aiuti internazionali
Trasferimenti di risorse finanziarie o di beni e servizi da parte di organismi governativi, agenzie e organizzazioni non governative (➔ ONLUS) a favore di gruppi, organizzazioni o Stati in condizioni di bisogno economico che non sono in grado di soddisfare da soli.
Gli a. i. possono essere concessi per fronteggiare situazioni di particolare gravità nei Paesi colpiti da catastrofi naturali o da guerre (a. di emergenza), per fornire assistenza finanziaria ai Paesi che versano in condizioni di grave crisi (a. strutturali), per promuovere e sostenere processi di sviluppo economico, sociale e politico nei Paesi in via di sviluppo (a. allo sviluppo). A seconda delle modalità di erogazione, si distinguono inoltre gli a. bilaterali, concessi dal Paese donatore a quello ricevente, e gli a. multilaterali, in genere accordati attraverso la mediazione di agenzie e organismi internazionali (quali la Banca mondiale, la BERS, il FMI, oppure agenzie e dipartimenti dell’ONU come l’UNDP, l’UNICEF, la FAO).
Noti anche come cooperazione allo sviluppo, gli a. allo sviluppo costituiscono la componente più importante e maggiormente strutturata degli a. i. e, per oltre l’80%, sono costituiti da a. pubblici allo sviluppo (APS) provenienti da fonti governative. Gli APS includono sia i flussi in denaro, sia quelli in beni e servizi, sia i rimborsi sui prestiti (che sono contabilizzati come flussi negativi); non dovrebbero invece essere compresi fra gli APS gli a. militari e gli interventi di peacekeeping, sebbene diversi governi li includano in questa stessa categoria. Per rientrare negli APS, i trasferimenti finanziari erogati dalle organizzazioni governative devono essere concessi a particolari condizioni di favore, con una componente di ‘dono’ pari almeno al 25% dell’a. erogato e un tasso di interesse, nella componente di credito dell’a., inferiore a quello prevalente sul mercato (in ogni caso inferiore al 10%).
Il coordinamento degli sforzi di sostegno ai Paesi in via di sviluppo e la definizione delle linee guida per la cooperazione allo sviluppo da parte dei principali Paesi fornitori di a. i. hanno luogo nell’ambito del Development Assistance Committee (DAC) dell’OCSE, al quale aderiscono l’Australia, l’Austria, il Belgio, il Canada, la Commissione dell’Unione Europea, la Corea del Sud, la Danimarca, la Finlandia, la Francia, la Germania, il Giappone, la Grecia, l’Irlanda, l’Italia, il Lussemburgo, la Nuova Zelanda, la Norvegia, i Paesi Bassi, il Portogallo, la Gran Bretagna, la Spagna, gli Stati Uniti, la Svezia e la Svizzera. Nel loro insieme, gli a. dei Paesi DAC hanno raggiunto, nel 2010, 128,7 miliardi di dollari, il livello più alto mai toccato dal 1961, anno di istituzione del DAC. In rapporto al PIL complessivo dei Paesi DAC, l’ammontare medio degli a. è stato tuttavia pari solo allo 0,31%, ben al di sotto dell’obiettivo dello 0,7% fissato dalla Banca mondiale. I Paesi che hanno fornito i maggiori contributi in termini finanziari sono stati gli USA (30 miliardi di dollari), la Gran Bretagna, la Germania (13 miliardi) e il Giappone (10 miliardi). L’Italia, con circa 3 miliardi di dollari (0,15% del PIL), si è collocata solo al 12° posto, avendo ridimensionato sensibilmente il proprio impegno in conseguenza della riduzione degli stanziamenti pubblici, decisa per frenare l’elevata crescita del debito pubblico potenziata dalla crisi finanziaria del 2008-09, ma presente anche precedentemente.