AITHOUSA
Aggettivale di στοά "portico" invalso nell'uso per designare il portico esposto al sole. In tale senso è adoperato da Omero e in seguito da Apollonio Rodio e da Esichio. Può indicare il porticato che circonda una corte od anche il complesso dei portici intorno ad essa (αἴϑουσα αὐλῆς τειχία). È usato come sostantivo da taluni (αἴϑουσα δώματος) in riferimento al portico del mègaron. Come sostantivo αἴϑουσα è stato da altri, e forse con più ragione, individuato come il porticato che si addossa - nel palazzo greco dell'età omerica - al corpo di fabbrica che contiene il mègaron. Con tale ultima interpretazione sarebbero chiaramente intesi alcuni aspetti del racconto omerico del duello di Iro e Odisseo (Od., xviii, 32, 33). Più genericamente, a., ed al plurale aithoùsai, ha significato di vestibolo, vestiboli, come luoghi che precedono ambienti varî. Le ricerche e le scoperte del palazzo di Tirinto (v.) hanno chiarito le posizioni delle a. omeriche, precisando che il mègaron del palazzo consisteva in una a., cioè il vestibolo sulla cui fronte sono due colonne di legno su basi di pietra, un'antisala (πρόδομος), accessibile dall'a. su tre porte, e, infine, sul vero e proprio mègaron.
Bibl: P. Monceaux, in Dict. Ant., s. v. Domus; Perrot-Chipiez, Histoire de l'art dans l'antiquité, VII, Parigi 1898, p. 86; F. Noack, Homerische Paläste, Lipsia 1903; W. Dörpfeld - H. Schliemann, Tirynthe, Parigi 1885.
(F. Grana †)