MATTOLI, Agostino
MATTOLI (Mattoli Modestini, Modestini Mattoli), Agostino (Augustino). – Nacque il 28 dic. 1801 (e non 1802, come di norma registrato) a Bevagna, in una famiglia originaria di Foligno, da Biagio Modestini, possidente terriero di Cannara, piccolo centro agricolo del circondario perugino, e dalla nobile bevanate Caterina Mattoli.
Quando nel 1794 i genitori si erano uniti in matrimonio, il padre, in considerazione della progressiva estinzione alla quale per la mancanza di eredi maschi sembrava avviata la famiglia Mattoli, aveva consentito che al proprio cognome fosse aggiunto come secondo quello della moglie; tuttavia con il passare degli anni il solo e unico cognome della numerosa famiglia (i coniugi ebbero 9 figli) divenne Mattoli.
All’età di 7 anni il M. studiò per breve tempo ad Assisi, nel seminario regionale; quindi, nel 1809, soppresso il potere temporale della Chiesa, fu inviato in Francia, nel collegio militare di La Flèche. Dopo la caduta di Napoleone fece ritorno in patria e, completati gli studi secondari nel collegio di Spello retto da V. Rosi, si iscrisse alla facoltà medica di Roma. Dopo aver conseguito la laurea «di onore», vinto il relativo concorso entrò come assistente nell’ospedale romano di S. Spirito, in servizio nei reparti diretti dai clinici medici G. Tagliabò e G. Demattheis. Ottenuta dopo il prescritto quinquennio l’abilitazione al libero esercizio dal Collegio medico-chirurgico, praticò la professione a Roma per due anni.
Ottenuta nel 1828 la condotta medica di Palombara, nella Sabina romana, ne fu titolare per dieci anni: il medico designato a sostituirlo, nei pochi giorni che occorrevano per lo scambio delle consegne, destò nel M. l’interesse per la medicina omeopatica, la cui pratica stava allora muovendo i primi passi a Roma e nello Stato pontificio. Appassionatosi allo studio della dottrina hahnemanniana, il M. ne divenne subito un convinto assertore e nella nuova condotta assegnatagli nel 1838 a Vetralla, nel Viterbese, cominciò a esercitarla, ottenendo risultati che giudicò oltremodo positivi. Lasciato l’incarico dopo pochi mesi e tornato a Bevagna, prese a esercitarvi attivamente la medicina omeopatica. Tuttavia il soggiorno nella cittadina natale fu di breve durata, perché, scoperta la sua appartenenza alla Giovine Italia, fu condannato all’esilio.
Trasferitosi a Firenze, il M. esercitò anche qui con successo l’attività professionale: particolarmente importante doveva risultare il felice esito nella completa guarigione delle cure prestate alla sorella del granduca di Toscana, che, in segno di gratitudine, intervenne personalmente presso il pontefice per fargli ottenere il perdono. Tuttavia, tornato a Bevagna non desistette dall’attività politica. Le vicende del 1848-49 lo videro protagonista; deputato di Bevagna all’Assemblea costituente romana fu firmatario con altri 18 membri della protesta del 4 luglio 1849 contro l’invasione francese. Con la restaurazione dello Stato pontificio venne inserito nelle tavole di prescrizione. Nuovamente esiliato per poco tempo a Firenze, fu poi costretto a risiedere a Bevagna sotto strettissima sorveglianza, con l’obbligo di non lasciare la cittadina, tanto che gli fu persino vietato di recarsi a Firenze presso il figlio Aristide morente.
Sospesa l’attiva partecipazione alla vita politica, il M. si dedicò allora agli impegni sociali e istituì mostre e premi per promuovere l’agricoltura.
Dopo l’Unità, il M. tornò alla vita politica. Consigliere comunale, consigliere provinciale e vicepresidente del Consiglio provinciale, nel 1865 fu candidato al Parlamento per il gruppo liberale progressista. Eletto nel 1866 sindaco di Bevagna, si dedicò in particolare al rinnovamento edilizio, agricolo e sociale della cittadina: una sintesi di tale attività fu riportata in Rendiconto della prima triennale amministrazione del Comune di Bevagna, edito postumo a Foligno nel 1869.
Non cessò mai di praticare la medicina omeopatica, non solo come libero professionista, ma anche in occasione di pubbliche necessità: mirabile fu il suo impegno in occasione delle epidemie di colera in Umbria del 1855 e del 1867. A lungo si batté per ottenere l’istituzione di una condotta omeopatica, che fu di fatto decretata soltanto alla sua morte.
Collaboratore dei periodici Giornale di medicina omeopatica e Rivista omeopatica, pubblicò alcuni lavori specialistici, fra cui: L’omiopatia al congresso di Epidauro: seconda relazione del pellegrino italiano a’ suoi connazionali (Todi 1842); Prospetto dei principali rimedi preservativi e curativi del Cholera morbus: quadro comparativo redatto per l’intelligenza di tutti (Assisi 1855); Il dottor Mattoli al dottor Zavagli: lettera di risposta (ibid. 1859); Sopra un caso clinico: osservazioni…: allopatia e omiopatia (Foligno 1868). Fu, inoltre, autore di numerosi scritti di interesse letterario e politico.
Il M. morì a Bevagna il 22 apr. 1869. Aveva sposato Cunegonda Giovannetti, con la quale ebbe 5 figli.
Il figlio Attilio (Epitteto), nato a Bevagna il 29 ag. 1847, si laureò in medicina nel 1871 presso la libera Università di Perugia e si specializzò in chirurgia nel 1873 nell’Università di Napoli. Avviatosi con entusiasmo sulla strada della medicina omeopatica tracciata dal padre ne proseguì, in collaborazione con G. Pompili, l’opera di diffusione e affermazione del metodo hahnemanniano in Umbria. Grazie alla loro attività propagandistica e professionale, negli anni Ottanta la maggior parte dei cittadini di Bevagna ricorreva alle cure omeopatiche, e nella cittadina era regolarmente funzionante una condotta omeopatica, la prima ufficialmente istituita in Italia, la cui direzione nel 1880, alla morte di V. Massimi che ne era titolare, fu affidata ad Attilio (v. Notizie omiopatiche, in Rivista omiopatica, XXV [1880], p. 380).
L’opera divulgativa e promozionale alla quale incessantemente, per decenni, si dedicò Attilio ebbe una vasta risonanza non solo nell’ambito regionale, ma anche in quello nazionale, contribuendo al parziale risveglio dell’interesse dei medici italiani per il metodo omeopatico, che nella seconda metà dell’800 era entrato in una fase di deciso declino con una riduzione del numero dei suoi cultori (cfr. Enc. medica italiana. Aggiornamento 3, II, col. 2661, s.v. Omeopatia). Nel gennaio 1883 Attilio fondò, con i colleghi Pompili, L. Bertoldi e G. Belluomini, la Società hahnemanniana italiana, con sede a Roma, ispirata alla International Hahnemannian Association, della quale egli assunse la presidenza. Tanto convinta e acritica fu l’adesione di Attilio alla dottrina hahnemanniana da indurlo a sferrare un duro attacco al collega omeopata F. Ladelci che aveva sostenuto la tesi, peraltro storicamente corretta, della paternità ippocratica della cosiddetta legge dei simili (Omiopatia hahnemanniana e omiopatia meticcia, o sia omiopatia vera e omiopatia falsa. In risposta al dr. Francesco Ladelci, Foligno 1886; Lettera al nobile cavaliere Simeone Krekich: ultima replica al dott. Ladelci e al suo annotatore dott. Liberali, ibid. 1886). Attilio pubblicò vari articoli specialistici sul periodico Rivista omiopatica; importante fu la sua traduzione di un’opera di R. Gregg Rollin, Difteria: sua causa natura e trattamento (Roma 1883, con Aggiunte di A. Lippe ed E.N. Guernsey tradotte da G. Pompili).
Attilio dedicò i suoi interessi anche ad attività sociali e politiche: presidente della Congregazione di carità di Bevagna e di altre istituzioni locali, fu più volte sindaco della cittadina.
Attilio morì a Bevagna il 2 marzo 1932. Aveva avuto otto figli.
Fonti e Bibl.: Alla cortese disponibilità del responsabile delle attività culturali del Comune di Bevagna, A. Lanari, si debbono preziose informazioni bio-bibliografiche. Per la morte del dr. omeopatico A. M.…, Foligno 1869; C. Trabalza, Studi e profili, Torino 1903, pp. 31-33, 315 s.; D. Mattoli, Mezzo secolo di strada, Città di Castello 1953, ad nomen; P. Pizzoni, Gli Umbri nel campo delle scienze, Perugia 1955, ad nomen; A. Lodispoto, Storia della omeopatia in Italia, Roma 1961, pp. 103, 213, 312 s., 400; C. Pietrangeli, Note di araldica bevanate, in Boll. della Deputazione di storia patria per l’Umbria, LXXXII (1985), p. 154; A. Lanari, Medaglioni bevanati, in Spoletium, XXXII-XXXIV (1992), p. 97; Diz. del Risorgimento nazionale, III, p. 534 (G. Degli Azzi). Su Attilio: Necr., in La legge dei simili, III (1932), pp. 65-70; A. Lodispoto, Storia della omeopatia in Italia, cit., pp. 114, 117, 313 s., 400 s.