PASSANTE, Agostino
– Nacque a Trepuzzi, in Terra d’Otranto, il 21 marzo 1653 da Giovan Pietro, medico, e da Minerva Manca.
Dopo aver compiuto studi probabilmente di giurisprudenza, entrò fra gli scolopi, emettendo i primi voti il 19 novembre 1673 e assumendo il nome da religioso di Agostino di S. Tommaso d’Aquino. L’età relativamente tardiva del suo ingresso nell’Ordine spiega l’insolita rapidità del suo percorso formativo: dopo un anno (in luogo dei tradizionali due) di noviziato, svolse infatti due soli anni di studentato, a Chieti, e fu ordinato sacerdote il 12 aprile 1676. Giudicato di ingegno brillante da parte dei suoi superiori, fu prescelto, assieme ad altri cinque confratelli, come uditore del corso di matematica impartito da Giovanni Alfonso Borelli presso la casa generalizia dell’Ordine a partire dal 1677. Due anni dopo, nel contesto dei tentativi degli scolopi di espandersi nella penisola iberica, fu inviato in Spagna assieme al padre Domingo Prado.
In tale compito, Passante rivelò un’abilità non comune, giacché grazie principalmente al suo operato (e al successo dei suoi sforzi diplomatici presso la corte di Madrid), gli scolopi riuscirono a insediarsi stabilmente nella regione. In particolare, egli fu il principale artefice della fondazione dei collegi catalani di Moyá (1683) e di Oliana (1690): del primo fu anche, per un triennio, rettore. Nel 1693 stipulò inoltre un accordo preliminare con la città di Peralta de la Sal (che costituì la base della formale istituzione del collegio due anni più tardi), luogo fortemente simbolico per gli scolopi, in quanto vi era nato il fondatore san Giuseppe Calasanzio.
Tra i più spinosi problemi in cui Passante si trovò coinvolto nel suo primo quindicennio di presenza in Spagna (1679-94), vi fu quello dei contrasti derivanti dalla non omogenea estrazione geografica dei religiosi che avevano dato vita ai primi collegi iberici. Si contrapponevano, in particolare, gli scolopi napoletani e quelli sardi, poiché ciascuno mirava a porre le nuove fondazioni sotto il controllo della rispettiva provincia di provenienza. I vertici dell’Ordine compirono un deciso passo in favore dei sardi, allorché, nell’ottobre del 1686, per ragioni logistiche e linguistiche, decretarono la dipendenza del collegio di Moyá dalla provincia sarda. Con la sua azione, culminante in tre viaggi che compì personalmente a Roma, Passante riuscì a fare in modo che l’esecuzione di tale misura venisse sempre rinviata, e ottenne viceversa in suo favore la nomina a viceprovinciale di Spagna (il 21 gennaio 1689) e a commissario generale dei collegi spagnoli (il 28 novembre 1692). Quando nel 1694 l’aggregazione delle case spagnole alla provincia sarda fu irrevocabilmente decisa, Passante, che si trovava a Roma, chiese e ottenne di stabilirsi a Napoli, dove si impiegò come precettore presso la famiglia del viceré conte di Santisteban. Quando quest’ultimo, al termine del suo mandato, tornò in Spagna (1696), Passante lo seguì, per completare l’istruzione dei suoi figli, restando in Spagna per altri tre anni e mezzo. In tale periodo concepì l’ambizione di essere promosso all’episcopato, e ottenne che nel 1699 il re di Spagna Carlo II lo presentasse per la sede vacante di Mottola, in Terra d’Otranto. Tale passo fu accolto sfavorevolmente dai suoi superiori, e dalla stessa Congregazione dei vescovi e regolari che negò l’autorizzazione, attribuendo valore di voto solenne alla promessa, pronunciata dagli scolopi al momento della professione, di non accettare cariche ecclesiastiche. Abbandonato temporaneamente tale disegno, nel 1699 tornò a Napoli, dove fu maestro dei novizi e docente di matematica e teologia all’Università.
Nel 1706 fu eletto procuratore dell’Ordine presso la Santa Sede: in tale incarico, promosse con impegno, fra l’altro, la causa di canonizzazione del fondatore degli scolopi, e curò l’edizione di una sua biografia scritta molti anni prima dal padre Alessio Armini, e rimasta inedita.
Nel 1712, mancata per soli due voti l’elezione a preposito generale dell’Ordine, si trasferì a Vienna, presso la corte imperiale, con l’incarico di predicatore e confessore aulico. Nel periodo viennese ebbe modo di approfondire i suoi vasti interessi di studioso, testimoniati da varie monografie che diede alla luce in quegli anni, nel campo della matematica, del diritto e della storia.
Tra queste si ricordano: Ad anonymum de passionibus duarum rectarum sese intersecantium sciscitantem geometricam responsionem (1712) e Constitutiones Clericorum Regularium Pauperum Matris Dei Scholarum Piarum glossis et commentariis illustratae (1718). Quest’ultimo è un commento analitico delle costituzioni dell’Ordine, ed è l’unico volume edito dei quattro che l’opera, nel suo disegno originario, doveva comprendere. Nel 1718, inoltre, dopo un’attenta revisione, curò una nuova edizione della biografia di san Giuseppe Calasanzio scritta dal padre Armini.
I contatti con la corte viennese consentirono inoltre a Passante di promuovere più efficacemente che in passato la sua candidatura alla mitria episcopale. L’imperatore Carlo VI, infatti, nella sua qualità di re di Napoli, lo propose nel 1724 per la sede di Pozzuoli, e la nomina pontificia seguì il 29 gennaio 1725. Fu il primo scolopio a essere creato vescovo. Gli atti più rilevanti del suo governo della chiesa puteolana furono la riapertura (peraltro effimera) del seminario diocesano, la promozione delle missioni popolari da parte della Congregazione dei pii operai, e le quattro visite pastorali, di cui le prime due (1725 e 1727) condotte personalmente, e le altre (1729 e 1732), essendo egli ormai anziano e privo della vista, tramite il vicario generale Domenico Laimo.
Passante morì a Pozzuoli il 9 novembre 1732.
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