MAFFEI, Agostino
Nacque a Verona nel 1431 da Rolandino, appartenente al ramo veneto della famiglia Maffei che aveva avuto in Daniele il suo capostipite. Trascorsa la prima giovinezza nella città natale, passò, intorno alla metà del Quattrocento, a Roma al seguito dei fratelli Benedetto e Francesco; un quarto figlio di Rolandino, Gerolamo, canonico e rettore della chiesa di S. Lorenzo, trascorse l'intera sua vita a Verona.
All'immediata fortuna dei fratelli Maffei nella nuova sede e al crescente favore ottenuto negli ambienti della Curia papale, all'interno della quale essi trovarono subitanea sistemazione, non fu probabilmente estranea l'influenza degli zii paterni Timoteo, generale dell'Ordine dei canonici regolari lateranensi, e Celso, che ricoprì la stessa carica dal 1466.
Con un atto del 4 sett. 1455 fu conferita al M. la carica di scrittore e registratore delle lettere apostoliche, ufficio che mantenne per dieci anni (Marini, pp. 229 s.).
Umanista di raffinata cultura, studioso e collezionista di antichità, bibliofilo e mecenate di giovani intellettuali al servizio di cardinali o provenienti dalla Cancelleria e dall'Accademia romana, il M. veniva formando all'interno della residenza del fratello Benedetto, in via della Pigna, quella ricca biblioteca e quella collezione antiquaria tanto decantate, dai contemporanei come dai posteri, da valergli la fama di "primo che agli studj porgesse aiuto col raccogliere antichità erudite e formar Museo" (Maffei, p. 264).
Nel 1468 il M. partecipò alla congiura ordita ai danni di Paolo II dall'Accademia romana, sodalitas di umanisti capeggiata da Pomponio Leto, a cui apparteneva: nel febbraio fu prelevato e portato in Castel Sant'Angelo dove, insieme con Bartolomeo Sacchi, il Platina, lo stesso Leto e alcuni tra i più rappresentativi membri del sodalizio umanistico, furono affidati alla custodia del vescovo di Calahorra e prefetto della fortezza papale, Rodrigo Sánchez de Arévalo. Con le accuse - piuttosto generiche e di fatto mai respinte dagli inquisiti - di sodomia, offese al papa ed eresia tutti i congiurati furono costretti fino alla primavera del 1469 nella pur mite prigionia di Castel Sant'Angelo, dove, con l'avallo dello stesso Sánchez de Arévalo, si era ricreato quel raffinato clima di umanesimo che aveva contraddistinto l'Accademia; soltanto il M., per motivi non noti, rimase nel carcere pontificio fino al luglio del 1470, quando, a seguito di una malattia che ne andava pericolosamente minando la salute, fu rilasciato su garanzia del fratello Benedetto.
Al più conciliante atteggiamento di Sisto IV nei confronti dei membri della Curia si deve la piena riabilitazione del M., il quale, con l'incarico di lettore dell'udienza delle lettere contraddette, conferitogli dal neoeletto pontefice nel 1471, vide riavviata la propria carriera all'interno della Cancelleria romana. Fu maestro del Piombo nel 1476, scrittore e registratore delle lettere apostoliche nel 1477, notaio apostolico dalla fine del 1479 e coronò la propria ascesa entrando nel numero degli abbreviatori del Parco minore nel 1480. Nel 1489 rinunciò al lettorato in favore di Ferdinando Ponzetti.
Il M. era legato alla potente famiglia dei Riario, e in particolare a Girolamo, che lo elesse suo uomo di fiducia, consentendo che "governassi tutte le faccende publice et private de quel homo col suo approbato et benevolo consiglio" (Farenga, 1994). Di natura economica risulta essere invece la transazione intercorsa tra il cardinale Raffaele Riario e il M., che nel 1492 vendette al prelato una vigna nei pressi di porta Settimiana per 1200 ducati d'oro.
Noto negli ambienti curiali romani per la profonda conoscenza e l'elegante padronanza della lingua latina, stimato per il generoso mecenatismo - che lo portò ad accogliere e sostenere nel 1476 il poeta padovano Niccolò Lelio Cosmico - il M. vantava familiarità con il Leto, al quale lo legava una stretta amicizia, e con Angelo Ambrogini detto il Poliziano il quale, ospite in casa Maffei durante un viaggio a Roma nel 1484, ebbe modo di apprezzarne la ricca collezione libraria e quella antiquaria. Eco di questa visita si ritrova in una lettera del Poliziano inviata al M. sulla traduzione di Erodiano, che lo stesso M. gli aveva commissionato e che andò a depositarsi nel ricco fondo librario maffeiano.
Qui le insigni raccolte, che si fregiavano di un gran numero di epigrafi e statue, si accompagnavano infatti a una ricca biblioteca composta in maggioranza di manoscritti contenenti i testi fondamentali della tradizione classica, fatti in molti casi copiare espressamente dal M., che si curava inoltre di interpellare illustri studiosi perché li emendassero e commentassero, approntandoli per la stampa. Testimoniano questa intensa attività le epistole dedicatorie di alcuni tra i più significativi esemplari ospitati nella biblioteca maffeiana. Indirizzati al M. sono il Commento sopra le Sylvae di Stazio di Domizio Calderini del 1475 e il manoscritto di dedica dell'edizione degli Opera di Sallustio (Biblioteca apost. Vaticana, Ottob. lat., 2989), curata nel 1490 da Pomponio Leto. Sempre nel novero della biblioteca dell'umanista veronese, il codice delle Epistulae ciceroniane (Vat. lat., 3250) curato da Bartolomeo Saliceto e Ludovico Regio, con una epistola dedicatoria dei due al M. e un epigramma a lui indirizzato dal Leto. Le opere di Sallustio e di Cicerone furono poi stampate nel 1490 a Roma da Eucario Silber: risulta infondata la notizia secondo la quale il M. aveva impiantato una tipografia nella sua casa romana.
Il M. morì a Roma intorno al 1496 e fu sepolto nella chiesa di S. Maria sopra Minerva, all'interno della cappella del Salvatore, dove dal 1494 fu traslato il corpo del fratello Benedetto. Il nome del M. figura inoltre nel Liber anniversariorum della Fraternita dei Raccomandati del Ss. Salvatore ad Sancta Sanctorum, che raccoglie i nomi dei defunti per i quali la pia societas si impegnava a celebrare, con cadenza annuale, una funzione commemorativa.
Fonti e Bibl.: Biblioteca apostolica Vaticana, Ottob. lat., 2550, I: D. Jacovacci, Repertori di famiglie, c. 75; M. Canensi, De vita et pontificatu Pauli Secundi, in Le vite di Paolo II, a cura di G. Zippel, in Rer. Ital. Script., 2a ed., III, 16, p. 182; J. Burckard, Liber notarum ab anno 1483 usque ad annum 1506, a cura di E. Celani, ibid., XXXII, 1, pp. 380, 699; Necrologi e libri affini della provincia romana, I, a cura di P. Egidi, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], XLIV, Roma 1908, p. 257; M.A. Altieri, Li nuptiali, a cura di E. Narducci (rist. anast. con introduzione di M. Miglio e appendice documentaria di A. Modigliani), Roma 1995, pp. 109*, 143; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edifici di Roma dal secolo XI fino ai giorni nostri, I, Roma 1876, p. 428; T. Amayden, La storia delle famiglie romane, a cura di C.A. Bertini, II, Roma 1910, pp. 29 s.; S. Maffei, Verona illustrata, II, Verona 1731, pp. 261-275; G. Marini, Degli archiatri pontifici, I, Roma 1784, pp. 229 s., 346 s.; E. Müntz, Les arts à la cour des papes, in Bibliothèque des écoles françaises d'Athènes et de Rome, III (1882), p. 179; V. Rossi, Niccolò Lelio Cosmico poeta padovano del secolo XV, in Giornale storico della letteratura italiana, XIII (1889), pp. 109-111; A. Della Torre, Paolo Marsi da Pescina. Contributo alla storia dell'Accademia Pomponiana, Roma 1903, pp. 98, 222; R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci nei secoli XIV e XV, I, Firenze 1905, p. 153; V. Zabughin, Giulio Pomponio Leto. Saggio critico, II, Roma 1912, pp. 151, 153, 181; C. Hülsen, Eine Sammlung römischer Renaissance-Inschriften aus den Augsburger Kollektaneen Konrad Peutingers, München 1921, pp. 24 s.; J. Ruysschaert, Recherche des deux bibliothèques romaines Maffei des XVe et XVIe siècles, in La Bibliofilia, LX (1958), pp. 313 s., 335-355; P. de Nolhac, La bibliothèque de Fulvio Orsini, Genève 1976, pp. 231 s.; Scrittura, biblioteche e stampa a Roma nel Quattrocento. Atti del 1 Seminario, 1979, a cura di C. Bianca et al., Città del Vaticano 1980, pp. 57, 163; P. Medioli Masotti, Callimaco, l'Accademia romana e la congiura del 1468, in Callimaco Esperiente poeta e politico del '400, a cura di G.C. Garfagnini, Firenze 1987, p. 170; A. Modigliani, in Roma nel Rinascimento, VIII (1992), pp. 152-154; P. Farenga, Il sistema delle dediche nella prima editoria romana del Quattrocento, in Il libro a corte, a cura di A. Quondam, Roma 1994, pp. 66 s.; A. Bedon, I Maffei e il loro palazzo in via della Pigna, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'architettura, XII (1998), pp. 48 s.; P. Farenga, In the margins of Sallust, I, in Antiquaria a Roma. Intorno a Pomponio Leto e Paolo II, Roma 2003, pp. 1-4; M.F. Cosenza, Biographical and bibliographical Dictionary of Italian Humanism, pp. 256 s.