Aimeric de Peguilhan (Namericus de Peculiano)
Trovatore (secc. XII-XIII), tolosano, citato da D. fra i dictatores illustres in VE II VI 6. Secondo la biografia provenzale A. era figlio di un drappiere di Tolosa (Peguilhan è nella regione di Saint-Gaudens); nella sua vita errabonda fu ospite di diverse corti, fra cui quella del re " n'Anfos de Castella " (forse Alfonso IX di Castiglia), dove rimase a lungo; poi, probabilmente in seguito alla crociata contro gli Albigesi, lasciò la sua terra d'origine e si recò in Italia, dove fu presso Azzo VI d'Este (morto nel 1212) e Guglielmo Malaspina (morto nel 1220), la morte dei quali cantò in due planhs. Di questo trovatore rimangono circa cinquanta componimenti di vario genere, soprattutto canzoni.
Quella che D. cita, Si com l'arbres que per sobrecarcar (nei testi moderni Sicum l'albres que per sobrecargar), dedicata al re di Castiglia (cinque strofe, ciascuna di otto endecasillabi rimati ABBA CDDC, più una tornada di due versi) non si discosta dalla tematica amorosa tipica della lirica provenzale più tarda, ma mostra una struttura agilmente impostata sullo sviluppo di similitudini immaginose e di antitesi arricchite dall'uso frequente di iterazioni sinonimiche. La seconda strofa è occupata da una giustificazione, di tono sentenzioso, della follia amorosa, che non sembra rispondere agli ideali di D., poeta della rettitudine. D. scelse questa canzone in base a criteri di qualità stilistica; infatti la citazione di A., testimone di una tradizione giunta al suo estremo sviluppo formale più che creatore originale, rispondeva alle necessità dell'esemplificazione specifica (V. SI COM L'ARBRES).
A un verso (14) della canzone En greu pantais, "Qu' ieu fuig mon pro e vauc seguen mon dan ", è stato opportunamente accostato il v. 110 di If II a far lor pro o a fuggir lor danno.
Bibl. - Su A. de P., oltre alla bibl. fondamentale sui trovatori: The Poems of A. de P., edited and translated with introduction and commentar, by W P. Shepard and F.M. Chambers, Evanston (Illinois) 1950; W.P. Shepard, Studies for W.A. Read, Lousiana State University 1940, 174-182. Per i rapporti fra D., A. de P. e i trovatori provenzali in generale, vedi: H.J. Chaytor, The troubadours of D., Oxford 1902, 172-173; C. De Lollis, D. e i trovatori provenzali, in " Flegrea " I (1899) 322 ss.; E. Monaci, Poesie in lingua d'oc e in lingua d'oïl allegate da D. nel " De vulgari eloquentia", Roma 1909; E. Hoepffner, D. et les troubadours, in " Etudes italiennes " IV (1922) 193 ss.; H. Hauvette, D. et la poésie provençale, in La France et la Provence dans l'œuvre de D., Parigi 1929, 107 ss.; A. Schiaffini, Lingua e tecnica nella poesia d'amore dai Provenzali al Petrarca, in " Cultura neolatina " III (1943) 149 ss.; A. Viscardi, La poesia trobadorica e l'Italia, in Problemi e orientamenti, IV, Milano 1948, 1 ss.; A. Schiaffini, D. e i trovatori, in Letture del " De vulgari eloquentia " di D. (corso univ.), Roma 1959; S. Santangelo, D. e i trovatori provenzali, Catania 1921 (19592) (rec. di G. Bertoni, in " Giorn. stor. " LXXXII [1923] 372 ss.); R.M. Ruggieri, Tradizione e originalità nel lessico " cavalleresco " di D.: D. e i trovatori provenzali, in L'umanesimo cavalleresco italiano da D. al Pulci, Roma 1962, 67 ss.; G. Folena, Vulgares eloquentes. Vite e poesie dei travatori di D., Padova 1961; T.G. Bergin, Dante's Provençal Gallery, in " Speculum " XL (1965) 15 ss.