ALABARDI, Giuseppe, detto lo Schioppi
Nacque a Venezia nella seconda metà del sec. XVI. Pittore, è ricordato nel Libro della Fraglia dei pittori di Venezia nel 1590 e nel 1637.
Le sue opere certe sono oggi perdute: le importanti decorazioni a fresco nella sala nova dei conviti (1618-23) in Palazzo ducale e sulla facciata e nel cortile di palazzo Mocenigo, ora Robilant, a S. Samuele (circa 1590) non ci sono note che per memoria delle fonti. Il fregio a monocromato col Martirio di Marcantonio Bragadin, dipinto (circa 1596) attorno all'urna dell'eroe nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia gli fu assegnato da M. Boschini e, sulla fede di questo, da A. M. Zanetti, ma l'attribuzione non è sicura. Tra le opere perdute dell'A., ricordate dal Boschini e dallo Zanetti, erano anche alcuni affreschi nella chiesa degli Incurabili, distrutta da un incendio nel 1821.
Particolarmente interessante l'attività dell'A. come scenografo, poiché essa si ricollega al periodo veneziano dell'opera del Monteverdi, anch'egli, come l'A., protetto dai Mocenigo. Dei suoi allestimenti si ricordano: La Rosilda, tragedia di T. Ferrari rappresentata a Venezia dall'Accademia dei Sollevati Genovesi il 4 febbr. 1625; la Proserpina rapita di C. Monteverdi, su libretto di G. Strozzi, rappresentata nel palazzo Mocenigo agli Schiavoni in occasione delle nozze di Giustiniana Mocenigo con Lorenzo Giustinian, il 16 aprile 1630; La Maga fulminata, di B. Ferrari e F. Manelli, secondo spettacolo lirico del teatro Tron a San Cassian (1638). È quasi da escludersi, invece, che sue siano state la sistemazione del teatro e le scene per lo spettacolo inaugurale, con l'Andromeda, degli stessi autori (1637), e quelle per il Ritorno di Ulisse in patria di Claudio Monteverdi (1641), attribuitegli da G. Damerim.
Della Rosilda resta un'edizione rarissima del testo di Ferrari con un 'incisione della scena (un esemplare si trova presso la Raccolta dell'ing. A. Sciolla di Roma). Della Proserpina rapita e della Maga fulminata restano i libretti e gli scenari (descrizione dell'azione e delle scene: scena unica nella prima, ma con macchine ed effetti spettacolari, sette mute di scene e cinque macchine nella seconda), dimostrazione evidente dell'abilità tecnica dell'Alabardi.
L'A. morì tra il 1645, anno in cui fece testamento, e il 1650 anno in cui testava la sua vedova Rossana.
Bibl.: M. Boschini, La Carta del navegar pitoresco, Venezia 1650, p. 407; Id., Le Ricche minere de la pittura, Venezia 1674, pp. 58-61; A. M. Zanetti, Della pittura veneziana e delle opere pubbliche de' veneziani maestri, Venezia 177 I, III, p. 258; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, III, Bassano 1809, p. 258; G. A. Moschini, Guida di Venezia, I, Venezia 1815, p. 133; E. Cicogna, Inscrizioni veneziane, I, Venezia 1824, p. 263; V, ibid. 1842, p. 313; S. Ticozzi, Diz. degli Architetti Scultori, Pittori..., Milano 1830, p. 30; B. Cecchetti, Cognomi ed autografi di artisti veneti in Venezia nei secc. XIV-X VII, in Arch. veneto, XXXIV, I (1887), p. 203; G. Damerini, Monteverdi e la scenografia veneziana, in Scenario, n. 5, maggio 1943; E. Povoledo, Iseppi lo Schioppi viniziano, in Prospettive, VI (1957); J. Meyer, Allgem. Künstler-Lexikon, I, p. 165; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, p. 163; Enciclopedia Italiana, 11, p. 58; Enciclopedia dello Spettacolo, I, coll. 207-208.