TOFANELLI, Agostino
TOFANELLI, Agostino. ‒ Nacque a Nave (Lucca) il 22 maggio 1768 da Andrea, sarto, e da Maria Domenica Papini, e fu battezzato il giorno seguente nella pieve di Montuolo.
La presunta attività incisoria del padre è conseguenza di un malinteso dovuto all’omonimia con il nipote Andrea (Giovannelli, 1994, pp. 197, 200).
Dodicenne, fu accompagnato a Roma dal padre per studiare nella scuola di disegno fondata dal fratello in Campitelli, e la famiglia compare riunita nell’Autoritratto di Stefano al Museo di Roma (1783), insieme al maestro e amico Bernardino Nocchi (Giovannelli, 1992-1993, pp. 256-262). Nel clima romano assorbì la lezione neoclassica di Anton Raphael Mengs e si formò copiando i dipinti dei maestri rinascimentali. Tra le prime esperienze seguì Stefano a Lucca e a Segromigno, impegnato nella decorazione delle ville Mansi (1784-85). A Roma frequentò la scuola del nudo e partecipò brillantemente ai concorsi accademici (Sica, 1989, p. 86), rientrando a Lucca nei primi mesi del 1788 per problemi di salute.
Introdotto dal fratello, ottenne i primi incarichi dall’archeologo Ennio Quirino Visconti per i disegni dai bassorilievi nel Museo Pio Clementino (1796). Un progetto analogo fu iniziato dal principe Marcantonio Borghese per le sculture nella villa Pinciana, al quale Agostino prese parte dopo l’abbandono del fratello; alla prima edizione nel 1796 sarebbe seguito un ampliamento nel 1821, introdotto da un’Allegoria delle arti di sua invenzione (Jatta, 2004).
Raggiunta la sicurezza economica, nel 1794 si sposò con la romana Maria Morandi e si trasferì in una casa alla salita di S. Giuseppe nella parrocchia di S. Andrea delle Fratte, dove nacquero i gemelli Luigi e Carolina, morti in tenera età.
Sul finire del secolo XVIII disegnò la scena di Il principe Pietro Gabrielli e il figlio Mario, reduci a Roma da un viaggio, e prestò la sua collaborazione al primo volume dell’opera di Angelo Uggeri, Journées pittoresques des édifices de Rome ancienne.
Nel 1800 viveva già negli appartamenti del Museo Capitolino, presso la galleria delle statue, ancor prima dell’incarico di sottocustode del museo, giunto nel 1801 con quello di direttore per Carlo Fea (Diario ordinario, 1801); qui nacquero i figli Alessandro (1801), suo futuro coadiutore ed erede, e Raffaele (1804).
Consolidò la fama di miglior disegnatore dei suoi tempi, insieme a Domenico Del Frate, con le riproduzioni per la Calcografia camerale di opere d’antichi maestri (Raffaello, Guercino, Guido Reni), ma anche di artisti contemporanei (Grelle Iusco - Giffi, 2009). Tale stima gli fu confermata dal coinvolgimento nella nuova opera parigina di Visconti, l’Iconographie grecque et romaine, ordinatagli da Napoleone nel 1803 (Gallo, 2000, p. 57). Entro il 1805 eseguì i ritratti grafici di Paolo della Croce, con dedica a Carlo Emanuele IV di Savoia; di Virginia Le Brun Parisina (ossia Élisabeth Vigée-Lebrun), con dedica a Nicolò de Azara, e della scultrice Teresa Benicampi (La distribuzione..., 1806).
Nel 1807 divenne socio della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon (Genovese, 2015, p. 164) e custode del Museo Capitolino. In ottobre mostrò a Pio VII, in visita al suo studio, i disegni per la collezione artistica di Luciano Bonaparte, edita a Londra nel 1812.
Con l’annessione dello Stato pontificio all’Impero napoleonico nel 1809, Tofanelli divenne conservatore del Museo imperiale del Campidoglio, e al generale François de Miollis, governatore di Roma e protettore delle arti, fu dedicato il S. Sebastiano del Guercino, inciso su suo disegno. Nel novembre del 1809 partecipò alla mostra d’arte in Campidoglio, come segretario e membro della Commissione giudicatrice. Gioacchino Murat, in visita a Roma, comprò varie opere esposte, esprimendo il desiderio di ottenere il suo Mario a Minturno (Roma, palazzo Taverna), realizzato però per il principe Gabrielli. Il quadro di storia romana, esemplato sulle versioni di Jean-Germain Drouais e di Pelagio Palagi, fu uno dei suoi primi dipinti, insieme a un Fatto di s. Pio V inviato in Spagna.
A seguito della soppressione degli ordini religiosi, nel 1811 Tofanelli fu impegnato nella riorganizzazione delle collezioni, divenute pubbliche, e nel trasferimento in Campidoglio delle opere provenienti dalla regione del Trasimeno, suscitando vive opposizioni e illazioni sulla sua condotta da parte del maîre di Perugia, Giulio Cesarei (Rossi, 1876-1877).
L’intendente della Corona Pierre Daru, del quale ebbe come allieva la moglie, gli procurò la commissione dei dipinti al Quirinale, di cui rimane solo l’Apollo con le Muse (1812) per il Salon de musique dell’Imperatrice, oggi nell’anticamera del Giardino (Scarpati, 1989). La sua pittura riscosse scarsi apprezzamenti; Giuseppe Tambroni la giudicò «languida» (Rudolph, 1982) e Nocchi scrisse che a Roma se ne diceva «peste» (Giovannelli, 1994, p. 230).
Dopo la morte del fratello Stefano nel 1812 Agostino terminò le quattro sovrapporte nel salone della Villa Reale di Marlia, di Elisa Baciocchi, e il ritratto della regina, iniziato nel 1804. Disegnò inoltre un nuovo Ritratto della principessa Elisa con i figli Napoleona Elisa e Federico, inciso nel 1816. Si prodigò per fornire notizie ai letterati sulla vita di Stefano e ne dipinse vari ritratti, quello murale per il cenotafio in S. Croce dei Lucchesi a Roma (Lilli, 1991, pp. 151 s.) e alcune repliche di un diverso modello: la similitudine di quest’ultimo con il cosiddetto Autoritratto di Stefano Tofanelli agli Uffizi farebbe ritenere anch’esso un’opera di Agostino. Sempre nell’Accademia romana è l’Apollo e Marsia, probabile pièce de réception per la sua elezione a socio, nel 1813.
L’anno seguente Tofanelli dipinse una pala per la cappella Ginnasi nella Madonna del Piratello a Imola, con i Ss. Antonio Abate, Francesco d’Assisi e Antonio di Padova (Cortini, 1889). Seguirono l’ideazione dell’antiporta per Il principe perfetto del padre gesuita Andrea Mendo (1816), con Carlo Luigi di Borbone al cospetto della madre Maria Luisa, e il ritratto di Vittorio Alfieri per l’autobiografia edita nel 1817.
La Raccolta di cinquantadue quadretti delle Logge di Raffaello in Vaticano (Roma 1817, Antoni e Pavon) include quattro tavole firmate «A. Tofanelli sculp.», da assegnare con più probabilità al nipote Andrea, non essendo nota un’attività incisoria di Agostino, malgrado la sua intensa applicazione a disegni per la stampa.
Alla fine del dominio francese Agostino si attivò per una riforma amministrativa dei musei in Campidoglio, che riunisse la gestione delle sculture e dei quadri (Sgarbozza, 2013), ricevendo infine la nomina di direttore delle Gallerie Capitoline. All’esito pubblicò un fortunato Catalogo delle sculture antiche e de’ quadri esistenti nel museo e galleria di Campidoglio (I-II, 1817 e 1818), ristampato più volte in volume unico dal 1819, Descrizione delle sculture e pitture che si trovano al Campidoglio, anche in lingua francese (Guarino, 1993, pp. 86 s.). I progetti di riorganizzazione museale, con lo spostamento delle collezioni e l’acquisizione della S. Petronilla del Guercino, furono immortalati da Domenico de Angelis nella Biblioteca Vaticana, con l’immagine di Tofanelli nelle scene della Vita di Pio VII (Pietrangeli, 1995), serie alla quale egli stesso partecipò dipingendo quattro quadri.
In epoca postnapoleonica Agostino intensificò l’attività pittorica. Per Maria Luisa di Borbone, per la quale aveva già eseguito i ritratti di famiglia, dipinse due quadri sul tema di Ester e Amman (Lucca, palazzo Mansi), nel 1818 e nel 1820 (Carloni, 2000, p. 83), esposti entrambi nello studio del pittore «situato in Campidoglio sotto l’arco che mette a Monte Caprino num. 126» (Diario di Roma, 1820), ossia l’Arco de’ Saponari. Sempre al 1818 risale la pittura in chiaroscuro di S. Pietro nella Cappella Paolina al Quirinale, parte della serie ispirata agli Apostoli di Raffaello in Vaticano.
Nel 1819 morì il figlio Raffaele che, avviato al disegno, si era fatto notare nel concorso del marzo del 1818 (Diario di Roma, 1818). Il padre lo ritrasse accanto a sé nell’Autoritratto per l’Accademia di S. Luca, ponendone un’altra effigie presso la tomba in S. Croce dei Lucchesi, alla quale nel 1821 aggiunse il quadro dell’Arcangelo Raffaele. Più incerta la datazione dell’Autoritratto agli Uffizi, che sembrerebbe eseguito una decina di anni prima, con il ritratto del figlio Alessandro.
Nel 1820 Tofanelli fu eletto presidente del Museo Capitolino e reggente dei Virtuosi al Pantheon (Genovese, 2015, p. 220); fu pubblicato inoltre il primo dei tre volumi di Pierpaolo Montagnani dedicati al Campidoglio, con sue illustrazioni.
Nel clima moraleggiante della Restaurazione, Leone XII accolse con favore la sua proposta (1824) per la «remozione delle pitture oscene» dai musei, ossia i quadri di nudi pagani, con la costituzione di una «sala degli oggetti riservati» visitabile solo da «persone distinte» (ASV, Palazzo Apostolico, Titoli, 267, Museo Capitolino, cc. 83-86). Gli anni Venti segnarono, infatti, una svolta nella sua produzione, con il passaggio ai soggetti sacri e al linguaggio purista, a lui congeniale per la consolidata pratica nel disegno. Dipinse la Vergine con i ss. Ambrogio e Carlo per S. Carlo al Corso a Roma; S. Antonio Abate, s. Antonio di Padova e s. Eufrosia per S. Clemente Papa Martire di Poggiolo (Imola); S. Giuseppe che appare a s. Filippo Neri per S. Filippo al Carmine a Novara; il Transito di s. Romualdo per S. Pietro a Gubbio, attribuito anche al fratello. Allo stesso periodo appartiene il ritratto del cardinale Bonaventura Gazzola (1826) per l’oratorio di S. Rocco a Piacenza (Longeri, 2000, p. 44).
Dei cinque pontefici sotto i quali Tofanelli operò ne ritrasse quattro, a partire da Pio VII, con la copia nelle collezioni Corsini (Papini, 1998, p. 256). Posò per lui Leone XII, nel 1823, per una mezza figura di grande successo (Papi in posa, 2004), e nel 1824, su richiesta di Antonio Vargas y Laguna, plenipotenziario del re di Spagna. Gli concessero alcune sedute anche Pio VIII nel 1829 e Gregorio XVI nel 1831, per un grande quadro a figura intera.
Nel 1830 Tofanelli fu insignito del cavalierato, titolo con il quale firmò i ritratti grafici dei cardinali Benedetto Naro e Bartolomeo Pacca, quest’ultimo pubblicato nelle Memorie storiche della prigionia del prelato.
Morì all’improvviso il 31 luglio 1834 e fu sepolto nella chiesa di S. Marco, dove il figlio Alessandro gli dedicò un monumento, con il busto di Achille Stocchi (Nibby, 1839; Lilli, 1991, pp. 135 s.).
Fonti e Bibl.: Montuolo, Archivio parrocchiale S. Giovanni Battista, Battezzati, 1755-1791, c. 59; Roma, Archivio del Vicariato, Parrocchia S. Salvatore in Onda, Matrimoni, 1790-1824, c. 12, n. 30; Parrocchia S. Andrea delle Fratte, Anime, 1795; Morti, 1784-1797, c. 132r; 1798-1815, c. 5r; Parrocchia S. Marco, Anime, 1800 (p. 104), 1809 (p. 102), 1824 (p. 201); Battezzati, 1791-1816, c. 121r; Morti, 1794-1819, c. 148v; Morti, 1820-1850, p. 72, n. 48; Archivio segreto Vaticano (ASV), Palazzo Apostolico, Titoli, 267, Museo Capitolino, cc. 83-86.
Diario ordinario, 6 maggio 1801, n. 36; La distribuzione dei premj solennizzata sul Campidoglio li 4 luglio 1805, Roma 1806, n. LXII; Diario di Roma, 22 aprile 1818, n. 32, 26 febbraio 1820, n. 17; A. Nibby, Roma nell’anno MDCCCXXXVIII, Roma 1839, p. 328; A. Rossi, Documenti sulle requisizioni dei quadri fatte a Perugia dalla Francia ai tempi della Repubblica e dell’Impero, in Giornale di erudizione artistica, V (1876), pp. 321-352 e VI (1877), pp. 65-110, 347-352; G.F. Cortini, La Madonna del Piratello e le feste centenarie dell’anno 1888, Imola 1889, pp. 232 s.; S. Rudolph, Giuseppe Tambroni e lo stato delle belle arti nel 1814, Roma 1982, p. 62; M.A. Scarpati, Appartamento dell’Imperatrice, in M. Natoli - M.A. Scarpati, Il Palazzo del Quirinale. Il mondo artistico a Roma nel periodo napoleonico, I, Roma 1989, pp. 573-577; G. Sica, ibid., II, pp. 86-88; M.S. Lilli, Aspetti dell’arte neoclassica. Sculture nelle chiese di Roma 1780-1845, Roma 1991, pp. 135 s., 151 s.; G. Sica, T. A., in La pittura in Italia. L’Ottocento, a cura di E. Castelnuovo, II, Torino 1991, pp. 1040 s. (con bibl.); S. Guarino, Ricerche sulle collezioni pittoriche del Campidoglio e del Vaticano nei primi anni dell’Ottocento, in Roma moderna e contemporanea, I (1993), 3, pp. 81-94; R. Giovannelli, Spigolature al seguito di B. Nocchi, in Labyrinthos, XI-XII (1992-1993), 21-24, pp. 253-304; Id., Per Stefano Tofanelli, ibid., pp. 393-430; Id., Tofanelli Morghen Leonardo, ibid., XIII (1994), 25-26, pp. 197-230; C. Pietrangeli, Scritti scelti, Roma 1995, pp. 170, 173; M.L. Papini, L’ornamento della pittura. Cornici, arredo e disposizione della Collezione Corsini di Roma nel XVIII secolo, Roma 1998; R. Carloni, La collezione di dipinti di Maria Luisa di Borbone, duchessa di Lucca, in Paragone, LI (2000), 603, pp. 79-96; D. Gallo, L’ideologia imperiale e l’Iconographie grecque et romaine di E.Q. Visconti, in Ideologie e patrimonio storico-culturale nell’età rivoluzionaria e napoleonica, Roma 2000, pp. 55-77; C. Longeri, L’Oratorio di San Rocco in Piacenza, in Bollettino storico piacentino, XCV (2000), pp. 19-58; B. Jatta, Il fondo delle matrici del Gabinetto delle stampe della Biblioteca Apostolica Vaticana. Interventi di restauro e conservazione, in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI (2004), pp. 471-537; Papi in posa. Dal Rinascimento a Giovanni Paolo II (catal.), a cura di M.E. Tittoni - F. Buranelli - F. Petrucci, Roma 2004, pp. 36, 44; A. Grelle Iusco - E. Giffi, La raccolta di matrici nella Calcografia romana. Aggiornamento al catalogo generale delle stampe di C.A. Petrucci (1934), Roma 2009, ad ind.; I. Sgarbozza, Le spalle al Settecento. Forma, modelli e organizzazione dei musei nella Roma napoleonica (1809-1814), Città del Vaticano 2013, app. XXVIII; A.L. Genovese, Diario 1800-1836, in La Congregazione dei Virtuosi al Pantheon da Pio VII a Pio IX, a cura di V. Tiberia, Galatina 2015, pp. 164, 220.