Pacino, Al (propr. Alfredo James)
Attore e regista cinematografico statunitense, nato a New York il 25 aprile 1940. Tra i rappresentanti più illustri della scuola dell'Actors Studio (di cui è stato anche direttore artistico dal 1982 al 1984), della stessa generazione di Robert De Niro e Dustin Hoffman, ha costruito i suoi ruoli con una maniacalità ossessiva, riuscendo a nascondere completamente l'attore dietro ai suoi personaggi. Di solida formazione teatrale, è dotato di una considerevole presenza scenica, evidente nella forte carica di energia con cui ogni volta caratterizza ciascun movimento, sguardo, azione. Motivato da un senso continuo della sfida che lo porta a scegliere personaggi apparentemente 'impossibili', P. è uno dei pochissimi attori che riescono a salvare un film modesto soltanto grazie alla loro presenza. Dopo sette nominations, nel 1993 ha vinto l'Oscar come miglior attore protagonista con Scent of a woman (1992; Scent of a woman ‒ Profumo di donna) di Martin Brest e nel 1994 è stato premiato a Venezia con il Leone d'oro alla carriera.
Di origini siciliane, nacque nel quartiere di Harlem e crebbe assieme alla madre e ai nonni materni nel South Bronx dal periodo in cui il padre abbandonò la famiglia. La sua infanzia fu segnata dalla povertà e da condizioni di emarginazione; frequentò la scuola con scarso profitto, ma nel frattempo cominciò ad appassionarsi alla recitazione. Dopo aver interrotto gli studi si iscrisse alla High School of Perfoming Arts lavorando contemporaneamente come fattorino, operaio, traslocatore e lustrascarpe. Seguì poi i corsi di recitazione presso l'Herbert Berghof Studio, dove ebbe come insegnante Charles Laughton, e nel 1966 entrò a far parte dell'Actors Studio; nello stesso tempo cominciò a intraprendere con successo la carriera di attore teatrale. Ottenne il suo primo ruolo cinematografico in Me, Natalie (1969) di Fred Coe, ma la forza della sua interpretazione si evidenziò in Panic in Needle Park (1971; Panico a Needle Park) di Jerry Schatzberg, dove caratterizzò il personaggio dello spacciatore con quella recitazione secca e nervosa che lo avrebbe contraddistinto anche in seguito. Fu però The godfather (1972; Il padrino) di Francis Ford Coppola il film della svolta per la sua carriera. Per il ruolo di Michael Corleone la produzione cercò di imporre Robert Redford, ma Coppola invece si impuntò su P. che era pressoché sconosciuto. Il suo personaggio emerge progressivamente all'interno della famiglia Corleone, mano a mano che acquista potere, e in parallelo risulta sempre più evidenziato il suo alternare malinconia e brutalità, mentre viene separata di netto la sfera pubblica da quella più intima. Inoltre il passaggio delle consegne da don Vito a Michael sembra simboleggiare quello generazionale da Marlon Brando a P., quasi suo erede nella prosecuzione del metodo dell'Actors Studio. Sempre diretto da Coppola, P. interpretò lo stesso personaggio, con uguale intensità, anche in The godfather, part II (1974; Il padrino ‒ Parte II), dove amplifica maggiormente il suo carattere taciturno e freddo, nonché la portata tragica delle sue scelte, e in The godfather, part III (1990; Il padrino ‒ Parte III) in cui, nell'esplosione del dramma finale (la morte della figlia), sembra configurarsi un parallelismo esistenziale, di grandezza e decadenza, tra Michael e gli eroi shakespeariani.
Collaborò ancora con Schatzberg, al fianco di Gene Hackman, in Scarecrow (1973; Lo spaventapasseri) nel ruolo di un barbone che, assieme a un uomo appena uscito di prigione, attraversa il Paese per poter rivedere il figlio. Interpretò poi un poliziotto che si batte contro i colleghi corrotti in Serpico (1973) e un rapinatore che, assieme al suo complice, tiene intrappolati gli ostaggi dentro una banca in Dog day afternoon (1975; Quel pomeriggio di un giorno da cani), entrambi realizzati da Sidney Lumet. In questi due film P. entrò nel personaggio secondo i dettami del metodo dell'Actors Studio, ma al tempo stesso sprigionò una carica istintiva e rabbiosa. La versatilità e la capacità di entrare in ogni ruolo portarono l'attore a cimentarsi in opere di diverso genere, dal melodramma (Bobby Deerfield, 1977, Un attimo, una vita, di Sydney Pollack) al film giudiziario (... And justice for all, 1979, ... E giustizia per tutti, di Norman Jewison), alla commedia familiare (Author! Author!, 1982, Papà, sei una frana, di Arthur Hiller). Dopo aver rifiutato, alla fine degli anni Settanta, parti importanti come in Days of heaven (1978; I giorni del cielo) di Terrence Malick, Apocalypse now (1979) di Coppola e Kramer vs. Kramer (1979; Kramer contro Kramer) di Robert Benton, accettò di essere diretto da William Friedkin in Cruising (1980), un poliziesco teso e incalzante dove interpreta un poliziotto alla ricerca di un serial killer che, per svolgere al meglio le sue indagini, comincia a frequentare gli ambienti gay newyorkesi. In quest'opera emerge ancora una volta la capacità di P. di mutare le caratteristiche, e gli stati d'animo del suo personaggio; capacità che venne ancor più amplificata in Scarface (1983) diretto da Brian De Palma dove, pur confrontandosi con il famoso modello interpretato nel 1932 da Paul Muni nell'omonimo film di Howard Hawks, fece del narcotrafficante cubano Tony Montana un uomo schiavo degli eventi e delle passioni, dalla violenza più brutale alla malinconia più cupa, alla gelosia più morbosa. Provò poi a cambiare registro con il kolossal storico Revolution (1985) diretto da Hugh Hudson, suo primo film in costume, ma l'opera si rivelò un insuccesso commerciale e la carriera cinematografica di P. subì un improvviso arresto. L'attore tornò così a frequentare il palcoscenico teatrale ottenendo notevole successo. Dalla fine degli anni Ottanta la sua attività sul grande schermo ha ripreso un ritmo intenso. Ha infatti interpretato un poliziotto che si invaghisce di una sospettata nel thriller Sea of love (1989; Seduzione pericolosa) di Harold Becker, un gangster in Dick Tracy (1990) di Warren Beatty, un cuoco che s'innamora di una cameriera in Frankie & Johnny (1991; Paura d'amare) di Garry Marshall, uno scaltro agente immobiliare in Glengarry Glen Ross (1992; Americani) di James Foley e un ex colonnello cieco, inizialmente scostante e scorbutico, che entra gradualmente in intimità con il ragazzo che lo assiste in Scent of a woman, remake di Profumo di donna (1974) di Dino Risi, con P. nel ruolo già ricoperto da Vittorio Gassman. Nel 1993 ha lavorato di nuovo con De Palma in Carlito's way, riuscendo a definire uno dei suoi personaggi più belli e sfaccettati, quello del boss trafficante Carlito Brigante che, una volta uscito di prigione, vuole rifarsi una vita: un senso di straordinaria malinconia e tristezza caratterizza Carlito nel suo inutile tentativo di sfuggire al proprio destino, mentre la sua figura è dominata dallo struggente romanticismo dell'uomo predestinato alla sconfitta. In Heat (1995; Heat ‒ La sfida) di Michael Mann P. ha ingaggiato un altro duello ideale, quello con Robert De Niro, altro illustre seguace dell'Actors Studio: nel ruolo di un detective che dà la caccia a un rapinatore (De Niro), l'attore mostra le aspirazioni, le debolezze e il dolore del poliziotto (la rottura del rapporto con la moglie, la figliastra che tenta il suicidio). Ha poi interpretato il ruolo di un nonno in Two bits (1955, Un giorno da ricordare) di Foley prima di esordire dietro la macchina da presa con Looking for Richard (1996; Riccardo III ‒ Un uomo, un re), da lui stesso interpretato, felice esempio sospeso tra documentario e fiction sulla lavorazione dell'adattamento teatrale dell'opera di Shakespeare. In seguito è stato il sindaco di New York nel drammatico City hall (1996) di Becker, il gangster mafioso in Donnie Brasco (1996) di Mike Newell, il 'satanico' capo di uno studio legale in The devil's advocate (1997; L'avvocato del diavolo) di Taylor Hackford, il giornalista televisivo in The insider (1999; Insider ‒ Dietro la verità) di Mann e l'allenatore della squadra di football dei Miami Sharks in Any given Sunday (1999; Ogni maledetta domenica) di Oliver Stone. Con questi film il metodo dell'Actors Studio si è trasformato progressivamente nel 'metodo Pacino': dietro l'ossessione nel costruire i ruoli si ha infatti l'impressione che P. sia l'unico attore in grado di interpretarli, con quel suo modo di recitare torrenziale, sia nell'esuberanza verbale sia nella frenesia dei movimenti. Nel 2000 ha diretto e interpretato il dramma Chinese coffee, dalla pièce di I. Lewis. È stato ancora un detective in Insomnia (2002) di Christopher Nolan, ma soprattutto in S1mOne (2002) di Andrew Niccol si è cimentato in un'altra sfida 'impossibile', quella di recitare quasi esclusivamente con un attore virtuale. P. infatti ricopre il ruolo di un produttore cinematografico che, per il suo nuovo film, crea una star al computer con la quale però entra gradualmente in competizione. Successivamente è stato il protagonista di People I know (2002) di Daniel Algrant e di The recruit (2003; La regola del sospetto) di Roger Donaldson.
A. Yule, Life on the wire: the life and art of Al Pacino, New York 1991; W. Schoell, The films of Al Pacino, Secaucus (NJ) 1995; R. Lasagna, Al Pacino, Roma 2000.