al-KŪFAH
. Antica città del ‛Irāq, oggi in rovina. Sorse, sul corso inferiore dell'Eufrate, a poca distanza dall'antico centro di al-Ḥīrah e poco a sud delle rovine di Babilonia, nei primi anni delle conquiste arabe (la data tradizionale della fondazione è il 17 èg., 638 d. C.), piuttosto come un grande accampamento, nel quale le tribù beduine venute alla conquista del paese trovavano un ambiente confacente alle loro abitudini, che non come vera città (analogamente a Bassora). A poco a poco, col progressivo incivilimento degli Arabi, al-Kūfah si sviluppò a grande metropoli, centro politico, economico e culturale dell'‛Irāq, fino alla fondazione di Baghdād. La sua popolazione presentava uno strano amalgama di Arabi, di Persiani e di Aramei (si hanno testimonianze dell'uso popolare delle lingue di queste due ultime nazioni fino a tempi relativamente tardi), e appunto questo carattere misto contribuì a svilupparvi la cultura. al-Kūfah divenne presto il principale centro dello studio della tradizione religiosa (raccolta dalla bocca dei discepoli dei primi seguaci dell'Islām ivi stabilitisi), del diritto, della filologia e della scienza genealogica e storica dell'Arabia preislamica (l'una e l'altra avevano come fonte i versi e le tradizioni conservate oralmente presso le singole tribù), della grammatica, ecc. Dal punto di vista politico la storia di al-Kāfah presenta un carattere singolarmente agitato. Pur senza che vi sorgesse una vita municipale paragonabile a quella delle città greche e italiche o dei comuni medievali, la popolazione ebbe un forte sentimento autonomistico. Dopo il breve califfato di ‛Alī (656-661 d. C.), in cui fu la capitale dell'impero, al-Kāfah fu, sotto gli Omayyadi, il centro dell'opposizione, manifestatasi più volte in violente sommosse. Per un altro breve periodo fu capitale del califfato ‛abbāside, ma la fondazione di Baghdād le tolse il primato e da allora comincia la sua decadenza, cui contribuì la vicinanza al deserto che la rendeva facile preda delle tribù nomadi non più tenute a freno, col decadere del califfato, da una energica autorità statale. Alla fine del sec. X la città fu assegnata dai califfi allo stato arabo dei Banū ‛Uqail, poi a quello dei Banū Mazyad (v. arabi: Storia); le tristi vicende del ‛Irāq la fecero a poco a poco abbandonare dalla popolazione: oggi è ridotta a un campo di rovine in gran parte interrate, circondate dal deserto; rimane in piedi, danneggiata, la moschea sepolcrale del califfo ‛Alī, nel sobborgo di an-Nagiaf, tuttora meta di pellegrinaggio da parte degli Sciiti (Meshhed ‛Alī "luogo del martirio di ‛Alī").
La moschea, uno dei primi oratorî islamici, era di forma quadrata, coperta con colonne di marmo. Verso il 670 fu modificata, secondo il modello degli edifici sasanidi, in un vasto colonnato coperto da tetto e chiuso ai lati. Scavi recenti (dicembre 1931) hanno fatto riapparire varie case private costruite in mattoni e con ricca decorazione in stucco.
al-Kūfah ha dato il nome alla scrittura cosiddetta cufica usata nelle epigrafi arabe e nei manoscritti coranici fino al sec. XI.
Bibl.: D. T. Rice, The Oxford excavations at Hira, 1931, in Antiquity, settembre 1932.