MERCURI, Agostino.
– Nacque a Sant’Angelo in Vado il 2 ag. 1839 da Romualdo e Quirina Filippi e fu battezzato in duomo il giorno seguente con i nomi di Agostino, Giovanni ed Epifanio.
Il padre, nativo di Fabriano, si stabilì nel 1834 a Sant’Angelo in Vado, dove si sposò nel 1838 e dove pare svolgesse la funzione di esattore governativo per il Mandamento della città. Dopo la nascita del M. la coppia ebbe altri cinque figli: Anna (1843-74); Antonio (nato e morto nel 1848); Adele (1852-89); Augusto (1855-1918) e Adello (1860-1922). Cresciuti in una famiglia caratterizzata da un forte culto per la patria, i sei fratelli Mercuri furono fervidi liberali; in particolare i maschi si dedicarono con impegno e passione all’attività politica.
Mentre scarse sono le notizie circa gli studi extramusicali compiuti dal M. (Ferretti, p. 31), per ciò che riguarda l’ambito musicale numerosi sono i riferimenti che ne illustrano il percorso formativo. Iniziò i suoi studi sotto la guida di Giuseppe Menghetti, maestro di cappella del duomo di Sant’Angelo in Vado nel periodo 1850-53.
Nel 1853 il M. si recò a Napoli per continuare i suoi studi al conservatorio di S. Pietro a Majella (fu allievo di Michelangelo Russo, Gennaro Parisi, Carlo Conti e Saverio Mercadante); qui, grazie all’interessamento del padre, ebbe l’assicurazione che al conseguimento del diploma sarebbe subentrato al dimissionario Menghetti nella carica di maestro di cappella della cattedrale della sua città.
L’attribuzione al M. di tale carica comportò la temporanea vacanza del posto presso la cattedrale vadese. Fu quindi transitoriamente incaricato Nicola Matteucci, che mantenne la carica fino alla ufficializzazione della nomina del M., che avvenne nel dicembre 1858 in seguito al conseguimento del diploma in pianoforte, composizione e direzione d’orchestra.
In tale veste il M. aveva l’obbligo di servire, oltre alla cattedrale principale, anche tutte le altre parrocchie della città. A fronte delle numerose incombenze che tale ruolo comportava, il M. veniva retribuito con un salario mensile pari a 80 scudi, invece dei 120 previsti. Fu lo stesso Romualdo Mercuri che suggerì al capitolo della cattedrale tale diminuzione alla retribuzione, con il probabile scopo di rendere ancora più appetibile la candidatura del figlio.
Negli anni degli studi partenopei il M. scrisse alcune composizioni per specifiche ricorrenze cittadine: il Tantum ergo (1855; in occasione della festa del beato Girolamo Ranuzi da Sant’Angelo in Vado); il Sub tuum presidium e una messa a tre voci (rispettivamente del 1856 e 1857; entrambe composte per la festa di S. Maria del Buon Consiglio) e il Salve Regina (1856).
Oltre ad avere la carica di maestro di cappella, il M. fu direttore della Società filarmonica e della banda di Sant’Angelo in Vado. Nel 1864 rappresentò la sua città natale ai festeggiamenti promossi dalla città di Pesaro in onore di G. Rossini. Qui operò al fianco del direttore del teatro comunale di Bologna, Angelo Mariani, al quale lo legò una profonda e lunga amicizia. Nel 1867 il M. accettò il posto di maestro di cappella della cattedrale di Urbino, senza tuttavia abbandonare l’omologa carica a Sant’Angelo in Vado.
Nel 1871, in occasione del tributo di Urbino a Raffaello Sanzio, il M. scrisse l’Inno a Raffaello che poi lui stesso diresse insieme con la Messa funebre di L. Vecchiotti. In quello stesso anno fondò a Perugia l’istituto musicale F. Morlacchi, del quale fino alla morte fu direttore e docente delle cattedre di armonia, contrappunto e composizione; nel 1873, in seguito alla morte di Mariani (avvenuta il 13 giugno), fu designato suo sostituto presso il teatro comunale di Bologna. In questa veste di concertatore e direttore del teatro bolognese il M. diresse importanti spettacoli d’opera, fra i quali figura la prima esecuzione de I Goti di Stefano Gobatti, salutata da trionfale successo.
Dalla biografia scritta dal figlio Armando (autografo: Repubblica di San Marino, Biblioteca di Stato, BM1-50,6: A. Mercuri. Cenni biografici scritti dal di lui figlio maestro cav. Armando Mercuri) si apprende che il M. fu inoltre membro di varie e importanti accademie artistiche italiane e godette della stima dei migliori musicisti del suo tempo quali G. Verdi, G. Pacini, E. Petrella, F. Marchetti, E. Usiglio, A. Cagnoni.
Oltre che direttore d’orchestra il M. fu anche prolifico compositore; scrisse infatti diverse opere musicali, musica da camera e svariate composizioni sacre.
Ancora molto giovane compose due opere musicali: Adello (dramma lirico in tre atti rappresentato per la prima volta al teatro comunale di Rimini nel 1860 con felice esito e successivamente ripreso in altri teatri italiani) e Pietro il muratore (opera breve che andò in scena nel 1860 a Sant’Angelo in Vado). Nel 1872 la Repubblica di San Marino gli commissionò un’opera da mettere in scena in occasione dell’inaugurazione del teatro Concordia di Borgo Maggiore; nacque così la sua terza opera, Adelinda, su libretto di Antonio Ghislanzoni.
L’opera, in tre atti, si basa sul romanzo di Cesare Monteverde Adelinda o La Repubblica di San Marino, in cui si narra del tentativo di invasione del territorio sammarinese perpetrato da Cesare Borgia nella prima metà del secolo XVI. La collaborazione del M. con la Serenissima Repubblica, tuttavia, aveva già avuto inizio nel 1867, data in cui San Marino si affiancò ad altri paesi nella commemorazione di Guido d’Arezzo. In quell’occasione il M. contribuì attivamente all’organizzazione dell’evento che si svolse a San Marino e che prevedeva una «Grande Accademia vocale e strumentale a benefizio del monumento europeo a Guido Monaco» che si tenne nel teatro Titano della Repubblica in data 3 sett. 1867. Al centro di questa manifestazione si impose la figura di Pacini che, per l’occasione, compose un Inno a San Marino su testo poetico di N. Tommaseo, accolto favorevolmente da critica e pubblico.
A seguito dell’opera prestata dal M. in questa occasione, la Repubblica lo insignì della medaglia di prima classe al merito civile e del grado di commendatore dell’Ordine equestre di San Marino. Dopo la trionfale messa in scena dell’Adelinda il 28 ag. 1872, la Repubblica gli concesse anche la cittadinanza onoraria.
L’ultima opera scritta dal M. fu Il violino del diavolo, che inaugurò il teatro comunale di Cagli il 12 sett. 1878. Da molti ritenuta il suo capolavoro, quest’opera in quattro atti, su libretto di F. Fontana, fu scritta espressamente per il soprano Carolina Ferni (Delia) e il baritono Leone Giraldoni (Don Matteo), che la interpretarono con successo anche in altri teatri italiani (Firenze, Bologna, Venezia, Reggio Emilia, Roma) e stranieri (Madrid, Barcellona). Di questo lavoro la critica del tempo apprezzò l’originalità del soggetto e la maestria compositiva (cfr. Mistrali).
Il 16 luglio 1879, a Perugia, il M. sposò Guglielma Lancetti; dal matrimonio nacquero Armando e Alda. A partire dal 30 apr. 1880 la famiglia trasferì stabilmente la propria residenza a Perugia.
Il M. morì a Perugia il 2 febbr. 1892.
Il figlio Armando nacque a Perugia il 29 febbr. 1884. Sotto la guida del padre compì i suoi primi studi musicali, che poi completò al Liceo musicale di Bologna, dove fu allievo di Luigi Torchi ed Enrico Bossi, diplomandosi nel 1909 in alta composizione.
Pubblicò numerosi articoli e studi su diversi periodici musicali, tra cui L’Amico dei musicisti, da lui stesso diretto a Perugia, e La Riforma musicale di Torino.
All’attività di critico musicale accostò anche quella di compositore di musica sinfonica, corale e strumentale. Si ricordano: Nido deserto, poema lirico per soli e grande orchestra su testo di W. Whitmann (Bologna, Liceo musicale, 1909); Cecilia, opera in due atti (Perugia, teatro Morlacchi, 1910); Provenza, commedia musicale in tre atti su libretto di A. Pescot (Bologna, teatro del Corso, 1913); Al polo sud, operetta in tre atti su libretto di Lucio De Rosa (Torino, teatro Alfieri, 1914); Messa in re minore a tre voci e organo (Perugia, basilica di S. Lorenzo, 1919); L’amante perduta, poemetto elegiaco per canto, pianoforte, violino e violoncello, su versi di Alberto Presenzini Mattoli (Perugia, salone del Palace hotel, 1920); Preghiera di Dante: Vergine Madre figlia del tuo Figlio, per coro a quattro, archi e organo (1921); Il principe gentile, fiaba musicale in tre atti e cinque quadri, su testo di Mary Tibaldi Chiesa (Milano, teatro Arciboldi, 1939); Le tre torri, fantasia musicale su versi del sammarinese Manlio Gozi, che si sarebbe dovuta rappresentare il 17 dic. 1939, per celebrare il centenario della nascita del Mercuri.
Quest’ultima composizione, il cui titolo fa riferimento all’emblema che rappresenta iconograficamente il monte Titano, e le parole di Celio Gozi (Il maestro…, Rep. di San Marino 1939, p. 28) testimoniano i rapporti tenuti anche da Armando con la Repubblica di San Marino.
Armando morì a Rovigo il 9 giugno 1948.
Fonti e Bibl.: F. Mistrali, «Il violino del diavolo», in La Scena. Giornale artistico e letterario di Venezia, 18 genn. 1879, n. 11, p. 41; G. Masutto, I maestri di musica italiani del secolo XIX. Notizie biografiche, Venezia 1882, p. 114; C. Gozi, Catalogo del Museo musicale della Repubblica di San Marino, Repubblica di San Marino 1937, pp. 26 s.; Id., Il maestro A. M. nel primo centenario della nascita, in Il Popolo sammarinese. Organo del Partito fascista sammarinese, 23 apr. 1939, n. 6, p. 2; La cerimonia nel Borgo Maggiore per lo scoprimento della lapide a ricordo dell’inaugurazione del teatro della Concordia e in onore del maestro A. M., autore dell’«Adelinda», ibid., 31 dic. 1939, n. 18, p. 1; Echi della commemorazione Mercuriana, ibid., 14 genn. 1940, n. 1, p. 1; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1922, p. 321; M. Anesa, Dizionario della musica italiana per banda. Biografie dei compositori e catalogo delle opere dal 1800 al 1945, Bergamo 1993, p. 283; L. Ferretti, A. M., musicista vadese, Urbania 1998; Diz. encicl. universale della musica e dei musicisti, Le biografie, V, p. 49.
M.G. Fiorani