CANTONI (Cantono), Aiolfo
Tipografo milanese che si trasferì a Napoli nell'ultimo decennio del sec. XV e vi esercitò anche il commercio librario, come si ricava da un documento che lo qualifica "mercator librorum" concedendogli (4 marzo 1494) la "littera passus", ossia la franchigia per il trasporto dei suoi libri. Il C. possedette due sole serie di caratteri rotondi: un 106R caratteristico ed un 107R, molto più bello, somigliante al 107R del Moravo. La sua insegna editoriale appare ben disegnata ed ha il monogramma AYO/Ca nel centro di un rettangolo. Fu l'unico tipografo napoletano ad usare una carta fabbricata appositamente per lui, nella quale si vedono chiaramente le lettere A C, iniziali del suo nome e cognome.
La prima edizione nota del C. è quella delle Institutiones grammaticae del protonotario apostolico M. Sinulphus finita di stampare "Kal. decembris Mcccclxxxxi". A questa edizione seguì quella del compendio di sonetti di Girolamo Perleone romano: è un in-4º di 142 cc. che il C. dichiara aver stampato "ad persuasionem et mandato del s. Infante Don Federico de Aragonia"; la sottoscrizione è "Fine con la diuina gratia del canzoneri dicto il Perleone del Rustico Romano impresso in la cipta di Napoli per Aiolfo de Cantono da Milano Adi x de martio Mcccclxxxxii Anno Christi" (sic). Pochi mesi dopo produsse L'Aquila di Leonardo Aretino (Bruni) nel testo italiano che l'autore medesimo aveva volgarizzato dall'originale in latino; la sottoscrizione è: "...impresso o uero stampato a Napoli per lo Magnifico Ayolfo de Cantono Cittadino de Milano. Nell'anno Domini Mcccclxxxxii a di xxvii de Iunio"; segue l'insegna tipografica. La c. 9b è inquadrata da una elegante bordura xilografica (mm 216 × 149) che raccoglie il titolo "Opera intitolata la Aquila" ed una incisione che rappresenta un'aquila; a c. 10a altra bordatura (mm 253 × 195), di ispirazione ispano-moresca, già adoperata a Napoli da due tipografi non identificati per il Pentateucus del 1491 e per la Bibbia in ebraico s.d.
Negli anni successivi, sino al 1496, allo stato attuale delle ricerche bibliografiche, appare che il C. non abbia nulla pubblicato, benché continuasse nel commercio dei libri. A New York, nella J. P. Morgan Library (Cat. bibl. Morgan, 464), è l'unico esemplare noto di un Officiumb. Mariae Virginis "impressum Neapoli p. Ayolphum de Cantono Ciuem Mediol. Anno Domini Mcccclxxxxvi Die xxii Mensis Martii"; è un in-4º di cc. 128 (esemplare stampato su pergamena) in rosso e nero, 6 figure in xilografia e 12 bordure, insegna editoriale in rosso. L'ultimo prodotto noto del C. è l'Orbis breviarum di Zacharias Lilius, ristampa dell'edizione fiorentina del Miscomini (1493); la sottoscrizione è: "...exactissima pressit diligentia Ayolphus de Cantono Mediolanensis Neapoli anno Salutis Mcccc lxxxxvi V idus Nouembris". È un in-4º di cc. 112, bordura xilografica (mm 189 × 132) a fregi decorativi di stile rinascimentale.
Il Chioccarelli - e sulla sua scorta altri bibliografi che però non videro il libro - citano del C. una edizione stampata nel 1496: Li stilliferi sermoni della Concezione della gloriosa beata Vergine Maria composto da Domenico da Ceprano.
Della stessa famiglia sono forse altri librai-stampatori attivi in varie città d'Italia: il più noto è Gaspare, attivo a Milano e a Casale attorno al 1480. In un rogito del notaio milanese Vincenzo de Electa (1517) figura un Andrea de Cantono libraio; in un protocollo del notaio M. Laudario (1480) si fa cenno ad un "Ambrosius de Cantono mediolanensis librarius". Di un Antonio de Cantono si conoscono edizioni che vanno dal 1534, ma sono ben poche, e di poco conto.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Collaterale partium comm., vol. VI, c.166; vol XXVI c. 86; Notarile,Prot. Nicolò Ambrogio Casanova: anni 1492-94, c. 331; Arch. di Stato di Milano, Notarile,Prot. di V. de Electa, a. 1517, c. 1606; Prot. M. Laudario (1486) c.n.n. (a metà circa del volume); B. Chioccarelli, De illustribus scriptoribus..., I, Venezia 1721, p. 146; L. Giustiniani, Saggio storico-critico della tipografia nel Regno di Napoli, Napoli 1793, p. 72; M. Fava-G. Bresciano, La stampa in Napoli nel sec. XV, I, Lipsia 1911, p. 101; II, ibid. 1912, p. 158; Id., I librai di Napoli durante il Rinascimento, in Arch. stor. delle provv. napoletane, XX (1934), p. 333; G. Bresciano, Le insegne dei tipografi napoletani dei secc. XV e XVI, in Boll. del bibliofilo, I (1919), p. 95; K. Haebler, Typenrepertorium, II, Halle 1926, p. 66, tav. XLVI; G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Firenze 1905, p. 68; L. Hain, Repertorium bibliogr., n. 14792; P. Kristeller, Die italien. Buchdrucker und Verlegerzeichen bis 1525, n. 111.