al-KA‛BAH
Piccolo edificio in muratura a forma di cubo (ka‛bah, in arabo, "dado") di circa 10 metri di lunghezza, 12 di larghezza e 15 di altezza, che si trova fin dai tempi preislamici circa al centro del sacro recinto (ḥaram) della Mecca (v.) e racchiude, fissata nel muro esterno orientale, la pietra nera (al-ḥagiar al-aswad), veneratissima nel rituale del pellegrinaggio islamico. Nell'età pagana preislamica, quando la litolatria era molto diffusa in Arabia, la pietra nera era oggetto di adorazione quale idolo o piuttosto feticcio. Essa è un blocco di lava o basalto, di color rosso scuro con venature, forse un aerolito, di circa 30 cm. di diametro.
La Ka‛bah, all'epoca pagana, era già meta di pellegrinaggi annui da ogni parte dell'Arabia; conteneva anche altri idoli o feticci, i quali, secondo la tradizione musulmana, raggiungevano, con quelli che si trovavano entro il recinto sacro, il numero di 360; tra essi principale quello del dio Hubal, la cui relazione con la pietra nera non è ben conosciuta.
Maometto, intorno alla metà del secondo anno dal suo trasferimento a Medina, ossia nel 623-624, inserì nel culto musulmano la venerazione per la Ka‛bah e il pellegrinaggio sacro ad essa nell'ultimo mese dell'anno arabo, giustificando ciò con una rivelazione coranica attestante che la Ka‛bah era il primo tempio innalzato da Abramo e da suo figlio Ismaele al vero Dio, e quindi il luogo più augusto per la venerazione di Lui; prescrisse che la direzione verso la quale si doveva rivolgere il viso nella preghiera rituale non fosse più, come fino allora, quella di Gerusalemme, bensì quella della Ka‛bah. Quando poi egli entrò vittorioso alla Mecca, nell'80 anno dell'ègira, si recò subito alla Ka‛bah e la purificò dalla profanazione pagana, distruggendo gl'idoli e lasciando solo la pietra nera.
Leggende musulmane posteriori a Maometto ricamarono un'infinità di particolari meravigliosi intorno alla costruzione della Ka‛bah e alla sua storia; esse ammettono anche l'esistenza d'una Ka‛bah edificata in quello stesso luogo già da Seth o altro discendente d'Adamo e poi distrutta dal diluvio universale. La forma definitiva dell'edifizio risale al califfo omayyade ‛Abd al-Malik (685-705).
Continuazione d'uso pagano preislamico è quello di coprire la massima parte d'ogni parete esterna della Ka‛bah con un velario di seta nera a ricami d'argento e d'oro, che viene rinnovato ogni anno. Dal secolo XIII sino al 1926 i velarî (in arabo kiswah) erano spediti ufficialmente dall'Egitto; ma, in seguito a dissensi nati fra il governo wahhābita della Mecca e il governo egiziano per il cerimoniale, si fabbricano ora alla Mecca stessa.
Accanto alla Ka‛bah, nel recinto stesso della grande moschea (detta al-masgid al-ḥarām), si trovano altre piccole costruzioni sacre, fra cui quella che contiene il pozzo di Zamzam e il maqām Ibrāhīm o luogo di stazione d'Abramo; v. mecca. Per i riti del pellegrinaggio alla Ka‛bah, il bacio della pietra nera, ecc., v. pellegrinaggio.
Bibl.: A. J. Wensinck, art. Ka‛ba, in Encyclopédie de l'Islām, ed. franc., II (1924), pp. 622-630; Oriente moderno, VI (1926) e segg. (per la quesstione fra l'Egitto e i Wahhābiti).