AGRESTI, Livio, detto Il Ricciutello (Ritius)
Nato a Forlì da Silvestro "ab Agreste" intorno al 1508, fu pittore, avendo come maestro il conterraneo Fr. Menzocchi, ma formandosi più tardi nella corrente del manierismo romano. La sua prima opera nota è del 1535: tornato da un viaggio a Roma, iniziò allora gli affreschi della cappella del Sacramento nel duomo di Forlì (nove affreschi con Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento, oggi nella Pinacoteca della stessa città). Il 14 apr. 1539 acquistava un podere; il 6 apr. 1541 riceveva 20 scudi d'oro in pagamento di due tavole dipinte per S. Maria dei Servi. In questo periodo deve essere stato chiamato a Ravenna a dipingere per la chiesa di S. Spirito la tela con i SS. Vescovi Colombini (già molto restaurata ai tempi di F. Scannelli): qui, secondo il Vasari, avrebbe lavorato a fresco su commissione dell'abate de' Grassi. Ad epoca anteriore al 1550 vengono datate le quattro figure dei SS.Cosma, Damiano, Andrea, Francesco, che si trovano nel coro della chiesetta dei Romiti (S. Maria del Voto) a Forlì; lavorava anche nel seminario della città, e lasciava, nella chiesa di S. Antonio di Ravaldino, una Adorazione dei Magi e una Deposizione.
Tornato nel 1554 a Roma, "si fece buon pratico; come si può veder - scrisse il Vasari - in alcune facciate ed altri lavori a fresco". Nel 1555 passò in Umbria. Tra il 1557 e il 1560 troviamo opere sue in S. Giovenale a Narni (Consegna delle chiavi e Circoncisione, entrambe firmate e datate 1560), nel duomo di Terni (Crocifisso, 1560), ad Amelia (Crocifissione con i SS. Francesco ed Olimpiade, firmata e datata 1557; ora nel palazzo comunale). Dopo il 1560, insieme con altri artisti, terminò la decorazione della Sala regia in Vaticano, eseguendovi a fresco i Legati di Eugenio III ricevuti da Pietro d'Aragona, una delle sue opere più impegnative, per la quale nel 1561 ricevette 75 scudi a saldo. Il triennio 1570-73 è operosissimo. In Umbria, al 1570-72 sono documentati affreschi dell'A. nella cappella, oggi distrutta, del palazzo degli Anziani di Amelia, e pitture d'armi pure scomparse (rimane invece una Decapitazione del Battista, datata 1571, nella chiesa di S. Giovanni Battista ad Amelia, replicata nello stesso anno per la confraternita della Misericordia della vicina Lugnano); in quegli anni dipinse anche un Battista per S. Maria Maggiore di Collescipoli. A Roma lavorò in S. Caterina de' Funari (Madonna e Santi; Martirio di S. Caterina), in S. Agostino (Martirio di una santa; sei Storie di David intorno al parapetto dell'organo), nell'oratorio del Gonfalone (un'Ultima Cena, che è tra le sue cose migliori; Andata al Calvario), in S. Maria della Consolazione (Madonna con angeli, Santi ed un donatore). Negli stessi anni gli sono registrati pagamenti per lavori nella Villa d'Este a Tivoli: due sale affrescate con la Storia mitica di Tivoli; la pala (Madonna col Bambino) della cappella. Le tre cappelle con pitture ad olio sul muro in S. Spirito in Sassia a Roma (La probatica piscina; Guarigione del cieco; Natività di Cristo; Resurrezione; Assunzione; Trinità) sono, a detta del Baglione, l'ultima fatica dell'A., eseguita prima "di accomodarsi in questo luogo di S. Spirito", dove passò gli ultimi anni della sua vita e dove morì verso il 1580.
F. Scannelli, lodando l'A. come inventore dell'arte di dipingere sulle tele d'argento, ricorda sette dipinti fatti per il cardinale d'Augusta, Otto di Waldburg, che lo avrebbe condotto in Germania procurandogli molto lavoro; la notizia del viaggio in Germania è ripetuta dal Marchesi e sarebbe da riferirsi agli ultimi anni dell'Agresti. Anche il Vasari menzionava "sette storie dipinte sopra tela d'argento", dicendole però regalate a Filippo di Spagna per ornamento di una stanza. Tra le opere dell'A. a Forlì lo Scannelli ricorda ancora quadri nelle chiese dei francescani e dei gesuiti, alcune Storie a chiaroscuro nel palazzo pubblico, un S. Gerolamo in casa Monsignani e alcune Storie di Giulio Cesare in casa Torelli. Secondo il Baglione l'A. avrebbe lavorato a Roma in Castel S. Angelo sotto la direzione di Pierin del Vaga e dipinto la facciata (oggi perduta) di fronte al palazzo Sacchetti in via Giulia.
La maggior parte dei quadri dell'A. si trova nella Pinacoteca di Forli: Presentazione al tempio; Pietà (1562); quattro dipinti su rame (Miracolo dell'Ostia, Gli Ebrei mangiano l'agnello pasquale, Cristo in atto di comunicare gli Apostoli, Sacrificio di Melchisedech); Crocifisso con Angioli; Morte di Maria. Suoi disegni si conservano nelle raccolte dei Gabinetti dei disegni di Firenze, Londra, Windsor, Vienna, ecc., e nella Pinacoteca di Forlì.
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