AIROLO (A. T., 20-21)
Paesetto della Svizzera (anticamente Ariollo, Oeriels, Onelz, Oriolo, Eriolz, Erieis) con 2020 abitanti, a 1145 m. s. m., nella Val Leventina, allo sbocco meridionale della galleria del Gottardo. Nel 1877 gran parte delle sue case furono preda di un incendio, e non poche rimasero travolte nel 1898 da un'enorme frana staccatasi dal Sasso Rosso, frana il cui volume fu calcolato di circa 50.000 metri cubi; ma il paese fu ogni volta ricostruito, ed è oggi dimora estiva assai ricercata dai turisti, che possono spingersi da esso lungo la vecchia e pittoresca strada del Gottardo, costruita fra il 1820 e il 1830, e nelle vicine vallate Bedretto, Canaria, Maggia, Bavona, Termine e Piora.
Storia. - L'abitato risale ad età molto antica, come provano le scoperte di tombe dell'età del ferro e quella (1840-44) di monete romane ad Airolo e a Madrano; né mancano le tracce dell'età longobarda, franca e feudale. La torre quadrata di Stalvedro, simile a quella in rovina di Hospenthal, è tradizionalmente attribuita a Desiderio; alla stessa età appartengono molte altre torri della Leventina, con le cui vicende religiose e politiche furono sempre connesse quelle di Airolo. Nel sec. XIII la valle e forse il paese appartennero ai signori di Giornico, probabilmente dello stesso casato del vescovo Attone di Vercelli.
Ma importanza vera acquistò Airolo soltanto con l'apertura del valico del S. Gottardo, intorno al 1200; ché si nota allora l'esistenza di un mercato, punto di contatto dei comuni italiani con i paesi d'oltre Gottardo, e quella della parrocchia, attestata nel 1224. E il castello di Madrano, che dominava, dalla gola di Stalvedro, la via del Gottardo, restaurato verso la fine del secolo dalla famiglia degli Annexia, viene distrutto dai valligiani d'accordo con il capitolo del duomo di Milano, divenuto, con la discussa donazione, signore di Airolo e delle Tre Valli. Passato poi in feudo ai Visconti, Airolo con la Leventina, sotto la guida di Alberto Cerro di Madrano, si solleva nel 1290, e ancora, per opera di Giacomo Annexia, nel 1309. Nel 1331, per vendicare i mercanti di Ursera che si lamentavano d'essere stati depredati dai Leventinesi, Giovanni di Attinghausen, con truppe di Uri, Schwyz, Unterwalden e Zurigo, distruggeva Airolo, Quinto e Faido; la pace di Como dello stesso anno rese la valle mancipia di Franchino Rusca e regolò il traffico del valico. Ma un secolo dopo, nel 1439, la Leventina passava dal duca di Milano agli Urani, dopo una conferenza tenuta appunto in Airolo; dove, nel 1512, si concentrarono anche gli Svizzeri destinati a combattere nel ducato milanese: a Marignano cadevano trentuno Airolesi.
Da Airolo partiva, nel 1799, il segnale della rivolta del Ticino contro l'occupazione francese; si combatté accanitamente e con grande valore da parte degl'insorti in più scontri; notevole quello del 12 maggio presso l'ospizio del S. Gottardo. Vincitori, i Francesi del maresciallo Soult avrebbero distrutto il paese, senza l'intervento del curato Pozzi. La situazione mutò con l'arrivo degli Austro-russi del Suvaroff, e ad Airolo il generale Haddik stabilì il proprio quartiere generale mentre si svolgeranno le azioni e i combattimenti per la conquista del valico.
Entrato Airolo, con il Ticino, nella Confederazione svizzera per i trattati del 1815, nel settembre 1824 vi si riunivano i delegati dei cantoni del Ticino, di Basilea, di Lucerna e d'Uri, e decidevano la costruzione della nuova strada del S. Gottardo; nel 1847 Airolo vide la sconfitta dei Ticinesi nella guerra del Sonderbund. Più tardi, allorché fu stabilita la costruzione della ferrovia attraverso il passo, Airolo fu prescelto come luogo dell'imbocco meridionale della grande galleria. I lavori durarono dal 1872 al 1880, e in quegli anni Airolo fu sede di uno dei due famosi cantieri: Luigi Favre, direttore generale dell'opera, vi fece sorgere anche i suoi uffici e un ospedale, divenuto celebre per la cura dell'anchilostomiasi, allora assai diffusa fra gli addetti ai lavori. In Airolo sorge il celebre monumento di Vincenzo Vela, al Favre e alle vittime del Gottardo.
Bibl.: Franscini-Peri, Storia della Svizzera italiana, Lugano 1840; E. Pometta, Come il Ticino venne in potere degli Svizzeri; A. Baroffio, Storia del Canton Ticino dal 1803 al 1830, Lugano 1883; id., Dell'invasione francese nella Svizzera, ossia della repubblica Elvetica unitaria, Lugano 1873; Dictionnaire historique et biographique de la Suisse, I, Neuchâtel, 1921, s. v.