Aix-en-Provence
(lat. Aquae Sextiae)
Città della Francia sudorientale, in Provenza (dip. Bouches-du-Rhône). Fondata poco dopo il 124 a.C. dal console C. Sestio Calvino, A. fu, come evidenzia Février (1977), "l'une des rares créations urbaines réalisées par Rome en cette région". La nuova città sostituì, con uno spostamento topografico significativo, l'oppidum di Entremont, centro della confederazione salluvica; sconfitta ma non dimenticata, Aquae Sextiae Salluviorum (Plinio, Nat. Hist., 3, 4, 36), restò quindi una città indigena, romanizzata e di diritto latino, ma segnata dal suo passato. Le fonti antiche e numerosi scavi recenti contribuiscono a dare l'idea dell'aspetto della città nella prima età imperiale (forse da 60 a 70 ha): il foro (presso l'attuale cattedrale) delimitato da vie lastricate (cardo e decumanus); 'arene' (probabilmente un anfiteatro) a O e forse terme, alimentate da numerosi acquedotti; abitazioni spesso lussuose, costruite fin dall'età augustea all'interno e all'esterno di una potente cinta muraria, il cui tracciato però non è stato ricostruito con sicurezza, se non per alcuni tratti. La cinta era segnata da porte, una delle quali, con arco a tutto sesto e fiancheggiata da torri, venne incorporata nel palazzo comitale, distrutto alla fine del sec. 18°; lungo le vie che davano accesso alla città esistevano inoltre numerose necropoli. Durante il Basso Impero l'impianto urbano di A., non ancora ricostruibile con esattezza, sembra fosse caratterizzato da una notevole riduzione del perimetro abitato e da rioccupazioni a uso agricolo delle antiche ville cittadine. Il primo complesso episcopale fu edificato all'inizio del sec. 5° sopra l'antico foro, mentre si diffondeva ormai l'uso dell'inumazione intra moenia, come attestano le necropoli presso la cattedrale e a S-O della città.
Come spesso accade per la regione provenzale, la scarsità di fonti (le liste episcopali risultano interrotte dal 596 al 794 e per l'anno 828) e di resti archeologici, non consente di definire con certezza lo sviluppo di A. in età medievale.Intorno alla cattedrale si organizzò un borgo di meno di ha 5, il futuro sobborgo San Salvatore. Una fortezza costruita sulla porta romana d'Italia diventò il nucleo della città comitale, ben documentata nel sec. 13°, mentre più a O la villa de Turribus (futura Ville des Tours), le cui porte sono ricordate nel 1193, prese forse il posto di una antica fortificazione, appartenuta nel sec. 11° alla potente famiglia di Fos. A questa topografia dispersa sul territorio, rivelatrice dei conflitti che agitavano all'epoca la regione, subentrò ben presto una bipolarità più netta fra potere episcopale e canonicale da una parte e comitale dall'altra.Il primo si affermò fin dall'inizio del sec. 12°, quando il vescovo Pietro III (1101-1112) e i suoi successori cercarono di sottrarsi alla tutela dell'arcivescovo di Arles e di ricostituire il potere temporale della loro chiesa; l'operazione riuscì con l'aiuto del capitolo unificato (nel sec. 11° ne esistevano ancora due) e riformato. Uno dei prevosti del capitolo, Fouques, divenne arcivescovo nel 1113, rendendo in tal modo effettivo il potere assunto dal corpo dei canonici, ormai veri padroni del burgus che circondava la cattedrale.
L'insediamento ad A. della residenza ordinaria dei conti di Provenza, sotto Alfonso II e soprattutto Raimondo Berengario IV (1198-1245), dopo le precedenti residenze itineranti che avevano privilegiato fra le altre Arles e Avignone, segnò il definitivo passaggio di potere, evidenziando una preoccupazione di stabilità, corrispondente di fatto alla nascita dell'organizzazione amministrativa della provincia. Tale azione politica fu proseguita dai principi angioini, regnanti a partire dal 1246. A. divenne allora la vera capitale della contea, benché il nuovo palazzo venisse utilizzato solo come residenza saltuaria dai sovrani, spesso assenti dalla Provenza perché impegnati in Angiò e in Italia, almeno dal 1265 fino al regno di Renato d'Angiò (m. 1480).
A conferma della rinnovata importanza della città, i conti la scelsero per esservi sepolti: Alfonso II, Raimondo Berengario IV e Beatrice di Provenza vollero riposare nella chiesa degli Ospedalieri, mausoleo costruito per il primo fra il 1245 e il 1248; Carlo II (m. 1309) venne inumato nel convento di Nazareth, di nuova edificazione, mentre Carlo III, ultimo conte di Provenza (m. 1481), nella cattedrale.
A partire dal sec. 11° fino alla metà del Trecento, lo spazio urbano continuò ad ampliarsi, espandendosi ben oltre il tracciato della cinta muraria della fine del 12° secolo. La comparsa dei nuovi quartieri si accompagnò alla costruzione di chiese e conventi (Frati minori, Predicatori, Agostiniani, Carmelitani, Clarisse, ecc.) e di ospedali (nove alla metà del sec. 13°), mentre l'urbanizzazione della Ville des Tours si concluse prima della metà del 14° secolo. La superficie occupata dall'abitato aumentò forse più del doppio fra il 1200 e l'epoca della peste nera (1348), con una popolazione che doveva raggiungere allora le 15.000 persone; le crisi posteriori tuttavia colpirono duramente la città, che perse almeno il 45% dei suoi abitanti fra il 1350 e il 1400. Solo nel sec. 15°, con il regno di Renato d'Angiò che decise (1471) di risiedere in Provenza, A. tornò ad avere una politica attiva anche all'interno del proprio territorio, come testimonia il moltiplicarsi delle bastides, e un ruolo di città reale, evidenziato dalle scelte urbanistiche dei sovrani: il palazzo, ingrandito attraverso la costruzione di un'ala con loggiato, era preceduto da una piazza in armonia con le nuove costruzioni, mentre al di là del convento dei Predicatori si estendevano i giardini reali.
Come sembrano confermare indagini recenti, almeno dalla fine del sec. 5° si era organizzato un complesso episcopale sul luogo ove sorge l'attuale cattedrale, al di sopra del foro e delle costruzioni adiacenti a N (una basilica o forse un tempio del sec. 1°). L'insieme comprendeva, oltre a importanti ambienti annessi, una vasta chiesa, forse una cattedrale doppia e un battistero a pianta quadrata, presto trasformato dall'aggiunta di nicchie d'angolo semicircolari con decorazioni musive (la prima fase costruttiva ricorda il battistero di Cimiez a Nizza, la seconda trova confronti a Marsiglia, Riez e Fréjus). Benché non si possa affermare con certezza che si tratti della prima cattedrale della città, poiché un edificio precedente sarebbe anche potuto esistere a O, nel quartiere di Seds, reso sacro dalla tomba di s. Mitrio, è evidente che le fondazioni recentemente portate alla luce testimoniano un intervento di notevole ampiezza, opera forse del vescovo Basilio (470 ca.-inizi del sec. 6°), lodato da Sidonio Apollinare (Ep., VII, 6). Il complesso fu restaurato durante l'Alto Medioevo e arredato da plutei di stile carolingio; decaduto in seguito, probabilmente a causa dell'abbandono parziale della città, fu ripristinato verso la fine dell'11° secolo. La prima campagna di lavori riguardò la costruzione della navata Beatae Mariae (navata romanica I) ad arcature laterali cieche ancora ben visibili sotto i rifacimenti gotici che trasformarono la cattedrale nei secc. 13° e 14°; analogamente fu restaurato il battistero, di cui vennero pressoché totalmente ricostruiti i muri laterali, mentre la vasca battesimale centrale rimase forse ancora in funzione.
Nel sec. 12° una seconda campagna ricostruttiva portò alla creazione della navata di Saint-Maximin, inserita tra la navata romanica I, il battistero e, a E, un antico e venerato oratorio dedicato al Salvatore, distrutto nel 1809 per 'mancanza di simmetria', il cui perimetro è tornato alla luce grazie agli scavi. La navata romanica II, che si sviluppa da E a O, presenta tutte le caratteristiche dell'arte romanica provenzale matura nella stereotomia perfetta della pianta e dell'alzato, con quattro campate, di cui tre voltate a botte su archi di sostegno poggianti su pilastri quadrangolari e una coperta da cupola su trombe, vicino alla campata del coro a terminazione rettilinea. La decorazione plastica è ridotta all'essenziale: colonne addossate ai pilastri, dai bei capitelli anticlassici (Borg, 1972) e modanature di tipo classicheggiante a sottolineare l'imposta delle volte; le figurazioni sono ridotte al minimo, (imposte dell'arco d'ingresso del battistero e simboli degli evangelisti nelle trombe); il portale all'esterno è molto sobrio, segnato anch'esso dal ricordo dell'arte antica.
Poco dopo la realizzazione della navata romanica II, si intraprese il rifacimento del claustrum: le costruzioni per i canonici sono ancora ben conservate, mentre il chiostro, a copertura lignea, fu in seguito ridotto in lunghezza con la soppressione di una campata, ma il tracciato primitivo rimane evidente nel pavimento. Terminato forse alla fine del sec. 12° o al principio del seguente (galleria nord), questo chiostro rappresenta con la sua leggerezza un esempio insolito in Provenza. Il repertorio plastico evidenzia il livello raggiunto dalla produzione artistica della regione: numerosi capitelli di reimpiego servono da base alle colonnette a O; pilastri e capitelli presentano nella galleria sud una decorazione vegetale e zoomorfa, a O scene dell'Antico Testamento, a N la vita di Cristo e infine a E immagini di s. Pietro e della Chiesa, in uno stile che ricorda le decorazioni di Saint-Gilles e di SaintTrophime ad Arles.Il gruppo episcopale, completato dal palazzo arcivescovile a E, fu rimaneggiato molte volte; la cattedrale stessa venne fortificata alla fine del sec. 12°, come testimoniano i piombatoi su arcate conservati a N, nell'attuale campanile, e anche a S. Agli inizi del Duecento si diede avvio alla costruzione di un campanile monumentale sul fianco settentrionale. Dopo il 1280 i lavori si estesero con gli interventi di età gotica - furono inseriti un transetto e un coro allungato e sopraelevato, mentre la navata principale, al di sopra della navata romanica I, venne innalzata durante il sec. 14° - e si conclusero con il prolungamento, di mezza campata, della navata e con la costruzione del portale, eretto nel 1507 (porte rinascimentali di Jean Guiramand, 1505-1512). L'aggiunta e l'apertura di molte cappelle laterali trasformò l'aspetto della cattedrale, creando una sorta di terza navata settentrionale.
La chiesa di S. Giovanni di Malta, del sec. 13°, è in gran parte conservata. La commenda ospedaliera di A., fondata fra il 1180 e il 1192 dall'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, fu impiantata a S-E della città presso la via d'Italia. Ebbe subito la protezione comitale e reale, diventando nella seconda metà del sec. 13° uno dei luoghi privilegiati per la sepoltura dei sovrani. L'ospedale e il priorato, privi di sufficienti difese, furono duramente segnati dalle travagliate vicende del 14° e 15° secolo. L'ospedale, forse restaurato prima del 1378, scomparve fra il 1409 e il 1427 (Pourri'ere, 1935); il priorato, con l'intero quartiere, nel sec. 17° fu inglobato all'interno della nuova cinta urbana, conoscendo nuovo fulgore in particolare per opera del priore Jean-Claude Viany (1639-1726). Gli interventi di restauro e di ampliamento realizzati allora e le distruzioni al tempo della Rivoluzione francese non impediscono di studiare la chiesa. La pianta primitiva era a croce latina, con transetto sporgente, abside rettilinea e un campanile sul lato nord, che affiancava fin dall'origine la campata d'ingresso. L'alzato a due ordini, con grandi arcate e alte finestre, la copertura con volte a crociera ogivali e chiavi ornate da corone di foglie, l'eleganza delle profonde aperture del transetto e del coro, fanno di questo edificio la più antica testimonianza dell'arte gotica in Provenza. La datazione resta discussa: certamente anteriore al 1280, come sottolinea Esquieu (Le Pays d'Aix, 1985), la ricostruzione della chiesa poté essere effettuata fra il 1272, quando Carlo d'Angiò decise di far trasferire ad A. il corpo della moglie Beatrice, e il 1278, data cui risale l'inventario del tesoro conservato "in ecclesia hospitalis Johannis aquensis" (Arch. Dép., 56 H 4175, nr. 3). Le aggiunte del sec. 14° compresero, oltre alla creazione di quattro torri di difesa, la costruzione della cappella di Dragonet di Montdragon (m. 1311) a S e di quella del gran maestro Hélion de Villeneuve. Quest'ultima, edificata prima del 1330 e dedicata a s. Luigi di Tolosa (m. 1297, figlio di Carlo II), uno dei santi più venerati in Provenza, testimonia con la sua architettura e la copertura a nervature intrecciate la rapida diffusione del Gotico nella regione.
La chiesa della Maddalena apparteneva anticamente ai Frati predicatori (parrocchia trasferita nel 1791); il convento, fondato intorno al 1226 presso il palazzo comitale, su un terreno inglobato prima del 1417 nella cinta della città, venne incendiato nel 1383 e dovette essere ricostruito pressoché interamente. La chiesa, che beneficiò dei privilegi di re Renato, fu consacrata nel 1452, ma la volta crollò nel 1485 e venne sostituita da una copertura lignea. La ricostruzione, risalente agli anni tra il 1691 e il 1703, sembra essere stata realizzata sulla base della pianta gotica precedente.
Il convento dei Carmelitani, ubicato dapprima all'esterno della città, fu trasferito a O del palazzo comitale dopo il 1358; i numerosi resti ancora oggi visibili permettono la ricostruzione dell'antica chiesa del Carmine e del chiostro annesso, tagliato dall'apertura di un passaggio pubblico praticata nella galleria occidentale.Ultimi dei grandi Ordini mendicanti insediatisi ad A. prima del 1276, gli Agostiniani cominciarono a edificare la loro chiesa nel 1298, presso il settore sud-ovest delle mura della città. Studi e restauri recenti hanno valorizzato le vestigia ancora in parte visibili della vasta chiesa, del chiostro e del refettorio del convento (distrutto alla fine del sec. 18°), consentendo di individuare gli ampliamenti realizzati nel corso del sec. 15°, ovvero la costruzione di un secondo refettorio e di numerose cappelle adiacenti alla chiesa, ingrandita sul fianco meridionale e forse anche sul lato nord.
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