani, di cui divenne priore nel 1713. Il 13 marzo 1673 ricevette un'importante commissione dalla badessa Teodora Sansonio che gli affidò la decorazione della cappella del Santissimo nella chiesa di Ognissanti a Venezia (Santostefano), in collaborazione con il quadraturista bolognese Giacomo Grassi.

Entro una cornice di quadrature con accentuati partiti ornamentali, il L. affrescò nel catino absidale l'Ultima cena, articolandone la composizione, collocata al culmine di alcuni gradini finti, attraverso un punto di vista molto ribassato. Nella volta a botte della medesima cappella l'artista raffigurò inoltre il Paradiso. In ragione delle affinità stilistiche con le opere menzionate è possibile ipotizzare la stessa autografia anche per gli affreschi delle due cappelle laterali del presbiterio (Interventi di restauro…): in quella di sinistra, appartenente alla famiglia Michiel, il L. dipinse Dio Padre nel catino e quattro figure femminili identificabili come Virtù nella volta. Nella cappella Battaglia, a destra del presbiterio, sono invece rappresentati la Vergine in gloria e due Angeli recanti fiori e frutta.

Intorno al 1674 gli stessi pittori furono poi impegnati ad affrescare il soffitto (andato distrutto) della cappella maggiore di S. Eufemia a Venezia.

Il L. ebbe due figli, entrambi dediti all'attività artistica: Bartolomeo, nato nel 1669, che rilevò la bottega paterna; e Caterina, nata nel 1675, la cui produzione nota è limitata a una sola tela, di collezione privata, raffigurante la Pietà, firmata e datata 1716 (Rizzi, p. 278).

Dopo la morte del maestro, il 15 ott. 1679 il L. prese in affitto dal nobile Giusto Antonio Belegno il palazzo presso la chiesa dei Ss. Apostoli dove, secondo la testimonianza di Nadal Melchiori che ne fu alunno, tenne un'accademia di pittura. Il L. peraltro mantenne un duraturo rapporto con i Belegno, ed eseguì per loro stime di quadri e lavori di pittura, come attesta una lettera di Paolo Antonio Belegno datata 23 febbr. 1709 (Bordignon Favero, p. 161 n. 30).

Nel 1683 firmò una Madonna del Rosario per la parrocchiale di Foresto Sparso (nei pressi di Bergamo); mentre al 1686 risale l'esecuzione del Crocifisso della parrocchiale di Campolongo in Cadore, commissionato dalla famiglia Fabris e stilisticamente ancorato in modo nitido alle soluzioni figurative dei "tenebrosi".

Nel 1701 il L. dipinse una pala raffigurante i Ss. Antonio da Padova, Caterina da Siena e Maria Maddalena, per la chiesa di S. Lorenzo a San Vito al Tagliamento. L'anno successivo siglò per lo stesso luogo il Crocifisso con i ss. Domenico e Vincenzo Ferrer.

Intorno al 1704 realizzò, ancora per la parrocchiale di Foresto Sparso, il Martirio dei ss. Fermo e Rustico, che Pallucchini (1995) assegnava erroneamente al figlio.

Secondo Claut (2001) occorre aggiungere allo scarno catalogo del pittore due tele disperse, raffiguranti rispettivamente Cristoes. Teresa e La Vergine con i ss. Giuseppe e Teresa, che Malvolti ricordava nella chiesa delle carmelitane scalze di Conegliano, attribuendole tuttavia genericamente al "Litterini". Lo stesso studioso fa altresì menzione di affreschi perduti in S. Maria degli Angeli a Murano, segnalati però da Moschini come "de' Letterini", e alcuni altri dipinti dispersi già in chiese trevigiane: un Miracolo di s. Antonio in S. Maurizio, un Davide che sfugge a Saul e un Sogno di Elia in S. Bartolomeo, nonché una Vergine con i ss. Filippo Neri e Francesco di Sales nella chiesa dei Filippini e un S. Pietro di Alcántara nel Gesù.

Il L. morì a Venezia presumibilmente nel 1730, ultimo anno in cui risulta iscritto nella fraglia dei pittori veneziani (Donzelli - Pilo, p. 230).

Fonti e Bibl.: N. Melchiori, Vite di pittori veneti ed altri scritti (1720), a cura di G.P. Bordignon Favero, Venezia-Roma 1968, p. 153; F.M. Malvolti, Catalogo delle migliori pitture esistenti nella città e territorio di Conegliano (forse 1773), a cura di L. Menegazzi, Treviso 1964, p. 16; D.M. Federici, Memorie trevigiane sulle opere di disegno (1803), II, Bologna 1978, p. 100; G. Moschini, Guida per la città di Venezia all'amico delle belle arti, Venezia 1815, p. 428; C. Donzelli, I pittori veneti del Settecento, Firenze 1957, p. 129; C. Donzelli - G.M. Pilo, I pittori del Seicento veneto, Firenze 1967, pp. 230 s.; A. Rizzi, Per A. e Caterina Litterini, in Studi in onore di Antonio Morassi, Venezia 1971, pp. 278-280; L. Pagnoni, Le chiese parrocchiali della diocesi di Bergamo. Appunti di storia e di arte, I, Bergamo 1974, p. 255; V. Leopardi, Contributo per Bortolo Litterini, in Arte veneta, XXX (1977), p. 125 n. 5; R. Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, I, Milano 1981, pp. 282, 333 s.; S. Claut, Girolamo Pellegrini: i dipinti a S. Pietro di Cadore e nel convento di S. Vittore a Feltre, in Arte veneta, XL (1986), p. 99; P. Santostefano, Tagliapietra e proti nel monastero e nella chiesa di Ognissanti in Venezia, in Atti dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, CLI (1993), pp. 196 s.; E. Bordignon Favero, Giovanni Battista Volpato critico e pittore, Treviso 1994, pp. 151, 161; R. Pallucchini, La pittura nel Veneto. Il Settecento, I, Milano 1995, p. 169; S. Claut, in La pittura nel Veneto. Il Seicento, II, a cura di M. Lucco, Milano 2001, p. 845 (con bibl.); Interventi di restauro nella chiesa di Ognissanti a Venezia, a cura di G. Onesto, Padova 2001, p. 33; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 140.

Vedi anche
affresco Tecnica pittorica consistente nello stendere colori diluiti con acqua su uno strato di intonaco fresco che, asciugandosi, forma una superficie dura e compatta che fissa il colore (➔ pittura). ancona Dipinto su tavola o rilievo in marmo o legno, di soggetto religioso, collocato sull’altare, generalmente entro un’inquadratura architettonica (pala d’altare); il termine è riferito in particolare a opere del Gotico e del primo Rinascimento. abside architettura   ● Struttura architettonica a pianta semicircolare, sulla quale si imposta una volta a calotta semisferica (catino), utilizzata come motivo di articolazione spaziale interna ed esterna di un ambiente (talora con funzione di contrafforte); può presentarsi anche con andamento poligonale, ... artista Il termine, che definisce chiunque eserciti un’arte, ricorre nella letteratura artistica, dal 14° al 18° sec., parallelamente a quello di artefice (artifex). La definizione di artefice, di origine più antica, comprende il senso della perizia tecnica del mestiere, altrettanto importante dell’idea nella ...
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agostino²
agostino2 agostino2 agg. [dal nome di sant’Agostino]. – In tipografia, carattere a. (o semplicem. agostino s. m.), altro nome del carattere comunem. detto silvio, simile a quello usato a Subiaco nel 1467 nella stampa del De civitate Dei...
agostino¹
agostino1 agostino1 agg. [der. di agosto 2], non com. – Di agosto, che è nato in agosto; anche di frutti che si raccolgono o maturano in agosto (cfr. agostano): uva, fichi agostini.
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