Vedi AIHOLE dell'anno: 1958 - 1994
AIHOLE (v. vol. I, p. 175)
Il sito, nel distretto di Bījāpur (Karnataka), oggi un villaggio, noto nelle iscrizioni con il nome di Āryapura o Ayyavoḷe, fu per un certo periodo di tempo la capitale della «Prima Dinastia dei Cāḷukya Occidentali» che, salita al potere intorno al 543/4 d.C., era destinata a regnare sulla maggior parte del Deccan fino alla metà dell'VIII secolo. La produzione artistica di Α., strettamente collegata con quella di Bādāmi, può essere suddivisa in due periodi, corrispondenti alle vicissitudini politiche della dinastia: il primo, compreso fra il 543/4 e il 642, e il secondo fra il 654/5 e il 757. È essenzialmente hindu, fatta eccezione per alcune costruzioni jaina e un vihāra (monastero) buddhistico.
Architettura rupestre. ― Le grotte rupestri di Α., insieme a quelle di Bādāmi, sono fra le più antiche che mostrino le caratteristiche del c.d. stile meridionale o dravidico, con, p.es., і pilastri con capitello a forma di semplice kumbha (vaso o cuscino), in contrapposizione a quelli del c.d. stile settentrionale, dove esso ha la forma di un pūrṇaghaṭa (vaso colmo di una pianta che ne trabocca). Sono cinque monumenti, due hindu, due jaina e uno buddhistico (quest'ultimo originariamente considerato jaina fino a quando l'identificazione con il Buddha di una delle immagini ivi scolpite ha portato a rivederne l'attribuzione). Secondo alcuni la grotta buddhistica, per lo meno nel suo nucleo originario, risalirebbe al V sec., mentre altri sono propensi per una datazione più tarda e considerano invece come la più antica la grotta hindu di Rāvaṇa Phadi (originariamente fatta risalire a epoca Pallava), attribuita alla metà del VI secolo. Quest'ultima consta di un ambiente centrale quadrangolare, al quale si accede mediante una veranda e sul quale si affacciano, a destra e a sinistra, due ambienti e, in fondo, il garbhagṛha о sanctum (con il liṅga simbolo di Śiva), che sembra fosse preceduto da un'anticamera (la parete divisoria è crollata). La grotta è famosa per le sculture che ne decorano le pareti e il soffitto.
Templi. ― Ad alcuni di essi guardarono і primi studiosi per una eventuale derivazione dei templi dalle ipotizzate «coperture piane» gupta del Nord dell'India e attribuendo ai primi un'antichità maggiore di quella oggi ritenuta comunemente più attendibile, anche se la questione rimane tuttora controversa. Recenti studi hanno invece mostrato che і templi cāḷukya considerati come і più antichi sono in realtà più tardi e che probabilmente nessuno di essi aveva una «copertura piana». I templi di A. possono avere il vimāna (sacello) a pianta rettangolare о quadrata (più rara), con il garbhagṛha al centro o al fondo di questo ambiente, il quale, a sua volta, può essere preceduto da un maṇḍapa (sala ipostila) e da un ardhamaṇḍapa (portico a colonne). In corrispondenza del sanctum, all'esterno, si trova una sovrastruttura (śikhara) che può, dal punto di vista stilistico, essere di due tipi: «settentrionale», cioè di tipo conico-convesso e solitamente sormontata da un elemento a forma di vaso, oppure «meridionale», cioè ottagonale, rotonda о quadrata, a successione di terrazze ad andamento piramidale. Le pareti dei templi possono essere di tre tipi: a) «muri a pilastri» in cui questi ultimi, incorporati nel muro, hanno una funzione strutturale: si tratta di grandi pilastri a mensola che reggono la trabeazione e il cui spazio intermedio è riempito da muratura a conci; b) muratura a conci convenzionale: non vi sono pilastri; il muro ha un andamento piano; і blocchi di pietra sono uniformi, rettangolari; c) «muri a pilastri» in cui questi, a differenza dei precedenti, sono semplicemente addossati ai blocchi di pietra delle pareti, senza alcuna funzione strutturale. I blocchi di pietra variano per forma e dimensione. Le pareti possono essere lisce, oppure articolate in una serie di rientranze e sporgenze.
A differenza dei più tardi templi dell'India settentrionale e meridionale, in quelli cāḷukya viene sottolineata l'orizzontalità. I grandi ambienti a pilastri hanno in genere coperture piane. Rispetto ai templi gupta e post-gupta, qui la decorazione scultorea ha un ruolo maggiore con immagini che appaiono ben distinte e spaziate.
Nel gruppo più antico di A. rientrerebbe una serie di templi un tempo considerati, insieme ad alcuni di Bādāmi, come і più antichi in pietra dell'India meridionale e fatti risalire variamente a un'epoca compresa fra la metà del V e la metà о la fine del VI secolo. Secondo G. M. Tartakov due sono і templi che rientrerebbero in questo gruppo: il «Tempio Meridionale» del complesso del Rāvaṇa Phadi e il tempio jaina di Mēguṭi, che reca un'iscrizione del 634/5 ed è il più antico tempio in pietra datato in stile «meridionale» dell'India. Quest'ultimo, che ha delle aggiunte di epoca posteriore, nella sua struttura originaria, è un sāndhāra viimāna, cioè un sacello (a pianta quadrata) con un corridoio circumambulatorio (i muri divisori sono un'aggiunta) delimitato, all'esterno, dalle pareti del sacello. All'ambiente si accede mediante un maṇḍapa rettangolare poco profondo, a sua volta preceduto da un ambiente quadrangolare (di epoca posteriore), con sedici pilastri. Il tempio è a due piani, dei quali quello superiore non sembra facesse parte della struttura originaria. Probabilmente aveva una copertura simile a quella del tempio visnuita del «North Fort» di Bādāmi, in stile «meridionale». Le pareti del tempio sono articolate verticalmente in una serie di pannelli, alternativamente rientranti e sporgenti, і secondi a forma di nicchie (sopra le quali sono scolpite piccole «cupole» «meridionali»), probabilmente destinate ad accogliere immagini, oggi scomparse. Del gruppo più tardo fa parte il Lāḍ Khān, originariamente considerato come uno dei templi più antichi e che sembra risalire invece alla fine del Vll-inizi dell'VIII secolo. Rientra fra quelli con і «muri a pilastri» del primo tipo. Probabilmente dedicato a Sūrya-Nārāyaṇa, come è evidente dalla piccola edicola sul tetto con і rilievi delle due divinità, è a pianta quadrata e aperto sui due fianchi. Al centro dodici pilastri sorreggono un «lanternino» e racchiudono a lora volta quattro pilastri, і quali formano un altro quadrato. Il sanctum con il liṅga della parete di fondo sembra essere un'aggiunta posteriore. L'ambiente è preceduto da un grande porticato rettangolare a pilastri. Tipici della produzione cāḷukya sono i lastroni in pietra del tetto, separati da elementi simili a ceppi, sempre in pietra, che fanno pensare a prototipi lignei. Il c.d. Tempio di Durgā, anche se non unico nella zona, si differenzia dagli altri per la pianta absidale. Tutto intorno si trova un corridoio deambulatorio delimitato, all'esterno, da una serie di pilastri e, all'interno, da una parete che lo separa dal vimāna e che è decorata con sculture viṣṇuite e śivaite, fra le quali la famosa Durgā Mahiṣasuramardinī («che uccide il demone Mahiṣa») che mostra affinità stilistiche con le precedenti scuole del Deccan occidentale. All'ambiente centrale si accede dal porticato; è pilastrato e ha il sanctum con uno stretto passaggio deambulatorio che lo separa dalla parete esterna. Il sanctum è sovrastato da uno śikhara che, contrariamente a quanto un tempo sostenuto, sembra facesse parte della struttura originaria. Fra і numerosi altri templi sono da ricordare infine і quattro del gruppo Kuṇṭi, originariamente considerati come і più antichi del sito. Quello di SE, che secondo le ultime teorie risale alla fine del VII inizî dell'VIII sec., ha, in alcune sue parti, una decorazione simile a quella del Lāḍ Khān e presenta somiglianze con quello di Durgā. Sembrano risalire alla metà dell'VIII sec. і templi a NO e a SO, il primo dei quali ha una pianta simile a quella del Lāḍ Khān, mentre il secondo ripete lo stesso schema di quello a NE così come era nella sua struttura originaria e cioè con un maṇḍapa quadrato diviso in recessi da quattro pilastri centrali.
Scultura. ― Si possono individuare due tendenze stilistiche. In un primo gruppo rientrano і rilievi della grotta Rāvaṇa Phadi. Fra le sculture più importanti vanno ricordati lo Śiva Naṭarāja («Re della danza») e le Saptamatṛka («Sette Madri») che, insieme ad altre, per і loro copricapi estremamente allungati, avevano originariamente fatto pensare a un influsso della più tarda produzione dei Pallava (che conquistarono Bādāmi nel 642). Secondo altri, dal punto di vista stilistico, esse si avvicinerebbero piuttosto alla produzione dell'India occidentale e del Maharashtra del VI secolo. In realtà, nella resa allungata degli arti, nel panneggio a sottili linee incise parallele e nella loro linearità farebbero piuttosto pensare a un'eco dell'arte di Amarāvatī. Altri gruppi scultorei si avvicinano, per il loro stile, alla produzione tardo-gupta e post-gupta dell'India settentrionale come, p.es., le due immagini di divinità del tempio Malegitti Śivālaya. La trattazione manieristica delle figure d'accompagno, nelle loro posizioni probabilmente derivate dal teatro о dalla danza, richiama, p.es., quella dei personaggi che si trovano al di sotto del Viṣṇu Anantaśāyin di Deogarh. Tipico tratto «settentrionale» è anche il modo in cui la parte terminale della veste delle figure volanti si volge verso l'alto. In molte delle coppie che ornano і pilastri esterni del Tempio di Durgā si nota una predominanza dei volumi sulle linee, pur conservandosi un'aderenza ai modelli post-gupta nel loro «manierismo» e negli elaborati copricapi. Queste figure, di finissima fattura, sono state messe in relazione con quelle, più pesanti e meno rifinite, del tempio Lāḍ Khān, che ne sarebbero un adattamento locale. D'altra parte le sculture del Lāḍ Khān, per la resa plastica degli arti inferiori dei personaggi, sono state avvicinate a un altro gruppo del Tempio di Durgā, sempre su pilastri, tanto da far pensare alla stessa mano esecutiva.
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