al-ḤASAN ibn aṣ-Ṣabbāh (propriamente al-H. ibn ‛Alī ibn Muḥammad ibn Gia‛far ibn al-Ḥusain ibn aṣ-Ṣabbāḥ)
Personaggio musulmano del sec. XI, di origine persiana, divenuto, dopo un viaggio in Egitto, adepto e propagandista delle dottrine sciite avanzate dagl'Ismā‛īliti, e capo, dal suo ritorno in Persia, di una potente organizzazione politico-religiosa per il trionfo di tali dottrine, la cui pratica portata politica era la lotta contro i sovrani musulmani ortodossi, in nome del pretendente fatimita d'Egitto Nizār. Questa lotta si svolse in gran parte per mezzo del terrorismo, diretto da al-H., che nel 483 eg. (1090 d. C.) si era impadronito di sorpresa della rocca di Alamūt presso Qazwīn nella Persia occidentale, e di lì guidò l'azione dei suoi fedelissimi adepti, noti in Occidente col nome di Assassini (v. IV, p. 984; al-Ḥ. stesso fu chiamato dagli scrittori occidentali "il Vecchio della Montagna"). Dopo avere fatte con questi sistemi di terrorismo sporadico molte vittime, tra cui il celebre ministro selgiuchide Niẓām al-Mulk (v. XXIV, p. 860), e avere respinto dei tentativi militari dei sultani selgiuchidi per sloggiarlo da Alamūt, al-Ḥ. vi moriva nel 518 eg. (1124 d. C.); la setta da lui fondata e con lui giunta al colmo della sua paurosa potenza, gli sopravvisse per oltre un secolo, e fu schiantata solo dall'invasione mongola (v. persia: Storia, XXVI, p. 840).