al-ḤUSAIN
. Secondogenito del califfo ‛Alī e di Fāṭimah, figlia di Maometto. Nacque il 4 o il 5 dell'ègira (626-627 d. C.). Quando ‛Alī fu ucciso (40 èg., 661 d. C.) e il suo rivale Mu‛āwiyah assunse il califfato, fondando la dinastia degli Omayyadi e ottenendo da al-Ḥasan (primogenito di ‛Alī) la rinunzia a ogni aspirazione califfale, le speranze dei partigiani degli ‛Alidi si rivolsero ad al-Ḥusain, che per loro era il legittimo sovrano (imām). All'avvento al trono del figlio di Mu‛āwiyah, Yazīd I (60 èg., 680 d. C.), al-Ḥ. fu indotto dagli Sciiti dell'‛Irāq a lasciare Medina, dove fino allora era vissuto, e a marciare su al-Kūfah presso l'Eufrate, che si sarebbe dovuta sollevare in suo favore. Ma il movimento fu soffocato in città dal governatore omayyade ‛Ubaid Allāh ibn Ziyād, e al-Ḥ. con un gruppo di seguaci si scontrò con le truppe spedite ad affrontarlo e arrestarlo. Dopo alcuni giorni d'irresoluzione, il 10 muḥarram 61 èg. (10 ottobre 680), avvenne uno scontro a Kerbelā presso l'Eufrate, e il nipote del Profeta cadde ucciso tra i suoi. La sua morte, tuttora commemorata il 10 muḥarram d'ogni anno dagli Sciiti persiani con cerimonie di lutto e "sacre rappresentazioni" (te‛aziyeh), ha recinto d'un'aureola di martirio la memoria di al-Ḥ., personalità in sé di assai poco rilievo, e ha votato all'esecrazione presso Sciiti e molti Sunniti la figura del califfo Yazīd I, che probabilmente non aveva né ordinato né voluto l'uccisione.
Bibl.: H. Lammens, Le califat de Yazid I (estr. dai Mélangers de la Faculté Orient. de Beyrouth), pp. 132-182.