AGRIPPA, Camillo, di Antonio
Filosofo, matematico, architetto, ingegnere e schermitore milanese, vissuto nella seconda metà del Cinquecento. Fu popolare in Roma per aver fatto ascendere l'Acqua Vergine sulla sommità del Pincio, e per il suo Trattato di trasportar la Guglia (l'obelisco) in su la Piazza di San Pietro, Roma 1583, 1584. Scrisse ancora alcuni dialoghi (De muniendis arcibus, ecc.), che il Ciacconio dice pubblicati nel 1584, sebbene non se ne trovi traccia. Il nome dell'A. è oggi legato al Trattato di scientia d'arme con un dialogo di filosofia (Roma, Blado, 1555), pubblicato con cinquantacinque figure attribuite a Michelangiolo Buonarroti, mentre sono dello Stradano. Originalissima la silografia allegorica che segue la pag. LXIII, nella quale l'A. è rappresentato tra i Veneziani e i Romani, che se lo contendono. Il trattato dell'A. fu poi ristampato a Venezia (1568-1603). Si suppone che l'A. sia stato allievo del famoso Tappa, milanese, ricordato dal Brantôme (nei Discours sur les duels) come il più conosciuto armigero del Cinquecento. L'A. basa la teorica della sua scherma sull'anatomia del corpo umano, subordinando i movimenti dell'arte schermistica a quelli fisiologici, precorrendo i tempi con meravigliosa geniali. Dà alla punta la maggior parte delle azioni, perché più sicura, sollecita ed efficace del taglio. Da ciò derivò il grande sviluppo e il principio di rinnovamento di tale arte, nella quale da secoli gl'Italiani tengono il primato. L'A. ammette quattro guardie, ma la prima e la seconda sono di passaggio alla terza e alla quarta. È il primo a trattare dell'in quarto (cap . XVII), e accenna all'a fondo, che poco dopo sconvolse tutta la teorica della scherma passata. L'A. deve essere morto in Roma poco dopo il 1595.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Scrittori d'Italia, I, i, p. 221; F. Piccinelli, Ateneo dei letterati milanesi, Milano 1670, p. 100; J. Gelli, Bibliogr. generale della scherma, 2ª ed., Milano 1895, p. 600; J. Gelli, L'Arte delle armi in Italia, Bergamo 1906, p. 160.