Ai Weiwei
Artista, architetto e attivista cinese, nato a Pechino il 28 agosto 1957. A. è l’artista cinese più noto a livello mondiale, assurto a simbolo della libertà di espressione dopo l’arresto e la detenzione nel 2011.
Figlio di Ai Quing, uno dei maggiori poeti cinesi, A. seguì la famiglia in esilio per ragioni politiche. Tornato nella capitale nel 1978, si iscrisse al Film Institute e fu tra i fondatori del gruppo Xing Xing (Le stelle). La sua formazione proseguì quindi (senza tuttavia concludersi) alla Parsons school of design di New York, città nella quale si trasferì nel 1981. La malattia del padre lo spinse a tornare nel 1993 in Cina, dove ha intrapreso un’attività a vasto raggio: oltre che artista nel senso più ampio (si è misurato con scultura, installazione, architettura, design), A. si è dedicato alla cura-tela di mostre (Fuck off, insieme a Feng Boyi, Shanghai 2000), all’organizzazione di spazi alternativi (è tra i fondatori del China art archives & warehouse di Pechino, 1998), all’editoria (con la pubblicazione della trilogia Black cover book, White cover book e Grey cover book, il primo curato con Xu Bing e Zeng Xiaojun, il secondo e il terzo con Zeng Xiaojun, rispettivamente nel 1994, 1995 e 1997). Attraverso i social networks è stato una presenza importante nell’arena sociale (dal 2006 al 2009 ha tenuto un blog di enorme successo; in seguito alla sua chiusura, è passato a Twitter). Arte e vita si fondono nella sua persona e trovano unità nella dimensione politica. Il suo attivismo in campo sociale – critico nei confronti del potere e in favore dei diritti umani e della libertà d’espressione – lo ha reso inviso al regime, che nel 2011 lo ha arrestato e detenuto per ottantuno giorni in una località segreta. La campagna di mobilitazione internazionale che ne è nata ha portato il suo nome al di fuori dei circuiti dell’arte.
Il lavoro di A. si sviluppa sotto il segno di una complessità data dalla contaminazione della cultura cinese con le influenze occidentali, come il dada e Marcel Duchamp, Andy Warhol e le strategie concettuali e minimal. Con lo sguardo rivolto al proprio Paese, l’artista ha indagato il contrasto fra la cultura tradizione cinese e la rapida modernizzazione imposta dal capitalismo globale. Ha impiegato spesso materiali storici – soprattutto elementi d’arredo come vasi, sgabelli, sedie, tavoli, porte – riassemblandoli in nuove configurazioni: per es., vasi neolitici su cui ha impresso il logo della Coca-Cola (Han dynasty urn with Coca-Cola logo, 1994), oppure ha ricoperto di vernice industriale, o ancora ha distrutto (Dropping a Han dynasty urn, 1995).
Nel 2007, a Documenta, l’artista ha presentato la gran de performance Fairytale, ospitando nella città tedesca di Kassel 1001 cittadini cinesi. Tra le opere maggiori, da ricordare la grande installazione Sunflower seeds (2010) alla Tate Modern di Londra, in cui il pavimento della Turbine hall è stato cosparso di cento milioni di semi di girasole in porcellana, ciascuno dipinto a mano.
Dopo la progettazione della propria casa-studio nel 1999, A. ha fondato nel 2003 un proprio studio – FAKE Design – con il quale ha licenziato più di sessanta progetti in campo architettonico. L’attività è culminata nella collaborazione con gli architetti Herzog & De Meuron al grandioso stadio di Pechino per le Olimpiadi 2008 (ribattezzato Nido d’uccello).
Pur nelle limitazioni imposte dopo il suo arresto, tra il 2012 e il 2014 l’arte di A. ha continuato a girare il mondo con grandi esposizioni a Washington, Indianapolis, Toronto, Miami, New York e Berlino. Nel 2015 l’artista ha riottenuto il passaporto e una limitata libertà di spostamento.
K. Smith, H.U. Obrist, B. Fibicher, Ai Weiwei, London 2009; Ai Weiwei architecture, ed. C. Klein, Köln 2010; Ai Weiwei speaks with Hans Ulrich Obrist, London 2011 (trad. it. Ai Weiwei parla, Milano 2012); Ai Weiwei’s blog. Writings, interviews and digital rants, 2006-2009, ed. L. Ambrozy,Cambridge (Mass.)-London 2011 (trad. it. Milano 2012); B. Martin, Hanging man. The arrest of Ai Weiwei, London 2013 (trad. it. Hanging man. La vita, le opere e l’arresto di Ai Weiwei, Milano 2013); Ai Weiwei. Spatial matters. Art, architecture, activism, ed. Ai Weiwei, A. Pins, Cambridge (Mass.) 2014. Cataloghi di mostre: Ai Weiwei. Interlacing, ed. U. Stahel, D. Janser, Winterthur, Graz, Paris, Jevnaker, 2011-12, Göttingen 2011; Ai Weiwei. According to what?, ed. D.E. Horowitz, Washington, Indianapolis, Toronto, Miami, New York, 2012-14, Washington 2012; Ai Weiwei. Evidence, ed. G. Sievernich, Berlin 2014, Münich-London-New York 2014.