AIGAI (Αἰγαῖαι; Αἰγεῖς; etnico Αἰγαιεῖς, Aegeātae)
Città della Misia, a O di Mirina, le cui rovine si elevano in località oggi completamente disabitata a circa 12 km dal golfo di Chandarli. I resti dell'acropoli sono in un'alta collina boscosa: su due colline e nella valle scavata dal fiume Kogia-Chai, l'antico Pythikòs, si estende la necropoli. L'acropoli (m 365) è dominata da una grande costruzione alla quale si accede per una strada pavimentata che attraversa la cinta muraria con una porta. Delle mura primitive rimangono solo scarsi ruderi; il nucleo centrale in opera poligonale non circondava la sommità. Due ampliamenti successivi verso S recinsero tutto l'altipiano. Le assise regolari di blocchi rettangolari sono simili a quelle della cinta di Eumene a Pergamo. Per il resto si tratta di rifacimenti bizantini, che offrono forme diversissime esemplate sull'antico.
Dietro la seconda cinta di mura si levano i resti di un'altra costruzione che doveva servire alla difesa: si tratta di una serie di corridoi a vòlta, dal percorso complicato pieno di angoli e rientranze, i cui muri erano spessi m 1,10; la forma fa pensare ad un camminamento che conduceva dalle mura di cinta all'interno dell'acropoli. Su una di queste vòlte sono incise, in ordine, le lettere dell'alfabeto. Superato il muro di cinta ci si trova di fronte ad una grande costruzione, che si eleva sulla parte principale della collina sovrastante il fiume verso il quale rivolge la facciata principale interamente conservata (lunga m 81,95). L'edificio ha la forma di un rettangolo i cui lati minori sono lunghi m 28. I quattro muri sono di buona costruzione e non hanno subito rimaneggiamenti. La facciata posteriore si compone di tre muri paralleli; il primo, all'interno, spesso m o,8o, è separato da una distanza di m 2,40 da un secondo, a sua volta spesso quasi m 1 e che dista da un terzo muro m 11,90; quest'ultimo muro ha uno spessore di m o,6o. Tutta questa parte posteriore è molto rovinata. La distribuzione interna dell'edificio è molto semplice e regolare: esso è diviso nel senso della lunghezza in due parti uguali da un muro interno: ciascuna di queste due parti si divide a sua volta nel senso della larghezza in sedici parti quasi uguali, formanti 32 stanze ripartite in due serie parallele. Dodici porte si aprono sulla facciata anteriore dell'edificio: queste porte, elevate di m 0,75 dal suolo, hanno forma trapezoidale molto accentuata; a sinistra di ogui porta è una finestra dalla stessa forma. Nella parte destra dell'edificio, si aprono quattro finestrelle. Ciascuna delle stanze della prima serie comunica con la stanza corrispondente della seconda serie per mezzo di una porta e di una finestra simili a quelle già menzionate e disposte allo stesso modo. Le stanze di una stessa serie non comunicano tra di loro, sicché per andare dall'una all'altra si è costretti ad uscire oppure ad attraversare le stanze corrispondenti dell'altra serie. Nelle due stanze completamente scavate sono state trovate ben cinque specie differenti di colonne. La data è difficile a precisare; una dedica fa dedurre restauri dell'epoca imperiale, ma si è proposta una datazione al III sec. a. C. per la costruzione originale, per la tecnica accurata, mentre lo stile di capitelli dorici con un Kymàtion sembra scendere almeno al II sec. a. C. Questa costruzione è un portico che limitava il lato S E dell'agorà, che si stendeva in questa zona nord-occidentale; nel lato N dell'agorà era un edificio pubblico per riunioni del consiglio municipale. La sistemazione dell'agorà richiama quella della acropoli di Pergamo nel portico con divisioni interne dei due piani inferiori e con i capitelli a foglie palmate del colonnato a livello della piazza, traversata da una via diagonale. Analogie con l'impianto e la tecnica degli edifici pergameni si riscontrano in molte parti della città.
Anche il teatro dalla cavea tagliata nella roccia, la scena su una piattaforma con una terrazza cinta da portici ad angolo richiama le sistemazioni pergamene. Sulla terrazza occidentale sorge un tempio di dimensioni molto limitate: la sua lunghezza è di m 15,90: il pronao occupa solamente m 1,32, la cella 9,25, e l'opistodomo 5,03; le colonne sono costituite da semicolonne incastrate a due per due in un pilastro: ogni semicolonna ha undici scanalature. Si trovano frammenti di triglifi e metope senza alcun ornamento. In una terrazza più bassa del teatro sorgeva lo stadio. Numerose le tracce di altre costruzioni sull'acropoli e al di fuori della cinta di mura. Sulla riva destra del fiume è una rovina isolata consistente in una porta alta m 6,05, con un'apertura di m 2,37: essa è formata di tre blocchi di pietra: due costituenti gli stipiti, l'altro l'architrave; vicino alla costruzione sono resti di fusti di colonne di dimensioni differenti e qualche frammento di capitello. La porta apparteneva alla facciata di un edificio volto a O. Ai piedi dell'acropoli era una vastissima necropoli con tombe a cassa. Sono state trovate statuette di terracotta raffiguranti Afrodite, efebi, un gruppo di fanciulli lottatori, testine di tutte le dimensioni; vasi decorati a figure rosse e a figure nere di tutte le forme, tra cui una bella kylix dipinta a figure rosse con una scena di banchetto. Le monete raffigurano sul verso la testa di Apollo, sul retro una capra. Tutti gli oggetti rinvenuti nello scavo sono oggi conservati al Museo del Louvre.
Bibl: M. Clerc, Les ruines d'Aegae en Eolie, in Bull. Corr. Hell., X, 1886, p. 275; XI, 1887, p. 391; XV, 1891, p. 213; R. Bohn-C. Schuchhardt, Altertümer von Aegae, in Jahrbuch, II, Ergänzungsheft, Berlino 1889; G. Hirschfeld, in Pauly-Wissowa, I, c. 944 s., s. v., n. 5; R. Martin, L'urbanisme dans la Grèce antique, Parigi 1956, pp. 154-155.