Vedi AION dell'anno: 1958 - 1994
AION
(v. vol. I, p. 175). - Non divinità, ma concetto subordinato a quello di Chronos secondo la definizione datane in età classica da Euripide (Heracl., V. 900: χρόνου παις); «Tempo trascendente e assoluto», eternità immobile e una per Platone (Tint., 37d), contrapposto a Chronos, il Tempo empirico in movimento continuo, che ne è l'immagine; «principio cosmico immobile e immutabile», ἀθάνατος καὶ θειος, «qualità stessa del Cielo» per Aristotele (Cael., I, 9, 279а, 22 ss.; II, I,283b, 26 ss.), in opposizione al tempo come principio del movimento e della mutazione. Al di là di queste definizioni della nozione astratta di Α., studi di linguistica comparata hanno portato a una precisazione del senso primo del termine Α., da cui si sarebbe sviluppato il concetto del Tempo eterno: «midollo come sede della vita», quindi «forza vitale». Da qui si sarebbe evoluto nella lingua greca il significato di «durata di una vita umana», quindi «durata di generazioni» per pervenire al concetto di «tempo non limitato, che scorre incessante», «eternità». In epoca ellenistica, sulla scia della definizione già datane da Aristotele, si insisterà sull'aspetto di A. quale massima potenza celeste, «immobile e immutabile»: così nell'Inno a Roma della poetessa Melinno, A. è presentato come somma potenza cosmica personificata. Egli solo, come il Cosmo a cui viene assimilato, è «per natura divina semidentico a se stesso»: «senza inizio, metà, e fine», «estraneo al mutamento», «ergàtes della natura divina», come riferito nella celebre dedica ad A. da Eleusi, posta «per la dominazione di Roma e la permanenza dei misteri».
Per cercare di pervenire a una comprensione la più «allargata» possibile della complessa natura di Α., non sono da trascurare, pur se legate a un milieu religioso sincretistico di età romana avanzata, le testimonianze fornite dai papiri magici: qui, p.es., il nome di A. si trova spesso impiegato come mero attributo della suprema divinità, o può egli stesso essere l'entità suprema e primigenia, l'anima del Cosmo, αἰωναΐε Αἰών (Pap. Gr. Mag., , 201), παντοκράτωρ θεός (Pap. Gr. Mag., XII, 238 ss.), kosmokràtor (Pap. Gr. Mag., IV, 2194 ss.). Ma, come nei testi ermetici e negli oracoli caldaici, può risultarne distinto, definendosi nella figura di un dèuteros theòs, ipostasi divina, legato alla generazione. «Dispensatore di ricchezza» πλουτοδότα Ἀ., ἱερέ Ἀγαθέ Δαίμων è invocato in Pap. Gr. Mag., IV, 3167 ss.
A stare allo Pseudo-Callistene (I, 33, 2), che deve riportare un'antica tradizione alessandrina, A. Ploutònios, invocato con il nome di Agathòs Dàimon, era la divinità protettrice di Alessandria a partire dal momento stesso della fondazione della città: in virtù della sua natura frugifera dispensatore di ricchezza (e pertanto assimilabile a Serapide: cfr. qui n. 5), egli era il garante della stabilità della città sede del suo culto.
In assenza di ogni evidenza fornita dalle fonti, del tutto da accantonare, invece, è il collegamento di A. con la divinità del Tempo eterno, di origine persiana, della religione mitriaca e con il Chronos orfico.
A differenza della visione cristiana del Tempo, che vede un inizio e una fine, la concezione del tempo nel mondo antico si basava sull'idea della sua ciclicità: l'eternità può essere definita come una durata senza limiti che perennemente ricomincia. A questo stesso principio si conforma anche l'immagine del serpente che si morde la coda (òphis ourobòros), o di Saturno con l'ourobòros, come p.es. descritto da Marziano Capella (Nupt. Mere, et Philol., , 70).
Il fatto che il radicale di αἰών ritorni anche nel latino iuvenis fornisce un'inconfutabile prova a sostegno dell'incidenza dell'idea di rinnovamento perpetuo nella definizione del Tempo. Altrimenti detto: il concetto di eternità risulta indissolubilmente legato all'idea di renovatio (παλινγενής è detto A. in Pap. Gr. Mag., VII, 510). è superfluo sottolineare il ruolo che la nozione e l'immagine del tempo eterno, in questa accezione, hanno avuto nella propaganda politica: è il Saeculum Frugiferum, latore di pace e giustizia, simboleggiante l'idea di un miglior ordine del cosmo e del ritorno dell'età dell'oro. Il Saeculum Frugiferum о Saeculum Aureum (o Aetas Aurea) non può che essere considerato la controparte «occidentale» e «imperiale» dell'A. Ploutònios alessandrino.
L'immagine di A. con lo zodiaco che le Stagioni si apprestano a varcare, traduce in termini figurativi l'idea frugifera del tempo che in eterno, periodicamente, si rinnova; presiedendo alla regolare successione delle Stagioni, latore di frutti e messi annuali (Frugifer, Saeculum Frugiferum), egli si fa garante di un'epoca di universale prosperità (Temporum Felicitas). La congettura che anche l'iconografia sia di matrice ellenistica, già sostenuta dalla definizione iconografica delle Horai e dal loro collegamento con il cerchio zodiacale, è fortemente avvalorata dal riconoscimento che tanto il mosaico di Mérida (n. 3 = n. 7) che quello di Silin (n. 8) non sono composizioni originali, ma «copie» di un'originaria ellenistica, possibilmente elaborata in ambito lemaico.
L'esistenza di un archetipo da cui sarebbero derivati, in aree geografiche del tutto indipendenti, і due mosaici, è assicurata dalla loro impressionante vicinanza iconografica: non si può infatti trattare, nel caso dell'esemplare di Mérida, di un'«originale» elaborazione dell'impaginato, per il semplice fatto che lo stesso tipo di composizione ritorna, ma abbreviato, anomalo nel taglio e inquinato da un numero di incongrui iconografici, nella redazione tripolitana, cronologicamente anteriore.
La connessione con le Stagioni, tema iconografico tra і più diffusi nella produzione musiva africana, può senza dubbio dare ragione della fortuna dell'immagine di A. / Saeculum Frugiferum in quest'area. Sulle monete di Settimio Severo Saeculum Frugiferum, deus patrius di Hadrumetum, è rappresentato come un giovane nudo con mantello che ricade sotto і fianchi, provvisto dei simboli del potere cosmico e della fertilità. La sua accezione frugifera ricollega alla suprema divinità del pantheon fenicio-punico venerata in Africa, Ba'al-Saturno.
È il tipo di A. con la ruota zodiacale e le Stagioni l'immagine che, con alcune integrazioni iconografiche (p.es. il globo sormontato dalla fenice) e aggiustamenti di significato (come su un medaglione bronzeo di Severo Alessandro e Giulia Mamea e su un solido di Costantino il ruolo del Tempo eterno può essere assunto dall'imperatore stesso), viene adottato dalla propaganda imperiale sul ritorno dell'età dell'oro. Nella monetazione la personificazione, accompagnata, quando c'è, dalla leggenda SAECVLVM AVREVM o da altre di contenuto affine, è documentata solo a partire dall'età di Adriano (nn. 15-16), ma con una ripresa di quelle idee propagandistiche sul ritorno dell'età dell'oro già pienamente elaborate dall'epoca del secondo Triunvirato (si confronti, oltre al testo dell'iscrizione di Eleusi, l'aureo di M. Antonio emesso dalla zecca di Roma nel 42 a.C., raffigurante un genio nudo, il capo circondato dai raggi, con grandi ali dorsali, il piede destro appoggiato sul globo, corredata della cornucopia e del caduceo). Che, in particolare, aetas aurea possa considerarsi espressione molto vicina ad A. Ploutònios è provato oltre ogni dubbio dalla sua etimologia: il termine infatti discende da aevum, che le fonti antiche (Varro, Lingua Lat., VI, II; Cens., XVI, 3 ss.; Apul., Plat., 201) assicurano essere il corrispettivo latino di Aion. Si possono ancora richiamare le monete di Antonino Pio emesse nel 138/139 dalla zecca di Alessandria, recanti sul verso l'immagine della fenice, la testa circondata da un nimbo con sette raggi, simbolo solare e di eternità legata all'idea di una perpetua rinascita, accompagnata dalla leggenda ΑΙΩΝ: giunto a compimento un ciclo sotiaco di 1461 giorni, viene celebrato l'inizio di un'era nuova.
Nell'elaborazione della figura «frugifera» del Tempo eterno con l'attributo dello zodiaco, fondamentale è stata senz'altro l'assimilazione di A. al Sole: A. tende a divenirne un epiteto, meglio ancora un suo attributo funzionale. Ai testi dei papiri magici, dove viene invocato con il nome di A. (p.es. Pap. Gr. Mag., IV, 2197 ss.), fa riscontro un passo dell'Inno a Mandulis. Tale divinità solare, venerata certamente già in età tolemaica anche se il testo non risale a prima dell'avanzato sec., a Talmis in Nubia, risulterebbe pienamente integrata nell'orizzonte di pensiero tardo-ellenistico. Helios, apànton basilèus, viene qui invocato con il nome di A. pantokràtor. Nell'/nno a Physis attribuito al poeta cretese Mesomedes vissuto al tempo degli Antonini, A. risulta palesemente caratterizzato come divinità solare. Invocato come «dominatore della volta celeste eterna» (αἰωνοπολοκράτωρ: Pap. Gr. Mag., I, 202), viene anche definito «signore dei diademi ardenti» (δεσπότης των πυρίνων διαδημάτων: Pap. Gr. Mag., IV, 520 s.), cioè della traiettoria celeste: evidente assunzione di una mansione specifica di Helios. Secondo una notizia di Epifanio (adv. Haer., LI, 22), ogni anno nel Korèion di Alessandria, nella notte tra il 5 e il 6 gennаio, veniva inscenato il rito della nascita di Α., non senza connessione con la divinità egizia della vegetazione, Osiride: palese è il riferimento all'inizio del nuovo anno quando, secondo il vecchio calendario tebano, il sole, raggiunto il punto del solstizio d'inverno, riprendeva la sua corsa ascendente verso l'orizzonte.
Si è voluto riconoscere nella personificazione del Tempo con la ruota zodiacale, spesso accompagnato dalle Stagioni e solitamente in aspetto di giovane, una figura in netta contrapposizione con la documentazione iconografica che del Tempo eterno dà l'immagine di un vecchio: come, esemplarmente, sul rilievo di Afrodisia (n. 1) che riproduce la personificazione nel convenzionale aspetto del vetustus dierum. Equivoco grave, che ha condotto al riconoscimento di due tipi iconografici per la personificazione del Tempo: da una parte la figura del Tempo come giovane, imberbe, corredato sovente del cerchio zodiacale e accompagnato dalle Stagioni, la cui formulazione, secondo і più, andrebbe riportata all'età imperiale e ad ambito occidentale, e con crescente consenso etichettata con il nome di Annus (cfr. nn. 12-14, 17, 20-22, 26-28), dall'altra l'A. vecchio e barbato, nella sua facies «greca», diffuso appunto nella parte orientale dell'Impero.
È ben vero che ad A. risultano variamente adattati un tipo fisico «vecchio» (nn. 1-5) e uno «giovane» (n. 7 ss.). Ma, a prescindere dal fatto che in alcuni casi la distinzione si rivela del tutto ingiustificata (né l'A. del mosaico di Antiochia, n. II, né tanto meno quello di Šahba-Philippopolis, n. 10, in cui anzi la figura del Tempo eterno è ritratta senza barba, hanno la facies del vecchio), la contraddizione tra queste due immagini è solo apparente. Nei testi letterari, infatti, molto si insiste sulla «duplice natura» di Α., giovane e vecchio (ττοικιλόμορφος: Nonn., Dionys., VII, 23). Come espresso da Nonno (Dionys., III, 255 s): «il Tempo eterno, che eternamente ritorna indietro su se stesso, abbandona il suo aspetto di vecchio per tornare giovane». Maggiormente incisiva, per і dettagli con cui la figura del Tempo eterno è restituita, risulta la testimonianza di Giovanni di Gaza (VI sec. d.C.) che descrive la complessa composizione, di impianto cosmico, posta a decorazione di una terma della sua città (Ekphr., I, 137 ss.): Α., seduto sull'Olimpo (145 s.), è definito ττατροττάτωρ (139), ma descritto come un giovane fiorente di radiosa bellezza (138: αμφιθαλής; 146: αρτιθαλής; 149: θαλερόν δέμας). Vale anche la pena di ricordare che sulle monete emesse da Settimio Severo illustranti il Saeculum Frugiferum, deus patrius di Hadrumetum, la personificazione, oltre che come giovane, è riprodotta nel tradizionale aspetto del vecchio Ba'al fenicio; parallelamente, se predominante è sui mosaici africani, nella relazione con le Stagioni, l'immagine del Tempo in aspetto di giovane (nn. 22-24, 26-28), non è sconosciuta quella di uomo già avanti negli anni, ancorché vigoroso (n. 25).
Il motivo di A. intento a far girare la ruota del tempo («il cammino della vita») si incontra già in Pindaro, Isth., VIII, 14 s. Ma è Nonno (Dionys., XXXVI, 422) che, grazie all'esplicito riferimento alle Stagioni che compongono il Tempo («facendo girare la ruota del tempo stagionale»), sembra fornire l'immagine più vicina alla documentazione iconografica (in particolare nn. 7-10). Sebbene come tale non nominata, è tuttavia quanto meno verosimile che l'attributo della ruota zodiacale fosse in origine presente a corredare la figura di A. seduto sull'Olimpo, quale descritto nel passo già ricordato di Giovanni di Gaza (I, 133-167), prossimo all'immagine conosciuta dai mosaici non solo nell'aspetto fisico, ma anche nel particolare del mantello che lascia scoperta la parte superiore del corpo. Α., «il seminatore degli anni che trascorrono vorticosi», «girando intorno per incessanti cammini», «fa girare l'anno di dodici mesi e fa scorrere un anno nell'altro, procedendo serpeggiante senza far rumore».
Precipua dell'iconografia di età imperiale è la figura giovanile stante all'interno della ruota che reca incisi lungo la banda esterna і segni zodiacali (nn. 15-16, 18-24). L'immagine può considerarsi una formulazione parallela dell'A. seduto, intento a imprimere movimento alla ruota zodiacale. Ma quello che è più interessante, è che qui è la valenza «solare» ad avere preso il sopravvento: la figura altri non è che Helios nella sua mansione di regolatore dell'eclittica solare, della rivoluzione del sole e delle stelle e della rotazione delle sfere celesti, creatore e governatore, pertanto, del tempo che eternamente si rinnova, secondo і ritmi dell'avvicendamento delle Stagioni. Egli è il dio frugifero (cfr., p.es., nn. 22-23) che garantisce prosperità e abbondanza di messi. Scontata la pertinenza dello zodiaco, che già si è visto attributo qualificante della divinità del Tempo eterno, a Helios. Il rapporto della divinità solare con le Horai e il ciclo dell'anno risulta già fissato in Platone (Respubl., VII, 516b). Ancora nel VI sec. d.C. Giovanni di Gaza, definendole «figlie di Helios (Ekphr., II, 361), descrive le Horai intente a rivolgere lo sguardo verso il «vicino luminoso del Cosmo» (ibid., II, 362 ss.) da identificare, con tutta probabilità, con il brèphos all' interno della sfera ruotante sostenuta da Atlante. Di tale relazione tra Helios e le Stagioni una eco impoverita può essere còlta in una pittura della necropoli vaticana: tutt'intorno all'immagine di Helios su quadriga, racchiuso nel tondo centrale del soffitto, si dispongono і busti delle Stagioni.
Nella mansione di regolatore dell'eclittica solare, Helios può prendere posto al centro dello zodiaco sia, come nel caso del brèphos sul pìnax di Giovanni di Gaza (Ekphr., I, 55 ss., 96 ss.), stante a volte ridotto al solo busto ― sia in atto di guidare la quadriga celeste. Il confronto con le numerose figurazioni che vedono Helios racchiuso nella ruota zodiacale (si consideri p.es. la miniatura delle Tavole di Tolomeo, ms. Vat. Gr. 1291, f. 9г: v. vol. iv, tav. a colori, s.v. Mesi) conduce a ritenere frutto di un semplice processo di banalizzazione la denominazione come Annus della personificazione al centro dello zodiaco nelle illustrazioni medievali. Ben si vede, pertanto, come sia da rigettare l'appellativo di Annus insistentemente riferito alla figura provvista dell'anello zodiacale. Quando introdotto come personificazione, valutato alla stregua delle altre frazioni del Tempo (giorni, mesi, stagioni, saecula), Annus in realtà si rivela privo della qualità di regolatore del corso del tempo che, invece, è assicurata dall'attributo della ruota zodiacale. Non è casuale che le fonti letterarie, piuttosto che alla personificazione di Annus, facciano riferimento alla «ruota dell'anno» (p.es. Sen., Herc, fur., 178-180; Philostr., Im., II, 34; Macr., Sat., I, 21, 13). Nel caso della pompé di Tolemeo II (Ath., v, 198, a-b), è evidentemente la cornice stessa della sfilata, e in particolare la sua cadenza quadriennale, a fornire la spiegazione della presenza di Eniautos, introdotto accanto alle Stagioni: alla stregua di Penteteris, la personificazione stessa della festa, era Eniautos, e non il Tempo eterno, a risultare funzionale all'occasione dell'avvenimento. La possibilità di trasferire la mansione di regolatore del corso stagionale dalla personificazione del Tempo eterno a quella di Annus è evidentemente contemplata nel caso delle celebrazioni per l'assunzione del consolato, relativo appunto a un determinato anno (cfr. Claud., Carm., I, 266-274). Una riprova che è il Tempo eterno a governare lo zodiaco è data dal confronto con l'immagine di Cristo entro la mandorla di luce: evidente la trasformazione dell'ellisse zodiacale, simbolo del percorso astrale del Sole, nell'aIone di luce soprannaturale che circonda Cristo, Dominus lucis. L'idea è quella del Cristo come vera luce e Sole spirituale (Sol Iustitiae): così, p.es., nella scena della Resurrezione (Firm., Err., 24, 4) e in quella della Trasfìgurazione dove, in particolare, lo splendore di Cristo viene assimilato a quello del Sole (Aug., Serm., LXXVIII, in PL, XXXVIII, c. 490).
Documentazione figurativa
I) Afrodisia, Museo. ― Monumento di C. Ioulios Zoilos, riferibile all'età tardorepubblicana o protoaugustea sulla base della documentazione epigrafica relativa al personaggio onorato. La figura di Α., nell'iconografia prossima all'immagine di Kronos-Saturno, è accompagnata dalla relativa iscrizione: v. vol.I , p. 176, fig. 262; A. Alfoldi, Aion in Mérida..., cit. in bibl., pp. 13-25, tav. 21 ss., con contributi di: K. Т. Erim, The Zoilos Friese, pp. 35-37, e di J. Reynolds, Zoilos: Epigraphic Evidence, pp. 38-40; LIMC,I , p. 401, n. 7, s.v., ill.; G. Zuntz, cit. bibl., p. 66 s.
2) Izmit (Nicomedia), Museo. ― Erma di marmo bianco, acefala (alt. cm. 108 c.a). Il busto del personaggio maschile, stante e frontale, desinente a forma di erma, è avvolto in un mantello che ricadendo da una spalla copre il braccio sinistro, lasciando libera l'altra parte del busto. Nella mano sinistra, protesa in avanti, esibisce il globo; abbassato lungo il fianco il braccio destro (perduto l'attributo). La presenza di tracce di barba e l'indicazione della pelle del petto rilassata indicano che si tratta di un uomo anziano. Sulla base dell'erma è incisa in lettere greche l'iscrizione ΑΙΩΝ.
3) Mérida, «Casa del Mitreo». ― Mosaico policromо con grandiosa illustrazione delle personificazioni delle forze del cielo, della terra e delle acque, distribuite secondo un impianto mirante a riprodurre la struttura del cosmo; da accantonare è l'ipotesi che l'assetto della composizione sia informato alla cosmologia mitriaca. L'attuale redazione musiva risulta assegnabile alla fine dell'età degli Antonini. La personificazione del Tempo eterno è raffigurata nelle alte sfere della composizione, a fianco di quella di Caelum ( = Cosmo) e en pendant di Chaos: barbato, con scettro e diadema, è ritratto in aspetto di somma divinità cosmica. Come anche denunciato dal legame con la personificazione giovanile di Cealum, in atto di posargli una mano sulla spalla, è il Tempo primigenio. Non può pertanto essere messa in dubbio la possibilità di riconoscere nella figura la personificazione del Tempo eterno, in questo caso designata come Saeculum: G. Becatti, in S 1970, pp. 679-681, s.v. Saeculum; A. Alfoldi, Aion in Mérida..., cit., . pp. 1-5, tavv. 5, 7a; M. H. Quet, La mosaïque cosmologique de Mérida. Propositions de lecture, Parigi 1981 (= Conimbriga, XVIII, 1979, pp. 5-103; XIX, 1980, pp. 33-99); LIMC, I, p. 402, n. 12, s.v., ill.; L. Musso, Eikon tou kosmou a Merida: ricerca iconografica per la restituzione del modello compositivo, in RIA, s. IIIa, VI-VIII, 1983-1984, pp. 151-190; M. Bendala Galán, in LIMC, III, 1986, p. 277, n. 2, s.v. Chronos.
4) Nea Paphos (Cipro), Casa di Α., triclinio. ― Grande mosaico dionisiaco, pannello centrale con illustrazione del «concorso di bellezza» che decretò la vittoria di Cassiopea sulle Nereidi, policromo, assegnato verso il secondo venticinquennio del IV sec. d.C. Della personificazione, in aspetto di uomo anziano, rimane la testa circondata dal nimbo, la mano sinistra in atto di stringere un lungo scettro e parzialmente la destra, protesa in direzione di Cassiopea, accompagnata in basso dall'iscrizione ΑΙΩΝ; la testa, barbata e con fluente capigliatura canuta, è sormontata da una corona di foglie: W. A. Daszewski, Dionysos der Erlöser. Griechische Mythen im Spätantiken Cypern, Magonza 1985, pp. 29-33, tav. a colori 7.
5) Vienna, Kunsthistorisches Museum. ― «Gemma Augustea»: nel personaggio di età avanzata con capigliatura a ciocche scomposte e barba fluente, stante nel registro superiore alle spalle della personificazione di Gea con i karpòi e affiancato da Oikoumene, può essere riconosciuta la personificazione del Tempo, nella sua facies di massima divinità cosmica: E. Simon, Augustus. Kunst und Leben in Rom um die Zeitenwende, Monaco 1986, pp. 160, 254, n. II con bibl., tav. II; W.-R. Megow, Kameen von Augustus bis Alexander Severus, Berlino 1987, p. 158, n. Α. 10, tavv. 3-4. A confronto possono essere richiamate le due figure stanti dietro al trono di Omero sul rilievo di Archelaos di Priene al British Мuseum (v. vol. I, p. 543, fig. 728), recanti і tratti fisionomici di una coppia di dinasti tolemaici ma dalle sottostanti iscrizioni contraddistinti come Oikoumene e Chronos: non vi è dubbio che, al di là della distinzione tentata dalla speculazione filosofica fra il tempo empirico e quello assoluto, nella personificazione di Chronos è prevalente l'accezione di «eternità».
6) Londra, British Museum. ― Ametista incisa: contrassegnata dall'iscrizione ΑΙΩΝ, testa barbata di prospetto, radiata e sormontata dal modio. La valenza frugifera è sottolineata dalla presenza di spighe, caduceo e serpenti. Evidente la contaminazione con l'immagine di Serapide: LIMC, I, p. 401, n. 8, s.v., con illustrazioni.
7) Mérida. ― Mosaico cosmologico (già cit. al n. 3): nel registro riservato all'illustrazione delle personificazioni dell'ordine naturale e temporale sottostante a quello cosmico, sono conservate, in stato frammentario, le Horai di Autumnus e Aestas, alle quali va associata la testa giovanile munita di ali alle tempie cui, a sua volta, andrebbe riferita la leggenda mutila AET (Aeternitas; Aetas Aurea); altamente probabile, soprattutto per il confronto con il mosaico di Silin (n. 8) che ne rappresenta una redazione abbreviata e impoverita, la restituzione della ruota zodiacale attraverso cui avanzavano le Stagioni. La divinità del Tempo eterno risulterebbe pertanto rappresentata due volte: nelle alte sfere della composizione, nella sua facies di massima divinità cosmica (cfr. n. 3: Saeculum) e, in aspetto di giovane provvisto della ruota zodiacale, in relazione con le Stagioni, espressione della valenza più prettamente frugifera della personificazione. È verosimile che il mosaico vada interpretato come derivazione da una composizione elaborata, in età ellenistica, in ambiente alessandrino, destinata a illustrare le potenze del cosmo soggette al dominio tolemaico, cooperanti all'instaurazione dell'età dell'oro.
8) Silin (Leptis Magna), villa marittima, vano 3. ― Mosaico policromo, assegnabile al secondo venticinquennio del II sec. d.C.: composizione allegorica inserita nel geometrico pavimentale in funzione di pseudoemblema. Da sinistra avanzano in direzione della personificazione del Tempo, come tale qualificata dalla presenza dello zodiaco che sorregge con entrambe le mani, le Quattro stagioni, in veste femminile, ciascuna accompagnata dal proprio karpós caratterizzata dai rispettivi attributi: già in atto di varcare la ruota Autunno, seguita dall'Estate, quindi la Primavera con il putto su una spalla; la teoria stagionale, avvolta nel mantello, la personificazione dell'Inverno. Giovane e muscolosa la figura di Α., di una coppia di ali poste tra le ciocche dei capelli bruni, seduto su un masso roccioso. Gli è accanto una figura femminile, di cui è esplicita la frugifera, in atto di poggiare una mano sulla sua spalla. Al di sopra di uno strato di nuvole si solleva la quadriga di Helios; direzione opposta avanza in volo una figuretta alata, verosimilmente da identificare con un Vento. L'assenza della biga di Selene, pendant costante della personificazione della luce del giorno in funzione di inquadramento cosmico, tradisce la derivazione di questo impaginato, nell'attuale redazione «ritagliato» in modo da corrispondere nelle dimensioni a un quadro da inserire nel pavimento, da un modello iconografico di impianto più articolato: O. Al mahjub, I mosaici della villa romana di Silin, in R. Farioli Campanati (ed.), III Colloquio Internazionale sul mosaico antico, Ravenna 1980, I, 1983, p. 302, sala D 3, tav. a colori; L. Musso, Eikon tou kosmou a Merida ..., cit., pp. -163, fig. 9; D. Parrish, Season Mosaics..., . cit. in bibl., p. 262, n.А-3; O. Al Mahjub, I mosaici della villa romana di Silin, LibAnt, XV-XVI,1978-1979 (1987), p. 72, tav. 23a; L. Musso, in La villa di Silin. Architettura, pittura e mosaici di una residenza marittima di età romana in Tripolitania, in corso di stampa.
9) Ostia, Museo Archeologico, deposito, dalla necropoli dell'Isola Sacra, tomba 101. ― Mosaico bianco e nero, assegnato ad età adrianeo-antoniniana: identificabile come Α., data la stretta somiglianza con le personificazioni ai nn. 7 e 8, la figura maschile nuda, imberbe, seduta su una roccia, in atto di sostenere la ruota zodiacale che le Quattro Stagioni, in aspetto femminile, si apprestano a varcare: nell'ordine, da destra a sinistra, Primavera, Estate, Autunno, Inverno. Al di sopra del gruppo personificazione semirecumbente maschile: G. Becatti, Scavi di Ostia, I. Mosaici e pavimenti marmorei, 1961, p. 307, tav. 82, in alto; LIMC, I, p. 402, n. II,s.v., con ill.; ibid., p. 800, n.10,s.v. Annus.
10) Damasco, Museo Nazionale Siriano, da Šahba (Philippopolis). ― Mosaico policromo con allegoria del Saeculum Aureum, riferito alla metà del sec. d.C.: Α., come tale contraddistinto dall'iscrizione, il capo cinto dal diadema, è raffigurato seduto in primo piano, il mantello ricadente dalla spalla sulle gambe, in atto di sorreggere con il braccio destro una ruota appoggiata sopra un piano (anello zodiacale). Alle sue spalle sono raffigurate stanti le Stagioni, accompagnate dall'iscrizione ΤΡΟΠΑΙ: anche se arretrate in secondo piano, palese è la loro relazione con la personificazione del Tempo eterno. Che non possa trattarsi di una composizione originale, coeva alla messa in opera della presente redazione musiva, è provato dalle incertezze nell'impaginato, molto evidenti, p.es., nello scollamento della figura di Α., come isolato in primo piano, rispetto alle Stagioni che, nel modello, dovevano evidentemente dirigersi verso l'anello zodiacale: riproduzione in vol., V, p. 225, fig. 313, s.v. Mosaico; J. Balty, Mosaïques de Syrie, Bruxelles 1977, p. 28 s., n. 9, con ill.; LIMC, I, p. 400, n. 3, ill.; E. La Rocca, L'età d'oro di Cleopatra, cit. in bibl., pp. 81-84, fig. 71.
11) Antiochia, Casa di A. e Chronoi. ― Mosaico policromo, assegnato alla metà del III sec. d.C.: la figura di Α., contraddistinta dall'iscrizione, seduta e intenta a reggere con la mano destra la ruota zodiacale, appare gravemente danneggiata e restaurata già in antico, integra la testa, con baffi e barba, і capelli scuri cinti da una corona di foglie e fili d'erba. A destra lunga klìne su cui sono raffigurate le personificazioni dei tre aspetti del Tempo empirico (Χρόνοι), differenziate nell'aspetto a seconda dell'età: Παρω(ι)χημένως, Ενεστώς, Μέλλων. Si tratta, verosimilmente, di una trasposizione in immagini di concetti discussi in circoli filosofici contemporanei, nutriti di idee neoplatoniche: D. Levi,Aion, in bibl., pp. 269-274, figg. 2-3, p. 312 s.; id.,Antioch Mosaic Pavements, Princeton 1947, I, p. 197 s., II, tav. 43, d; LIMC, I, p. 400, n. 2, s.v., con illustrazioni.
12) Arles, Musée Lapidaire, da Trinquetaille (Arles), villa. ― Mosaico policromo, riferito al III sec. d.C.: entro ottagono figura giovanile imberbe, dalla sviluppata muscolatura, a torso scoperto, verosimilmente seduta, interessata nella parte inferiore da un'estesa lacuna. Con il braccio destro sostiene l'anello zodiacale, mentre al fianco sinistro è appoggiato lo scettro; un diadema gli cinge il capo. La presenza dei busti femminili delle Stagioni all'esterno dell'ottagono indica che si è di fronte a una formulazione abbreviata, e adattata al differente impaginato «a compartimenti», dell'immagine del Tempo eterno con lo zodiaco che le Horai si accingono a varcare: LIMC, I, p. 800, n. 8, s.v. Annus, con ill.; D. Parrish, Annus – Aion in Roman Mosaics, Mosaïque romaine tardive, cit. bibl., pp. 11-25, spec. p. 13, tav. 4,4; H. Lavagne, Remarques sur l'Aion de la mosaïque de Sentiпum, ibid.,pp.27-40, spec. p. 31.
13) Trinquetaille (Arles), abitazione residenziale, triclinio. ― Mosaico «a compartimenti», policromo, riferito alla fine del II sec. d.C.: nel riquadro centrale figura analoga a quella del mosaico precedente; all'esterno, entro quattro pannelli, eroti stagionali. Giovanile e imberbe, di robusta costituzione, і capelli spioventi sulle spalle e la testa circondata da un nimbo, A. è raffigurato seduto su un trono con alto schienale; con la destra sostiene la ruota che reca indicati alcuni segni zodiacali, mentre nella sinistra stringe lo scettro: M. Gauthier, in Gallia, XLIV, 1986, pp. 397-402, n. f, fig. 27; J. M. Rouquette, Mosaïque du Génie de l'Année, in Revue d'Arles, I, 1987, pp. 89-93; C. Sintès, Fouilles récentes à Arles: un état de la question, in RA, 1989, pp. 205-207, figg. 2-3.
14) Reims, Porta di Marte, soffitto della volta centrale. ― Rilievo datato alla seconda metà del II-prima metà del III sec. d.C.: nel riquadro centrale figura giovanile seduta, con cornucopia e braccio sinistro sollevato a sostenere un attributo, accompagnata dalle Quattro Stagioni in aspetto di putti. Circondano il quadrato dodici pannelli illustranti le occupazioni agricole relative a ciascuno dei mesi dell'anno: H. Stern, Les calendriers romains illustrés, in ANRW, II, 12, 2, Berlino-New York 1981, p. 450, tavv.. 22-23; LIMC, I, p. 800, n. 9, s.v. Annus.
15) Medaglione bronzeo di Adriano. ― Sul verso figura maschile semipanneggiata, seduta, in atto di afferrare con la destra sollevata l'anello zodiacale entro cui è inserita. La presenza, esternamente alla ruota, in corrispondenza dei quattro punti dell'eclittica solare, delle figurette delle Stagioni, consente di ricollegare l'immagine alle altre raffigurazioni del Tempo eterno in veste di regolatore dell'eclittica solare e dei cicli stagionali: F. Gnecchi, I medaglioni romani, III, Milano 1912, p. 21, n. 105, tav. 147, 3-4; J. M.С. Toynbee, Roman Medallions, New York 1944, p. 92; G. M. A. Hanfmann,The Season Sarcophagus..., cit. in bibl., I, p. 250; II, p. 142 s., n. 79а.
16) Aureo di Adriano (121 d.c.). ― La leggenda saecĮulum] avr[eum] accompagna la figura di un giovane stante, il mantello ricadente dalla spalla, circondato da un anello (lo zodiaco) che egli sostiene con la mano destra, nella sinistra il globo sormontato dalla fenice, simbolo di palingenesi cosmica annunciarne l'avvento di una nuova età dell'oro: P. L. Strack, Untersuchungen zur römischen Reichsprägung des zweiten Jahrhunderts, II, Die Reichsprägung zur Zeit des Hadrian, Stoccarda 1933, pp. 100-102, n. 78, tav. I; LIMC, I, . 404, n. 22, s.v., con bibl. e ill.; F. ,Aiôn juvénile et l'anneau zodiacal: l'apparition du motif, in MEFRA, XCVI, 1984, I, pp. 7-28, . p. 7 ss., fig. I.
17) Medaglione bronzeo di Antonino Pio. ― Giovane stante con mantello ricadente sotto і fianchi, nella sinistra uno scettro (?), in atto di sorreggere con la destra il cerchio dello zodiaco attraverso cui avanzano le Horai; sulla destra, in basso, figuretta infantile con cornucopia (cfr. medaglione bronzeo di Commodo con leggenda felicitas publica e, di Probo, medaglione aureo con iscrizione temp[orum] felicitas): F. Gnecchi, I medaglioni romani, cit., II, p. 15, n. 54, tav. 48,9; p. 60, n. 75, tav. 83,3; I,p. 10, nn. 6-7, tav. 4,2; RIC, v, 2, . 80, п. 598, G.M.A. Hanfmann, The Season Sarcophagus..., cit., , p. 176 s., II, p. 143, nn. 80, 82, 83, p. 173, n. 440; A. Alfoldi, Aion in Merida ..., cit., p. 7 s., tavv.. II, b-c, 12,a-b-c-d; LIMC, I, p. 404 s., n. 24, s.v., con illustrazioni.
18) Salonicco, Arco di Galerio, pilastro B. ― Rilievo con scena del sacrificio compiuto da Galerio: alle spalle dell'«Augusto» Diocleziano figura giovanile stante, il mantello ricadente dalla spalla, il braccio destro sollevato con la mano appoggiata alla ruota zodiacale in cui appare inserito; come nel caso dell'A. raffigurato sul mosaico di Šahba-Philippopolis (n. 10), una benda gli cinge il capo. L'identificazione come Saeculum Aureum è avvalorata dal confronto con le monete: H. P. Laubscher, Der Reliefschmuck des Galeriusbogens in Thessaloniki, Berlino 1975, spec. pp. 54-56, tav. 40,2; L. Musso, cit. bibl., p. 44, fig. 34.
19) Ostia, necropoli dell'Isola Sacra, tomba 57. ― Affresco della volta, riferito al II . d.C.: nel tondo centrale della composizione, divisa in compartimenti, figura giovanile nuda, in atto di sostenere con entrambe le mani l'ellisse entro cui è inserita. In corrispondenza dei quattro pennacchi della volta і busti delle Stagioni: G. Calza, La necropoli del porto di Roma nell'Isola Sacra, Roma 1940, pp. 140 s., 320; A. Alfoldi, Aion in Merida ..., cit., p. I s., tav. Ib; LIMC, I, p. 402, n. 10, s.v.
20) Monaco, Glyptothek. ― Mosaico policromo proveniente da Sassoferrato (Sentinum), verosimilmente da un'abitazione, assegnabile alla fine del II-inizÎ del III sec. d.C.: all'interno della ruota decorata con і segni zodiacali, figura stante, nuda, di personaggio ancora giovane a giudicare dalla possente muscolatura, intento a trattenere con la mano destra il cerchio ruotante. Dati і pesanti restauri subiti dal mosaico, non sembra possibile stabilire con sicurezza la presenza delle ali «temporali». In primo piano, semirecumbente, Tellus circondata da quattro karpòi con attributi stagionali: R. Engelmann, Das Mosaik von Sentinum, in AZ, XXXV, 1877, pp. 9-12, tav. 3; H. Lavagne, Remarques sur l'Aion de la mosaïque de Sentinum, in Mosaïque romaine tardive, cit. in bibl., pp. 27-40, tav. I, 4; LIMC, I, p. 402, n. 13, s.v., con ill.; M. Donderer, Römische Mosaiken des Mittelmeerraumes in öffentlichen Sammlungen der Bundesrepublik Deutschland, in AA, 1990, pp. 166-168, 170, fig. 16.
21) Annaba (Hippo Regius, Algeria), abitazione. ― Mosaico frammentario, policromo, riferito alla seconda metà del ΙΙΙ-inizî del IV sec. d.C.: entro medaglione, la personificazione del Tempo, giovanile, il mantello ricadente da una spalla, è raffigurata stante a fianco della ruota zodiacale, che regge con la mano destra; appoggiata al braccio sinistro reca una cornucopia traboccante di frutti. Nel campo circolare tralci con fiori e frutti pertinenti alle quattro Stagioni: G.M.A. Hanfmann, The Season Sarcophagus..., cit., II, p. 147, n. 129; K.M.A. Dunbabin, cit. bibl., p. 262, Regius 2, tav. 62, figg. 156-157; LIMC, I, p. 402, n. 14, s.v.; ibid., p. 799 s., n. 7, s.v. Annus; D. Parrish, Season Mosaics..., cit., pp. 48 con nota 182, 194-196, n. 46, tav. 62.
22) Haydra (Ammaedara), a New York, Palazzo delle Nazioni Unite. ― Mosaico policromo riferito alla fine del Ill-inizÎ del IV sec. d.C.: entro la ruota recante sulla banda esterna і segni zodiacali dall'Ariete al cancro, figura giovanile nuda con ghirlanda di fiori intorno al collo e foglie e frutti nella capigliatura; con la mano sinistra sostiene il cerchio, nella destra abbassata stringe un mazzo di spighe. Ai quattro angoli della composizione eroti con attributi stagionali inseriti tra і girali delle piante caratteristiche di ogni stagione: riproduzione in vol. VII, p. 1283, fig. 1414, s.v. Zodiaco; K.M.A. Dunbabin, cit., p. 261, Haïdra I, tav. 61, fig. 155; A. Alfoldi, «Redeunt Saturnia Regna»..., cit. bibl., p. 579, tav. 35,1; LIMC, I, p. 403, n. 15, s.v.; ibid., p. 799, n. 5, con ill.,s.v. Annus; D. Parrish, Season Mosaics..., cit., pp. 47, 190-193, n. 44, tavv. 59b, 61a.
23) Cartagine, Museo Nazionale, dalla «Maison des Chevaux», triclinio. ― Mosaico policromo riferito alla prima metà del IV sec. d.C.: entro la ruota zodiacale figuretta giovanile con cornucopia e mantello ricadente dalla spalla sinistra, sul capo una corona turrita. Esternamente, nel quadrilatero definito dai grossi medaglioni contenenti і busti delle Stagioni, sono indicati tralci di piante stagionali: J.W. Salomonson, La mosaïque aux chevaux ..., cit. bibl., pp. 31, 63, tavv. 18,4,45,5; K.M.A. Dunbabin, cit., p. 253, 33e, tav. 66, figg. 166-167; LIMC, I, p. 403, s.n. 16, s.v.; ibid., p. 799, n. 6, s.v. Annus; Parrish, Season Mosaics ..., cit., pp. 47 s., 105-108, n. 7, tavv. 11, 12b.
24) Cartagine, Museo Nazionale, dalla «Maison des Chevaux», oecus. ― Mosaico policromo riferito seconda alla seconda metà del III o agli inizÎ del IV sec. d.C.: entro uno dei novantotto riquadri originariamente compresi nel pavimento, giovane nudo, stante innanzi a un cavallo da competizione, impegnato a sorreggere in verticale, con mani, la ruota zodiacale entro cui è inserito. Sorta di rebus allusivo al nome del cavallo (p.es.Saec(u)laris, Circius, Frugifer, tutti attestati epigraficamente): J.W. Salomonson, La mosaïque aux chevaux ..., ., pp. 62, 99, fig. 22, 105, vignetta n. 18, tav. 44, 3;LIMC, I, p. 403, n. 16,s.v. con illustrazioni.
25) el-Ğem, Museo Archeologico, dalla Casa del Sileno (Thysdrus). ― Mosaico policromo, riferito alla seconda metà del III sec. d.C.: entro medaglione esagonale busto di personaggio maschile, d'aspetto maturo ma vigoroso, con barba e baffi, il capo cinto da una corona di foglie; un lembo del mantello pende sulla spalla sinistra. Tutt'intorno, entro sei medaglioni, і busti di Sol, Luna e delle Quattro Stagioni: L. Foucher, Découvertes archeologiques à Thysdrus en 1960, Tunisi 1961, p. 25 s., tav. 9a-b; K.M.A. Dunbabin, cit., p. 259, El Djem 16а, tav. 63, fig. 159; L. Foucher, La représentation du génie de l'année sur les mosaïques, in Mosaïque romaine tardive, cit. in bibl., pp. 3-10, spec. p. 7 s., tavv. 2,5, 5,2; D. Parrish, AnnusAion..., ibid., p. 16 s.; LIMC, I, p. 400, n. 4, s.v., con ill.; D. Parrish, Season Mosaics..., cit., pp. 49 s., 168-171, n. 33, tavv. 50-51a.
26) el-Ğem, Museo Archeologico, dalla Casa della Processione dionisiaca (Thysdrus). ― Mosaico policromo di età antoniniana: nel medaglione centrale, circondato da una ghirlanda di fiori e frutti, busto semipanneggiato di personaggio maschile imberbe, con corona di frutti stagionali sul capo; all'esterno busti delle Stagioni in una composizione popolata da figurette dionisiache. Si tratta di un'immagine abbreviata della personificazione del Tempo eterno con le Stagioni: L. Foucher, La Maison de la Procession dionysiaque à El Djem, Tunisi 1963, pp. 36-41, 137-139, tavv. 7, 19b; K.M.A. Dunbabin, cit., p. 260, El Djem 27a, tav. 63, flg. 160; LIMC, I, p. 403, sn 16, sv.; ibid., p.799, n. I, sv. Annus, con ill., Parrish, Season Mosaics..., cit., pp. 48, 147-149, n. 25, tavv. 36, 37a.
27) Tunisi, Museo del Bardo, da Dugga (Thugga), Casa di Dioniso e Ulisse. ― Mosaico policromo riferito al terzo venticinquennio del III sec. d.c., con composizione analoga alla precedente: LIMC, I, p. 799, n. 3, s.v. Annus, con ill.; D. Parrish, Season Mosaics.. , cit., pp. 48, 136-138, n. 20, tavv. 29b-30a.
28) Tunisi, Museo del Bardo, da Dugga (Thugga), Casa delle Stagioni. ― Mosaico policromo assegnato alla prima metà del IV sec. d.c.: figura giovanile stante entro medaglione ottagonale, con tunica di preziosa stoffa e clamide, caratterizzata dagli attributi della cornucopia, del nimbo e della corona turrita, un mazzetto di fiori e frutti stagionali stretto nella mano destra. Accertata la presenza dei busti delle Quattro Stagioni in altrettanti compartimenti disposti intorno a quello centrale, la figura (di cui non è esclusa un'associazione con Dioniso) può tentativamente essere inserita nella serie delle personificazioni del Tempo frugifero: J.W. Salomonson, La mosaïque aux chevaux ..., cit., p. 63 s. con nota 6, tav. 45,4; K.M.A. Dunbabin, cit., p. 257, Dugga 4a, tav. 62, fig. 158; LIMC, I, p. 800, n. II, s.v. Annus, con ill.; D. Parrish, Season Mosaics..., cit., pp. 48 s., 134-136, n. 19, tav. 28c.
29) Milano, Civico Museo Archeologico. ― Lanx d'argento rinvenuta a Parabiago, illustrante il trionfo di Cibele e Attis all'interno di un articolato inquadramento cosmico (personificazioni degli elementi naturali), assegnabile all'ultimo venticinquennio del IV sec. d.C.: entro l'ellisse decorata sulla banda esterna con і segni zodiacali, sorretta da Atlante, figura giovanile stante con mantello ricadente dalla spalla, nella sinistra lo scettro, la destra sollevata in atto di stringere lo zodiaco: LIMC, I, p. 404, n. 20, s.v., con ill.; L. Musso, Manifattura suntuaria ..., cit. in bibliografìa.
Bibl.: Per la definizione del concetto di A. sempre fondamentale C. Lackeit, Aion. Zeit und Ewigkeit in Sprache und Religion der Griechen (diss.), Königsberg 1916; A. J. Festugière, Le sens philosophique du mot «aion», in PP, IV, 1949, pp. 172-189; M. P. Nilsson, Geschichte der griechischen Religion, II, Die hellenistische und römische Zeit, Monaco 19612, pp. 498-505; N. Belayche, Aion: vers une Sublimation du temps, in J. M. Leroux (ed.), Le temps chrétien de la fin de l'Antiquité au Moyen Age IlIe-XIIIe s., Paris 1981, Parigi 1984, pp. 11-29. - Fondamentale sull'evoluzione del concetto di Α., dall'èpos omerico all'età romana, e per la raccolta e il commento delle fonti letterarie, con particolare riguardo all'iscrizione di Eleusi: G. Zuntz: Aion. Gott des Römerreichs (Abhandlungen der Heidelberger Akademie der Wissenschaften, 2), Heidelberg 1989.
Per і testi dei papiri magici e del Corpus Hermeticum: K. Preisendanz (ed.), Papyri Graecae Magicae, I-II, Lipsia-Berlino 1928, 1931; A. J. Festugière, La Révélation d'Hermès Trismégiste, IV, Parigi 1954, p. 152 ss.
Per l'A. alessandrino si veda A. D. Nock, A Vision of Mandulis Aion, in The Harvard Theological Review, XXVII, 1934, pp. 53-104 poi in Essays on Religion and the Ancient World, I, Oxford 1972, pp. 357-400, saggio n. 19.
- Su A. Ploutonios: Α. Alfoldi, From the Aion Plutonios of the Ptolemies to the Saeculum Frugiferum of the Roman Emperors, in K. Kinzl (ed.), Greece and the Eastern Mediterranean in Ancient History and Prehistory. Studies Presented to Fr. Schachermeyr, Berlino-New York 1977, pp. 1-30; id., «Redeunt Saturnia Regna», VII: Frugifer Triptolemos im ptolemaisch-römischen Herrscherkult, in Chiron, IX, 1979, pp. 553-606, tavv. XXI-XLII; contra G. Zuntz, Aion Plutonios (Eine Gründungslegende von Alexandria), in Hermes, CXVI, 1988, pp. 291-303.
- Sul ritorno dell'età dell'oro in età ellenistica: E. La Rocca, L'età d'oro di Cleopatra. Indagine sulla Tazza Farnese, Roma 1984.
Sui documenti figurativi, in generale: D. Levi, Aion, in Hesperia, XIII, 1944, pp. 269-314; G. M. A. Hanfmann, The Season Sarcophagus in Dumbarton Oaks, I, Cambridge (Mass.) 1951, pp. 176-178, 181, 227 s., 246 ss.; J. W. Salomonson, La mosaïque aux chevaux de l'Antiquarium de Carthage, L’Aia 1965, pp. 62-65; F. Brommer, Aion, in MarbWPr, 1967, Marburgo 1968, pp. 1-5, tavv. I-III; R. Turcan, Le piédestal de la colonne antonine. A propos d’un livre récent, in RA, 1975, pp. 305-318, in part. pp. 306-316; L. Foucher, Annus et Alón, R. Chevallier (ed.), Aiôn. Le temps chez les Romains (Caesarodunum, X bis), Parigi 1976, pp. 197-203; K. M. A. Dunbabin, The Mosaics of Roman North Africa, Oxford 1978, pp. 158-161; A. Alfoldi, Aion in Mérida und Aphrodisias, Magonza 1979; M. Le Glay, in LIMC, I, 1981, pp. 399-411, s.v.; D. Parrish, ibid., p. 799 s., s.v. Annus; Y. Duval (ed.), Mosaïque romaine tardive. L‘iconographie du Temps. Les programmes iconographiques des maisons africaines, Parigi 1981; L. Musso, Manifattura suntuaria e committenza pagana nella Roma del IV secolo: indagine sulla lanx di Parabiago, Roma 1983, in part. pp. 25-49; E. Simon, ZeitBilder der Antike, in Feier zur Verleihung des Emst Hellmut Vits-Preises, Münster 1983, pp. 17-41; D. Parrish, Season Mosaics of Roman North Africa, Roma 1984, p. 46 ss.; L. Foucher, Aiôn et Aeternitas, in La mythologie. Clef de lecture du monde classique. Hommages à R. Chevallier, Tours 1986, pp. 131-146; F. Ghedini, I mosaici con raffigurazioni zodiacali in Africa Proconsolare, in Archeologia e astronomia. Colloquio Intemazionale, Venezia 1989, Roma 1991, pp. 107-113, tavv. XXIV-XXV.
Documentazione numismatica: Aureo di M. Antonio: A. Alfoldi, Der neue Weltherrscher der vierten Ekloge Vergils, in Hermes, LXV, 1930, pp. 369-384, in part. p. 376 ss. - Monete alessandrine con fenice e leggenda Α.: J Vogt, Die alexandrinischen Münzen, I, Stoccarda 1924, p. 115; LIMC, I, p. 404, n. 23. ― Monete di Settimio Severo con leggenda SAECVLO FRVGIFERO (o SAEC FRUGIF): A. Alfoldi, From the Aion Plutonios ..., cit., spec. pp. 17-19, tavv. f-g. ― Medaglione di Severo Alessandro e Iulia con leggenda TEMPORVM FELICITAS: F. Gnecchi, I medaglioni romani, II, Milano 1912, p. 85, n. 12, tav. CI,10; G.M.A. Hanfmann, The Season Sarcophagus..., cit., II, p. 173, n. 437, fig. 142; solido di Costantino con leggenda TOTIUS ORBIS: RIC, VII, 1966, p. 368, n. 54, tav. X.
Sull‘èkphrasis di Giovanni di Gaza: P. Friedländer, Johannes von Gaza und Paulus Silentiarius. Kunstbeschreibungen justinianischer Zeit, Lipsia-Berlino 1912; С. Cupane, Il cosmicos ріпах di Giovanni di Gaza, in JbOByz, XXVIII, 1979, pp. 195-207.
Per l'immagine del Sole circondata dallo zodiaco: H. Gundel, in RE, X, A, 1972, c. 597 ss., s.v.. Zodiakos, passim. Esempi in L. Musso, Manifattura suntuaria..., cit., p. 31 ss. e in A. C. Letta, in LIMC, IV, 1988, p. 611 s., n. 291 ss., con ill., s.v. Helios /Sol. ― Pittura della necropoli vaticana: H. Mielsch-H. von Hesberg, K. Gaertner, Die heidnische Nekropole unter St. Peter in Rom. Die Mausoleen A-D (MemPontAcc, s. 3a, 16,1), Roma 1986, p. 23 ss., figg. 19, 21-24. Sulla definizione «solare» di Cristo: J. Fontaine, «Dominus Lucis»: un titre singulier du Christ dans le dernier vers de Juvencus, in E. Lucchesi, H. D. Saffrey (ed.), Mémorial A.-J. Festugière. Antiquité païenne et chrétienne, Ginevra 1984, pp. 131-141; J. Miziolek, «Transfiguratio Domini» in the Apse at Mount Sinai and the Symbolism of Light, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, LIII, 1990, pp. 42-60, tavv. II-VIII.
Sulle immagini della personificazione del Tempo eterno mitriaco basti il rimando a M. Le Glay, in LIMC, I, cit. - Non A. ma [Alkm]aion rappresenterebbe la figura mutila sul frammento di cratere apulo a Karlsruhe, Badisches Landesmuseum: G. Zuntz, Aion in Karlsruhe?, in AntK, XXXIII, 1990, pp. 93-106, tav. XX.
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