aizzare
. In Rime LXI 1 D. usa il verbo a. (derivato di ‛ izza ', " ira ", " stizza "), in costrutto assoluto, col valore che conserva nell'uso odierno, cioè " provocare ad ira ", " eccitare ", " stimolare " (cacciatori aizzare, sottinteso: i cani). È variante di copisti fiorentini (del gruppo vaticano) in If XXVII 21 t'aizzo in luogo di t'adizzo, di tradizione più diffusa. V. anche ADIZZARE.