AḤMADĀBĀD (Aḥmedabad; A. T., 93-94)
Capitale del distretto omonimo dell'India inglese, provincia del Gugerat, presidenza di Bombay, al N. del golfo di Cambay. Il nome deriva da Aḥmād shāh, sultano del Gugerat, che la fondò nel 1412 su di un nucleo abitato anteriore chiamato Ashaval attribuito a Karan, raja Rajput. Nel 1572 fu soggiogata da Akbar col resto del territorio. Dopo altre vicende fu ripresa dai Maharatti nel 1757. Gl'Inglesi la posseggono dal 1818. Essa ebbe alternativamente periodi di grandezza e di decadenza; dal 1573 al 1600 fu forse la più grande città delle Indie orientali; poi decadde, per riprendere nuova vita sotto l'Inghilterra. Popolazione 185.889 (1901); 216.777 (1911); 274.007 (1921), di cui il 70% hindù; vengono poi i maomettani e i iaina, di cui Aḥmadābād è centro religioso; cristiani 1264.
Aḥmadābād dal lato artistico è la più bella città della presidenza di Bombay. Essa sorge su di un terrazzo alluvionale della riva sinistra del Sabarmati, a 53 m. s. m., tutta cinta da mura che hanno 9 km. di circuito e sono rinforzate da frequenti bastioni e da numerose torri pittoresche. Nel 1875 fu però danneggiata dall'inondazione. I dintorni sono in parte boscosi, in parte occupati da fertili campi cinti da siepi. Il cantonment sorge a qualche distanza a nord.
L'architettura caratteristica di Aḥmadābād risulta da una interessante fusione dello stile musulmano con quello indiano. Numerosi sono i monumenti degni di rilievo, consistenti principalmente in moschee, tombe, palazzi e templi indù. Anche oggi, come per il passato, sono fiorentissime e numerose le industrie artistiche e le manufatture: produce broccati d'oro e di seta, tessuti di seta e di cotone, smalti, gioiellerie, madreperla lavorata, sculture in legno; numerosi sono i mulini, le fabbriche di carta, le stamperie.