AICARDO da Cornazzano
Preposto della Chiesa parmense (come tale appare in un privilegio di Eugenio III del 25 febbr. 1146 e nel 1149, in un documento dell'Arch. capitolare di Parma), sarebbe stato a Modena nel 1151, al momento in cui si stipulava l'alleanza tra Modenesi e Parmigiani, alleanza che, secondo l'Affò, egli avrebbe particolarmente caldeggiato; vi si trovò sicuramente nel 1152, anno in cui compare in uno strumento di livello "actum in urbe Mutina, in domo Eurardi de Florano" per cui egli concedeva, sotto quella forma di contratto, alcuni beni a persone del contado modenese.
Con la discesa di Federico Barbarossa in Italia, schieratosi il clero di Parma a favore dell'antipapa Vittore IV, A. occupò una posizione di primo piano nella diocesi, forse anche per la parentela che lo legava a Gherardo da Cornazzano, uno dei capitani dell'imperatore. Questi, infatti, nel 1158 interveniva a favore di A. e dei canonici di Parma nella contesa esistente tra i predetti, Enurardo Rachele ed il figlio a proposito di due mansi siti "in curte de Pizo" e "in villa Castellunceli". Ma il favore dell'imperatore per A. dovette soprattutto manifestarsi nell'appoggio datogli per l'elezione a vescovo di Parma 4uale successore di Lanfranco. Quando l'elezione avvenisse, è difficile dire: un termine post quem può essere il 3 febbr. 1162, data alla quale Lanfranco è ancora ricordato come vescovo di Parma in uno strumento rogato dal notaio Calandino. Certamente A. era già vescovo il 10 giugno 1162, quando appariva con tale titolo quale testimone in un diploma di Federico I. Il 6 luglio 1162, A. concesse in un privilegio, conservato nell'Archivio vescovile e riprodotto dall'Affò, la corte di Campolongo alla Chiesa parmense.
Nel settembre del 1163, A. si trovava in Toscana presso il cancelliere imperiale Rainaldo di Dassel, come conferma la menzione del suo nome in un privilegio concesso dallo stesso Rainaldo all'abate di Borgo S. Sepolcro. Probabilmente subito dopo questa visita egli dovette recarsi presso Vittore IV, che lo creò cardinale prete. Con tale qualifica, egli appare in un documento del 1164, da cui non si desume tuttavia di quale titolo egli fosse cardinale. Sempre nel 1164, al 13 di giugno, in un atto di cessione di una proprietà al preposto Bandino della cattedrale di Parma, A. figura testimonio in qualità di vescovo e podestà dei Parmensi "pro imperatore Federico". Ancora nel 1167, A. si designava, in un privilegio concesso al capitolo di Parma, "Parmensis episcopus et eiusdem civitatis... potestas". Nonostante la ribellione di Parma alla parte imperiale (1167), A. appare ancora, nel 1169 come "S.R.E. Presbyter Card. et Parmenis Ecclesie Eps. et eiusdem civitatis potestas..." in una pergamena dell'Archivio capitolare di Parma, ricordata dallo Schiavi. Già il 1 sett. 1172, tuttavia, A. non doveva più ricoprire la carica episcopale, poiché a quella data risulta vescovo, da una pergamena dell'Archivio capitolare menzionata dall'Affò, Bernardo Il.
Di A. si perdono le notizie negli anni successivi, sino a quando nel 1178, in una querela del capitolo di Parma al legato pontificio, il cardinale Laborante di S. Maria in Portico, egli compare quale "Maioris Ecclesie Parmensis prepositus ac minister" in compagnia di Obizzo di Lavagna. L'aver A. mantenuto, nonostante la deposizione da vescovo, la carica di preposto si può probabilmente spiegare con l'intercessione dell'imperatore Federico presso Alessandro III in favore dell'antico alleato. Dopo il 1178 non si hanno di lui notizie.
Fonti e Bibl.: I. Affò, Storia della città di Parma, II, Parma 1793, pp. 202, 215, 216, 224, 226, 227, 228, 238, 240, 242, 266, e docc. LX, LXVI, LXVIII, LXIX, LXXI, LXXV, LXXX e LXXXVII, in Appendice;P. B. Gams, Series episcoporum Ecclesiae catholicae, Ratisbona 1873, p. 745; P. F. Kehr, Italia Pontificia, V. Berolini 1911, p. 421; A. Schiavi, La diocesi di Parma, I, Parma 1925, p. 91; II, ibid. 1940, p. 238.