AKSUM
Antica capitale dell'Etiopia, oggi città santa abissina, nel Tigré, posta a 14°7′ lat., 38°31′ lat., a m. 2198 s. m. Sorge alle falde meridionali dell'altipiano di Biet Ghiorghis, all'orlo estremo d'una vasta pianura estendentesi verso S. Il suo nome, di fattura arabo-meridionale, e che sembra significare "giardino verdeggiante per dense erbe", apparisce la prima volta nel sec. I d. C., nel Periplus maris Erythraei; ma la città deve essere ben più antica. Lo stato di cui essa era il centro veniva designato col suo nome, onde il suo re si chiamava negusa aksum "re d'Aksum". I primi secoli dell'era cristiana ne segnarono il maggior fiore; e cospicui monumenti e rovine ancor oggi ne attestano lo splendore antico malgrado le devastazioni belliche e i guasti dei secoli. Fra tutti meritano menzione gli obelischi, essendosene a tutt'oggi segnalati un centinaio, quali grezze stele monolitiche, quali istoriati e lavorati accuratamente, taluni ancora in piedi. La caratteristica degli obelischi aksumiti lavorati è di essere a sezione rettangolare anziché (come gli egiziani) quadrata, e di avere le due facce più larghe accuratamente intagliate a rappresentare un edificio a più piani: il più grande, caduto presso la casa di Bascià John, misura alla base m. 3,04 × 2,54, in alto 2,35 × 1,68 con un'altezza di m. 33,50, cioè un metro più dell'obelisco del Laterano, il più alto degli egiziani; un altro ancora eretto in piedi è alto m. 21. Le rovine dell'antica città, segnalate da tutti i viaggiatori che furono colà (Alvarez, Bruce, Rüppel, Lefebvre, ecc.) visitate da Ch. Bent nel 1892, dopo un tentativo di C. Conti Rossini fallito per opposizione delle autorità indigene (1899), furono esplorate nel 1906 da una missione germanica, senza però che veri scavi si potessero compire. Quando Aksum cessasse di essere la capitale politica dello stato, è ignoto; rimase tuttavia la capitale religiosa, grazie alla sua chiesa dedicata a Maria, e grazie all'Arca dell'Alleanza che il favoloso Menilec, figlio di Salomone e della regina di Saba, avrebbe trafugato al tempio di Gerusalemme e che sarebbe tuttora colà conservata. Perciò i re di Abissinia amavano farsi consacrare solennemente in Aksum, con singolari cerimonie tradizionali; e il capo della città, detto nebura ed "quegli su cui sono state imposte le mani", nella pronuncia volgare moderna naber ed (navred), ebbe ed ha autorità e dignità speciali. Il clero della città vantava origini Aronidi, ed ancor oggi si afferma discendente dei sacerdoti ebrei al seguito di Menilec. Aksum fu sempre centro di studî religiosi e, come tale, accoglie ancor oggi buon numero di studenti. La sua popolazione può valutarsi in 3 o 4000 anime.
Bibl.: Ch. Bent, The sacred city of the Ethiopians, Londra 1893; Deutsche Axum-Expedition, Berlino.