MELISSI, Agostino
MELISSI, Agostino. – Scarse sono le notizie biografiche su questo pittore nato a Firenze da tale Andrea intorno al 1616, probabilmente il 2 agosto (Contini, 1986, p. 123, al quale si fa riferimento ove non diversamente indicato).
Dal suo principale biografo, Baldinucci (p. 317), si sa che compì un primo apprendistato nella bottega di Remigio Cantagallina e, dopo il 1631, presso quella di Matteo Rosselli. A partire dal 1634, e fino al 1644, risulta attivo come collaboratore di G. Bilivert del quale divenne uno dei migliori allievi, tanto che spesso il maestro terminava i dipinti realizzati dal M. apponendovi la propria firma. Anche per tale ragione le opere ricordate da Baldinucci sono state in passato difficilmente identificabili e reperibili.
Soltanto a seguito degli studi, tra gli altri, di Pizzorusso (1978), Petrioli Tofani (1979), Prosperi Valenti Rodinò (1979), Contini (1985 e 1986), Monbeig Goguel (1981), Pagliarulo (1986) e Matteoli (1988) si è cominciato a delineare la personalità artistica del M. a cui sono stati ricondotti, grazie alle ricerche documentarie, dipinti e disegni erroneamente ascritti in precedenza a Bilivert.
Tra le prime opere del M. di cui si ha notizia è una perduta Pietà copiata da Lodovico Cardi detto il Cigoli, per la quale il 21ag. 1638 il M. risultava creditore di Lorenzo de’ Medici.
Secondo Contini (1985, p. 48; 1986, p.123) si potrebbe ipotizzare una collaborazione tra il M. e Bilivert sia nella Betsabea (Firenze, collezione Venerosi Pesciolini) sia negli Angeli che gettano fiori della lunetta nel transetto in S. Gaetano a Firenze. Sin dal 1640 è invece documentato l’intervento del M. sulla pala (firmata e datata 1642 da Bilivert) raffigurante le Nozze mistiche di s. Caterina d’Alessandria per la chiesa fiorentina dell’Annunziata.
Le fonti ricordano come autografe quattro opere realizzate per la chiesa pistoiese di S. Giovanni Battista (distrutta durante la seconda guerra mondiale): una Sepoltura e una Decollazione (entrambe attribuite al M. da Tolomei e poi da Tigri), un Banchetto d’Erode con Erodiade e, unica superstite (Contini, 1986, p. 124), La visitazione di s. Elisabetta (Baldinucci, p. 317, le dice realizzate nel 1642). Quest’ultima, insieme con la Susanna eseguita per Gabriello Zuti (Firenze, Seminario Maggiore), furono inizialmente ascritte a Bilivert.
Al 28 marzo 1645 risale il primo pagamento per la sua immatricolazione all’Accademia del disegno di Firenze.
Tra le poche opere sicuramente di mano del M. si ricorda il dipinto per la Compagnia di S. Paolo di Notte, realizzato nel 1646 per volere del futuro cardinale Leopoldo de’ Medici, raffigurante un Cristo morto, Maria Vergine e s. Giovanni, di cui si conoscono alcuni disegni preparatori (Contini, 1986; Pagliarulo, 1989).
Ben più documentata, rispetto a quella pittorica, è l’attività di disegnatore per l’arazzeria medicea, che si protrasse fino al 1674. Nel 1649 risulta già terminata la serie con le Storie di Alessandro Magno; nel 1666 lavorò a un arazzo con Cosimo II che entra trionfante a Siena (Pizzorusso, 1978). Si ricordano inoltre i cartoni tratti dagli affreschi con Storie del Battista realizzati da Andrea del Sarto (Andrea d’Agnolo) e Francesco Giudici detto il Franciabigio per il chiostro dello Scalzo a Firenze (Matteoli, 1988, p. 39).
Tra i dipinti ascritti al M., Baldinucci (p. 319) ricorda anche un Pan e Siringa, in collezione Bigongiari a Firenze, destinato originariamente alla famiglia Salviati per la sua villa al ponte della Badia di Fiesole, e la pala con la Madonna col Bambino e santi (1648 circa) per la «chiesa di San Donnino a Colle in Valdarno». Pizzorusso (1986, p. 381), intuendo un errore toponomastico, rintracciò il dipinto nella chiesa di Celle in Val di Sieve, confermando così anche la paternità del disegno conservato agli Uffizi che risulta essere preparatorio, già attribuitogli da Petrioli Tofani (p. 105 n. 20).
Firmato e documentato è uno degli ultimi dipinti del M., la Vergine intercede davanti alla Trinità, realizzato per la chiesa di S. Pietro in Terreno a Brollo (Figline Valdarno), commissionato nel 1657 e non ancora terminato nel 1674, in cui l’immobilismo della scena e l’ambientazione arcaizzante rimandano visibilmente alla produzione di Carlo Dolci (Contini, 1986, p. 126).
Ascrivibili al M. risultano anche La suonatrice di flauto dipinta in un soffitto di palazzo Pitti a Firenze; l’Estasi di s. Antonio a Chambéry nel Musée des Beaux-Arts; una Pietà custodita nei depositi delle gallerie fiorentine a San Salvi e un Gesù Bambino che appare a s. Antonio da Padova in S. Maria all’Antella.
Il M. morì a Firenze poco prima dell’11 marzo 1683, poiché a quella data risulta già sepolto nella chiesa del monastero delle Murate (ex convento della Ss. Annunziata; Contini, 1986, p. 126).
Fonti e Bibl.: F. Baldinucci, Notizie de’ professori del disegno… (1681-1728), a cura di F. Ranalli, IV, Firenze 1846, pp. 316-320; F. Tolomei, Guida di Pistoia per gli amanti delle belle arti con notizie degli architetti, scultori, e pittori pistoiesi, Pistoia 1821, pp. 119 s.; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia…, Milano 1823, VI, p. 123; G. Tigri, Guida storica artistica di Pistoia e dintorni, Pistoia 1853; C. Pizzorusso, in Il disegno fiorentino del Seicento nella Marucelliana, in VI Biennale internazionale della grafica d’arte (catal.), Firenze 1978, pp. 27-29; M. Chappell, Una nota sul «Cosimo de’ Medici eletto duca di Toscana» del Passignano e un poscritto relativo ad alcuni disegni di A. M., in Antichità viva, XVIII (1979), 5-6, pp. 26-29; A.M. Petrioli Tofani, Nota su alcuni disegni di A. M., in Paragone, XXX (1979), 353, pp. 99-105; S. Prosperi Valenti Rodinò, Studi sul disegno fiorentino del Seicento, in Storia dell’arte, 1979, nn. 36-37, p. 275; C. Monbeig Goguel, in Dessins baroques florentins du Musée du Louvre…(catal.), Paris 1981, pp. 156 s.; R. Contini, Bilivert. Saggio di ricostruzione, Firenze 1985, pp. 48 s., 54 s., 65; Id., in Il Seicento fiorentino. Arte a Firenze da Ferdinando I a Cosimo III (catal.), Firenze 1986, Biografie, pp. 123-126; Id., ibid., Disegno…, pp. 319 s.; C. Pizzorusso, ibid., pp. 319 s.; Id., ibid., Pittura, p. 381; G. Pagliarulo, ibid., pp. 252-254; A. Matteoli, Per A. M.: una pittura, disegni, documenti, in Bollettino d’arte, s. 6, LXXIII (1988), 52, pp. 39-66; La pittura in Italia, Il Seicento, Milano 1989, p. 812; G. Pagliarulo, Dipinti fiorentini del Seicento per la Compagnia di S. Paolo di Notte, in Paragone, XL (1989), 471, pp. 53-71; T. McGrath, Florentine Baroque drawings at the Fogg Museum of art: new attributions, in Apollo, CLIX (2004), 503, pp. 14-20.
A. Lugli