Magliani, Agostino
Uomo politico (Laurino, Salerno, 1824 - Roma 1891). Laureato in giurisprudenza nel 1845, tre anni più tardi entrò nell’amministrazione finanziaria del Regno borbonico. Rimasto sostanzialmente estraneo all’impegno politico e al movimento patriottico, dopo il 1860 entrò a far parte dell’amministrazione del nuovo Stato italiano e, trasferitosi a Torino, accettò l’incarico di ispettore generale delle finanze. Segretario (1863) e poi consigliere della Corte dei conti, rappresentò l’Italia in alcune importanti occasioni come la conferenza monetaria internazionale di Parigi del 1866 per la creazione dell’Unione monetaria latina. Nominato senatore nel 1871, maturò il suo distacco dalla Destra, divenendo poi a lungo ministro delle Finanze nei governi della Sinistra: nel secondo (dicembre 1877 - marzo 1878) e terzo (dicembre 1878 - luglio 1879) gabinetto Depretis e poi ancora ininterrottamente nel terzo governo Cairoli, nei successivi cinque governi Depretis e nel primo gabinetto Crispi (novembre 1879 - dicembre 1888). Nei primi anni di governo la sua attività fu indirizzata soprattutto al riordino del sistema fiscale: la riforma più significativa al riguardo fu l’abolizione della tassa sul macinato (approvata nel luglio 1880, ma la tassa fu in realtà abolita totalmente solo nel gennaio 1884). Su questa stessa linea si posero la legge sul riordinamento dell’imposta fondiaria, entrata in vigore nel marzo 1886, e l’abolizione nel 1881 del corso forzoso della moneta che era stato introdotto dalla Destra nel 1866. Il suo nome, tuttavia, è rimasto legato da un lato alla politica protezionistica, che egli si trovò ad adottare in una fase di profondi cambiamenti sulla scena economica internazionale, e dall’altro all’espansione della spesa pubblica, che a partire dal 1885 produsse un crescente aumento del deficit (la cosiddetta finanza allegra). Dopo l’introduzione di una tariffa doganale generale nel 1878, il disegno protezionista del ministero delle Finanze retto da Magliani fu perfezionato con l’applicazione di una nuova tariffa doganale nel 1887. In quello stesso anno la crisi agraria e l’incremento delle spese militari per la guerra d’Africa aggravarono le precarie condizioni del bilancio dello Stato attirando su Magliani le severe critiche dell’opposizione e portandolo infine alle dimissioni, presentate nel dicembre 1888.