Scrittrice ungherese (Csikvaud, presso Köszeg, 1935 - Neuchâtel 2011), naturalizzata svizzera. Espatriata in Austria nel 1956, dopo la repressione dei moti di Budapest e l’invasione dell’Armata Rossa, e quindi trasferitasi nella Svizzera romanda, è autrice di una produzione letteraria intrisa dei temi della guerra, dell’esilio e della solitudine, svolti attraverso una prosa secca e tagliente che utilizza esclusivamente la lingua francese, appresa a fatica e adottata quasi come ultimo e doloroso distacco da ogni vincolo culturale con il suo paese di origine. Il successo letterario è giunto a K. dopo il travaglio di esperienze laceranti, quali il difficile cammino verso l’integrazione, la durezza di un lavoro in fabbrica, la separazione dal marito insieme al quale era espatriata, la nostalgia per una patria mai dimenticata. Il senso di questa erranza esistenziale informa i suoi scritti fin dalle prime pièces teatrali (John et Joe e Un rat qui passe, rappresentate nel 1972; L'heure grise ou le dernier client, 1975; La clé de l'ascenseur, 1977 e 1984; queste ultime tradotte in italiano: La chiave dell'ascensore. L'ora grigia o l'ultimo cliente, 1999), trovando compiuta forma nel suo romanzo più celebre, Le grand cahier (1984; trad. it. Quello che resta, 1988), e in quelli successivi, La preuve (1988; trad. it. 1989) e Le troisième mensonge (1991; trad. it. in Trilogia della città di K. Il grande quaderno. La prova. La terza menzogna, 1998). Tra le sue altre opere occorre ancora citare: Hier (1995; trad. it. 1997), cui il regista S. Soldini si è ispirato per il film Brucio nel vento (2002); L'analphabète. Récit autobiographique (2004; trad. it. 2004); la raccolta di racconti brevi C'est égal (2005; trad. it. La vendetta, 2005); Où es-tu Mathias? (2006; trad. it. 2006). K. è stata insignita del Prix Schiller (2005), del Prix de l'institut neuchâtelois (2009) e del Prix Kossuth (2011). Nel 2018 è stato edito in Italia il volume Chiodi, raccolta della sua produzione poetica.