al-Kuwait
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(XX, p. 318; App. III, i, p. 957; IV, ii, p. 293; V, iii, p. 125)
Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
La crescita demografica del paese in questi ultimi decenni è da attribuire in massima parte all'immigrazione, malgrado il tasso di incremento naturale del K. sia tra i più alti del mondo. Tra il 1957 e il 1983 gli stranieri residenti nel paese sono passati da 93.000 unità (45% della popolazione complessiva) a circa 870.000 (57,4%), di cui una larga percentuale proveniente dagli altri Stati arabi. Al censimento del 1995 la popolazione risultava pari a 1.590.013 ab. (il 56% dei quali non kuwaitiani) e a 1.811.000 ab. secondo stime del 1998, con un notevole recupero rispetto agli anni immediatamente successivi alla guerra del Golfo, allorché si verificò un netto calo demografico dell'emirato: gli abitanti passarono dagli oltre 2 milioni del 1990 a meno di 1.400.000 del 1993, in conseguenza della fuga e dell'espulsione di gran parte dei lavoratori immigrati, nonché dell'inattività dei campi petroliferi dopo l'occupazione irachena. Sotto il profilo strutturale, malgrado la politica governativa abbia cercato di ridurre la percentuale di immigrati, il tasso di attività della popolazione autoctona rimane estremamente limitato e la domanda espressa dal mercato del lavoro continua a essere per lo più soddisfatta dalla manodopera proveniente dall'estero.
Alle variazioni quantitative di questi ultimi anni hanno fatto riscontro anche variazioni distributive, con una sempre maggiore concentrazione nell'agglomerato urbano della capitale. Infatti, anche se nel corso degli anni si sono formati molti nuovi insediamenti in corrispondenza delle zone di estrazione (prevalentemente interne) e di imbarco del petrolio, l'urbanizzazione del K. rimane di tipo fortemente monocentrico.
Condizioni economiche
La prospera economia kuwaitiana, che già aveva risentito profondamente delle ripercussioni della guerra tra Iran e Iraq, ha subito un drastico ridimensionamento in seguito all'occupazione del paese da parte delle truppe di Baghdād, iniziata nell'agosto 1990 e conclusasi nel febbraio 1991, e ai conseguenti gravi danneggiamenti.
Tuttavia, già alla metà degli anni Novanta, il K. ha dimostrato di aver superato la crisi, materiale e finanziaria, conseguente all'invasione irachena: gli indicatori economici sono tornati positivi (nel 1996 il PIL è aumentato dell'1,6%); il governo, alla fine del 1996, aveva pagato una buona aliquota dei debiti contratti per l'operazione di riconquista del territorio nazionale, mentre il pagamento dei rimanenti debiti è previsto entro il 2001; inoltre sono state varate alcune misure che hanno portato, entro la fine dell'ultimo decennio del sec. 20°, a una drastica riduzione della spesa pubblica e del deficit di bilancio.
Per quanto riguarda i settori produttivi, malgrado i tentativi di valorizzazione, l'agricoltura continua ad avere un peso economico assai modesto contribuendo con appena lo 0,4% alla formazione del PIL. Le produzioni sono rappresentate solo da legumi, alcuni ortaggi e frutta, peraltro in quantità non sufficienti a coprire il fabbisogno interno. Aiuti governativi sono stati rivolti anche all'allevamento, attività primaria tradizionale, ma senza grande successo. Lo stesso vale per la pesca, che annualmente sbarca circa 8000 t di prodotto, corrispondenti alla modesta quota di 4 kg annui per abitante.
La maggiore ricchezza del paese rimane la produzione petrolifera: nel 1996 il greggio e i suoi derivati hanno costituito il 95% del valore delle esportazioni. Si calcola che attualmente il K. possieda il 9,3% delle riserve mondiali di petrolio e significative riserve di gas, la cui produzione tuttavia ha subito una leggera contrazione (8000 milioni di m³ nel 1989, ma 5975 milioni nel 1995). La produzione di greggio, fatta eccezione per il periodo dell'invasione irachena, è rimasta negli ultimi anni invariata, e si aggira intorno ai 100 milioni di t annue: una punta massima di 151 milioni di t era stata raggiunta nel 1972, prima della riduzione programmata per rallentare l'esaurimento dei pozzi e legata anche alle vicende della crisi mondiale.
Il settore industriale ruota intorno alla raffinazione del petrolio, che copre il 68,4% dell'intero comparto manifatturiero, ma non mancano cementifici, conservifici e impianti per l'edilizia. Nel complesso, le attività manifatturiere contribuiscono per il 13,1% alla formazione del PIL (1997), conservando un discreto peso, nonostante che tra il 1980 e il 1989 il settore abbia avuto un decremento annuale dello 0,2%.
La seconda fonte di reddito del paese è rappresentata dalle attività di servizio e, soprattutto, dagli investimenti all'estero (45 miliardi di dollari nel 1996), legati per lo più al campo petrolifero (ma non mancano altri settori industriali) ed effettuati specialmente negli Stati Uniti, in Europa occidentale e in Giappone. La maggior parte dei capitali destinati agli investimenti esteri viene attinta dal Fondo di riserva per le generazioni future, istituito nel 1976 per fronteggiare il 'dopo petrolio', e gestito dalla Kuwait Investment Authority. Anche in questo campo, tuttavia, la crisi del Golfo ha determinato un forte ridimensionamento: infatti, nel 1990 gli investimenti esteri superavano i 100 miliardi di dollari.
bibliografia
J. Crystal, Kuwait. The transformation of an oil state, Boulder (Colo.) 1992; F.A. Clements, Kuwait, Oxford-Santa Barbara (Calif.) 1996.
Storia
di Martina Teodoli
Negli anni immediatamente successivi alla guerra del Golfo (v. App. V), che aveva causato ingenti danni al paese sconvolgendone il tessuto socioeconomico, l'emirato fu impegnato in una vasta opera di ricostruzione, resa possibile soprattutto dalle ampie risorse finanziarie accumulate all'estero nei decenni precedenti. Al tempo stesso, fra le principali preoccupazioni della restaurata dinastia regnante vi fu la salvaguardia della stabilità del regime, malgrado la crescita delle spinte verso una democratizzazione del paese: gli avvenimenti del 1990-91 avevano infatti favorito la diffusione di posizioni critiche nei confronti della famiglia Ṣabāḥ, accusata di aver sottovalutato il pericolo per la sicurezza dell'emirato, di aver ostacolato, mantenendo la censura sulla stampa, la conoscenza degli avvenimenti da parte della popolazione anche nella fase più critica precedente l'invasione, e di aver lasciato il paese senza guida, fuggendo precipitosamente in Arabia Saudita. Inoltre, il ruolo attivo svolto da una parte della popolazione femminile nella resistenza all'occupazione irachena rilanciò le rivendicazioni del diritto di voto per le donne. Accanto a tali posizioni, espresse dai settori più progressisti, i primi anni Novanta registrarono una diffusione del fondamentalismo islamico, e le forze di tale ispirazione assunsero un ruolo di rilievo nell'opposizione alla politica governativa.
Sul piano internazionale, la fase postbellica registrò un ulteriore consolidamento dell'alleanza con i paesi occidentali. In particolare, furono rafforzati i rapporti economici e militari con le maggiori potenze intervenute al fianco del K.: patti difensivi decennali furono conclusi con Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, rispettivamente nel settembre 1991, nel febbraio e nell'agosto 1992. Estremamente tesi rimasero i rapporti con l'Iraq, nonostante quest'ultimo, nel novembre 1994, avesse riconosciuto l'indipendenza del K. e le modifiche apportate alla linea di confine nel 1992-93.
Nelle elezioni legislative dell'ottobre 1992 furono eletti numerosi candidati critici nei confronti del governo (appartenenti soprattutto a gruppi islamici), che negli anni successivi rivendicarono un maggiore controllo sulla gestione delle finanze dello Stato. Dopo il rinnovo dell'Assemblea nazionale (ott. 1996), risultarono maggioritari i gruppi fedeli alla monarchia; nella stessa occasione il suffragio fu ampliato, in seguito alla concessione del diritto di voto ai figli di Kuwaitiani naturalizzati (con una modifica della legge del 1959 sulla nazionalità). Le elezioni legislative anticipate del luglio 1999 videro il successo dell'opposizione liberale e dei candidati islamici sciiti e sunniti. La forte affermazione della corrente liberale riaprì la discussione sull'approvazione definitiva del decreto sul diritto di voto alle donne.
bibliografia
S. Ghabra, Kuwait and the dynamics of socio-economic change, in Middle East journal, 1997, pp 358-72; M.A. Tétreault, Stories of democracy. Politics and society in contemporary Kuwait, New York 1999.