AGRA (A. T., 93-94)
Capitale di distretto dell'India inglese, situata sulla Jumna, affluente di destra del Gange, nella parte NO. delle Provincie Unite (v., per la divisione amministrativa, agra e oudh), di cui costituisce la terza città per importanza; sulla Rajputana-Malwa and India Midland Railway, che la collega direttamente coi grandi porti di Bombay, Calcutta e Karachi. Ab. 66.000 nel 1846; 149.000 nel 1872; 185.500 nel 1921, di cui circa ⅓ musulmani, ⅔ hindù e poche migliaia di cristiani. Fra una parte degli indigeni conserva ancora il nome di Akbarabad. Se fosse la città cui si riferisce Tolomeo quando parla di Agara, essa sarebbe antichissima, sorta, dapprima, come piccola città-forte sulla riva sinistra del fiume dove questo traccia un'ansa verso sud. All'imperatore Akbar devesi appunto il trasporto della città sulla riva destra, il che le permise di svilupparsi rapidamente, facilitata da una situazione topografica più favorevole. Oggi Agra si divide in due quartieri: il moderno Cantonment, dove abitano anche gli Europei, ed Agra-Fort, l'indigeno, munito di bazar assai belli ai lati di vie ampie ed estese: occupa un'area totale di circa 28 kmq.
Decadde dopo il 1707 con la morte di Awrangzēb, che aveva trasportato la sede degli imperatori a Delhi, e non riprese importanza che a partire dal dominio inglese (ottobre 1803). Dal 1835 al 1843 si creò la presidenza di Agra, trasportandovi la sede del governo che era ad Allāhābād.
A differenza di Agra-Fort, nel vasto rettangolo del Cantonment abbondano più i giardini e le piazze che le case e gli edifizî; però vi sorgono fra l'altro il commissariato, gli alberghi, le caserme dei soldati inglesi e indigeni, l'ospedale. L'estremo N. di Agra Fort è traversato da O. a E. dall'Agra Canal che si unisce alla Jumna, e che si collega con tutto il sistema irrigatorio di una regione soggetta alle famose carestie.
Nella rivolta dei Sepoy, scoppiata nel maggio del 1857, anche Agra soffrì vicende dolorosissime e fu teatro di sterminio di tutti gli Europei e cristiani, anche se indigeni, che non poterono rifugiarsi nel forte.
Agra è anche centro intellettuale importante: vi si pubblicano numerosi giornali, periodici e libri in inglese ed in indostano; vi sono alcuni collegi tra cui quello cattolico di S. Pietro, il St. John's College, l'Agra College, ed altre scuole varie, tra le quali una per gli infermieri. In essa sono sorte anche non poche associazioni agricole, letterarie o politiche, e in questi ultimi tempi vi si erano insediati i comitati centrali della rivoluzione indiana musulmana, in stretto rapporto, anche se non molto appariscente, col movimento indù capitanato da Gandhi. Ad Agra risiede pure un vescovo cattolico, cui fa capo fin dal 1822 il vicariato del N. India.
Le vecchie industrie di Agra erano le manifatture di ricami con oro ed argento in tessuti varî, scultura ed intaglio di pietra saponaria, imitazione dell'antico intarsio o mosaico di pietre dure sul marmo bianco, tessuti di seta, cotoni stampati, cannucce da pipa, calzature, tappeti, macine da mulino, mortai di pietra, mole, l'industria della macinazione dei cereali e delle ossa. La città è un importante mercato di cotone, di sale e di zucchero. A tutto ciò si aggiunga l'industria dei forestieri che la visitano in gran numero per le sue straordinarie bellezze artistiche.
Il monumento più vasto è il Fort o cittadella, costruito col massimo splendore e grandiosità da Akbar: esso contiene il palazzo imperiale con la famosa sala del trono; la Mati Masjid o moschea della Perla, internamente tutta in marmo bianco dai magnifici riflessi madreperlacei. Altri nobilissimi monumenti sono: il Mughal building, la Jama Masjid o Grande moschea, la magnifica tomba di Akbar a Sikandra (7 km. a NO.). Infine, ad Agra si trova uno dei più famosi gioielli dell'arte islamica, il Tāj-Mahal (mausoleo eretto nel 1632 dall'imperatore Shāh Giahār per la moglie Mumtāz Maḥall), che si erge tutto in marmo bianco lucido, intarsiato di pietre dure, sulle suggestive sponde della Jumna.