PERTUSI, Agostino
PERTUSI, Agostino. – Nacque a Piacenza il 19 aprile 1918 da Ugo e Giovanna Bassoli, figlia di Gaetano, violinista e collaboratore di Giuseppe Verdi.
La sua formazione di studioso avvenne presso l’Università Cattolica di Milano, alla quale si iscrisse nel 1937, laureandosi nel 1941 in lettere classiche. Pertusi appare sin da quegli anni partecipe, oltre che del patrimonio etico e culturale del cattolicesimo italiano, anche della tradizione liberale, laica e antifascista della città, e fu attratto inoltre (anche per tradizione familiare) dalla musica – così come dalla poesia contemporanea. Il suo soggiorno a Bruxelles nel 1949-1950 e l’incontro con Henri Grégoire segnarono il coronamento di una formazione scientifica maturata nel contesto dell’Italia della ricostruzione.
Già in quegli anni si delinearono alcuni importanti filoni della ricerca di Pertusi. Si tratta degli interessi per l’amministrazione bizantina e conseguentemente per l’esercito: il saggio Una acoluthia militare inedita del X secolo (1948) segna l’affacciarsi alla problematica dell’esercito bizantino, che accompagnerà lungamente la sua carriera scientifica. Pochi anni più tardi, l’edizione critica e commentata del de thematibus di Costantino Porfirogenito (Costantino Porfirogenito, De Thematibus, Città del Vaticano 1952, Introduzione, testo critico, commento a cura di A. Pertusi (Studi e Testi, 160), Città del Vaticano 1952, XV-210, 2 tavv., 1 carta) (Ordinamenti militari, guerre in Occidente e teorie di guerra dei Bizantini (secc. VI-X) in Ordinamenti militari in Occidente nell’Alto Medioevo, 30 marzo-5 aprile 1967, Settimane di Studio del CISAM, XV/2, Spoleto 1968, pp. 631-700, discussione pp. 721-726) gli consentiva di affrontare il problema del sistema tematico nella sua formazione e nella sua articolazione anche italiana. In un saggio di fondamentale Pertusi indagò la militarizzazione del sistema amministrativo, e al tempo stesso la vita concreta dei membri dell’esercito attraverso l’analisi dell’esercito come ordinamento e prassi bellica (Nuova ipotesi sull’origine dei «temi» bizantini, in Aevum, XXVIII (1954), pp. 126-150; La formation des thèmes byzantins, in Berichte zum XI. Internationalen Byzantinisten-Kongress, München 1953, I, München 1958, pp. 1-40).
Nel 1954 Pertusi sposò la storica dell’arte Franca Pucci, dalla quale avrebbe avuto tre figlie. Negli anni 1955-60 maturarono invece i suoi studi su Leonzio Pilato: l’incontro più emblematico della sua carriera di studioso, dei suoi metodi e della sua visione storiografica prima del 1968 (cfr. Leonzio Pilato fra Petrarca e Boccaccio. Le sue versioni omeriche negli autografi di Venezia e la cultura greca del primo Umanesimo, Venezia-Roma 1964, rist. 1979, pp. XXII-600). Attraverso la carriera dell’italo-greco egli colse il rapporto fra cultura profana classica in Italia meridionale – area periferica della cultura bizantina – e primo Umanesimo fiorentino. Boccaccio e Petrarca: i due personaggi capofila dell’Umanesimo italiano vennero a contatto della tradizione scoliastica bizantina, incarnata nelle traduzioni e nei commenti di Leonzio Pilato, accedendo infine direttamente all’epica omerica, mentre Boccaccio si impadroniva di un imponente materiale erudito bizantino.
Nel 1962 Pertusi iniziò a collaborare con la Fondazione Giorgio Cini (a Venezia), sulla scia di Gian Piero Bognetti. Ebbe così modo di ‘inverare’ in un’istituzione la tematica del rapporto fra Oriente greco-bizantino e Occidente latino nel contesto della storia orientale veneziana: costituì la biblioteca dell’Istituto Venezia e l’Oriente nella sua sezione bizantinistica e veneto-orientale, e sviluppò sulla rivista della fondazione (Studi veneziani) i problemi dell’Oriente veneto-bizantino, oltre a organizzare fra il 1963 e il 1973 sei congressi internazionali il cui oneroso impianto e i cui atti a stampa tramandano il disegno di un lavoro infaticabile di decifrazione dei rapporti fra Oriente greco, poi turco, e Occidente latino nel luogo privilegiato che era l’area della cultura veneziana.
Con l’edizione dell’epigrafe di Torcello del 639 e i saggi sulla politica bizantina nell’alto Adriatico fino al secolo XI egli ebbe a mutare le basi del problema del rapporto fra Impero bizantino e Ducato veneziano, sottolineando l’interesse venetico a tener viva la nozione della dipendenza politica da Bisanzio in un contesto di espansione commerciale orientale all’insegna di privilegi fiscali, e fornì una diversa chiave interpretativa del bizantinismo veneziano, che egli indagò nell’ideologia politica del Ducato, nelle modalità di interazione culturale erudita, come pure nel processo di acquisizione monumentale e iconografica, come evidenzia lo studio della Pala d’oro accanto ad Hans R. Hahnloser. Del 1965 sono i Quedam regalia insignia. Ricerche sulle insegne del potere ducale a Venezia durante il medioevo: attraverso la compatta strumentazione delle fonti, prevalentemente monumentali e iconografiche, si pongono i fondamenti scientifici della discussione sulla teoria politica veneziana, non più affrontata sistematicamente dopo Bartolomeo Cecchetti (1864) e mai in rapporto alle insegne del potere. L’indagine della struttura istituzionale del Ducato si accompagnò a un approfondimento di analisi della storiografia veneziana con i saggi su Maistre Martin da Canal, sulla storiografia quattrocentesca, in particolare Bernardo Giustinian e Lorenzo de Monacis, in cui l’incontro fra cultura latina e cultura greca ben si inquadrava nella sua visione di un Umanesimo occidentale che si veniva aprendo alla tradizione erudita bizantina nelle sue sopravvivenze provinciali, in questo caso la Creta veneziana invece dell’Italia meridionale normanno-sveva e angioina.
Nel contempo Pertusi consolidò la sua presenza internazionale. Già nel 1966 in occasione del XIII Congresso internazionale di Studi bizantini a Oxford portò un contributo decisivo in ordine alla costituzione del nuovo corpus delle fonti storiografiche bizantine (poi realizzato in una serie di edizioni critiche fondamentali); successivamente fu segretario generale (1971-76) e vicepresidente (1976) della Association internationale des études byzantines.
Pertusi morì il 25 gennaio 1979, nel corso dell’insegnamento che aveva retto in qualità di ordinario presso l’Università Cattolica dal 1955 al 1979, prima come professore di filologia bizantina, e poi a partire dal 1973 di letteratura greca.
Si è già accennato sopra alle linee di ricerca sviluppate da Pertusi nella prima fase della sua carriera, e al côté veneziano. Ma la sua attività scientifica fu multiforme e complessa, e abbracciò nel suo insieme la tradizione ellenica, sentita come fondamento e alimento della cultura europea, frequentata dai tempi della fondazione culturale esiodea alla sua estrema rinascenza neogreca. Accanto all’interesse per le esperienze amministrative, civili ed ecclesiastiche, una concezione dello Stato e della Chiesa, che furono contributo non secondario di Bisanzio alla cultura occidentale, va rimarcato l’interesse per la ‘trasmissione culturale’ e gli influssi scambievoli tra letteratura latina e letteratura greco-bizantina (traduzioni di Ambrogio, Boezio, Tommaso, traduzione latina dell’Odissea, studi su Leonzio Pilato e umanisti serbi). Del resto, già nel 1953 l’edizione critica degli scolii alle Opere e i giorni di Esiodo con il corredo di sette saggi sugli scolii di Proclo e di Massimo Planude all’opera esiodea, lo aveva proposto come esegeta e critico testuale di primo piano nel tema storico della continuità della cultura classica greca nel Medioevo bizantino. Nella stessa direzione vanno considerati i saggi su Euripide e sulla sua riscoperta nell’Umanesimo italiano, a fondamento del teatro moderno, ma anche i saggi sulla cultura tarda della grecità, sino al Cinquecento e al Seicento.
Negli anni Sessanta, l’equilibrio tra storia istituzionale, storia culturale (epica bizantina di tradizione popolare), storia della mentalità arrivò a esiti particolarmente maturi. Non mancarono interessi per la storia dell’Italia meridionale grecanica (monachesimo italo-greco, Amalfi) e per il mondo serbo (Martino Segono di Novo Brdo, vescovo di Dulcigno, Roma 1981, postumo).
Negli anni Settanta Pertusi si dedicò infine a due temi di opposta concezione strutturale: da una parte la raccolta delle testimonianze storiche sulla presa di Costantinopoli del 1453 (cfr. in particolare La caduta di Costantinopoli, I, Le testimonianze dei contemporanei, Verona 1976, pp. XCI-472, II, L’eco nel mondo, 1976, pp. 566; Ripercussioni della caduta di Costantinopoli: un esempio di interrelazioni culturali nel secolo XV tra il sud-est europeo, il mondo mediterraneo e quello pontico, in 3° Congrès international d’études du sud-est européen, Bucarest 1974; Testi inediti e poco noti sulla caduta di Costantinopoli, Bologna 1983, con introduzione di A. Carile, pp. 386), dall’altra il pensiero politico bizantino dal IV al XV secolo (cfr., ad esempio, Il pensiero politico bizantino, a cura di A. Carile, Bologna 1990; Insegne del potere sovrano e delegato a Bisanzio e nei paesi di influenza bizantina, in Simboli e simbologia nell’alto medioevo, 3-9 aprile 1975, Settimane di studio del Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, XXIII, 2, Spoleto 1976, pp. 481-560; La presunta concessione di alcune insegne regali al doge di Venezia da parte del papa Alessandro III, in Ateneo veneto, N.S., XV (1977), pp. 133-155). Nel primo tema l’argomento di histoire événémentielle è affrontato come compito di euristica codicologica e testuale orientate verso la storia della mentalità nel contesto della interazione violenta fra Turchi e mondo occidentale, che per Pertusi comprendeva anche Bisanzio. Ma per definire meglio gli orientamenti culturali degli anni di riflessione e di mutamento gnoseologico, nella riaffermazione di una prestigiosa ed esigente tecnica filologica, è fondamentale l’opera sulle profezie sulla caduta di Costantinopoli nel 1204 e nel 1453.
Fonti e Bibl.: La biblioteca di Pertusi è conservata presso la biblioteca del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna (sede di Ravenna); l’archivio personale presso la Fondazione Biblioteca Classense di Ravenna. Per una bibliografia completa vedi E. Follieri, Bibliografia, in A. Pertusi, Scritti sulla Calabria greca e medievale, Soveria Mannelli 1994, pp. VI-XIX.
A. Carile, A. P., in Medioevo. Saggi e Rassegne, V (1980), pp. 211-229: Id., A. P. (1918-1979): ritratto di un maestro, in Rivista di studi bizantini e neoellenici, n.s., XVII-XIX (XXVII-XXIX) (1980-1982), pp. 323-350; Id., Ricordo di Agostino Pertusi (1918-1979), in Temi e problemi nella mistica femminile trecentesca, XVIII Convegno... 1979, Todi 1983, pp. 11-46; Id., Commemorazione di A. P. (1918-1979), in Studi bizantini e neogreci, Galatina 1983, pp. 25-41; Id. Introduzione a A. P., Saggi veneto-bizantini, Firenze 1990, pp. V-VIII; Rivista di studi bizantini e slavi, VI, 1/1 (1991), fascicolo monografico integralmente dedicato a Pertusi.