ARKAY [pron. òrkoi], Aladár
Architetto e pittore ungherese. Nato il 1° febbraio 1868 a Temesvár (ora TimiŞoara), studiò a Budapest, a Parigi e a Vienna, e viaggiò molto in Italia. Con M. Kallina edificò il Ridotto di Budapest (1896) in stile neobarocco. Più tardi s'accostò alle tendenze di E. Lechner, rinnovatore della moderna architettura ungherese; ma, evitando l'abuso della decorazione floreale cara al Lechner e alla sua scuola, e meglio penetrando nello spirito dell'architettura rustica ungherese, seppe farsi uno stile personale. Nella villa Babocsay a Budapest (1905) risente ancora di Lechner; ma nella chiesa calvinista del Fasor (1912-13), nel gruppo di quaranta villini dell'Associazione dei giudici ungheresi (1912), nella chiesetta cattolica nel Városmajor (1917) e in quella del Collegio Rákóczi (1924), sempre a Budapest, l'A. seppe accordare i principî e i bisogni della moderna architettura europea con gli esempî dell'architettura paesana. I suoi ultimi lavori sono la nuova chiesa cattolica di Győr e quella calvinista di Rákosszentmihály, tutt'e due del 1928. Come pittore, è stato allievo a Budapest dello Székely, del Lotz e del Karlovszky. Dipinge soprattutto vedute e paesaggi con un pennello scorrevole e brillante.
Bibl.: K. Lyka, in Thieme-Becker, Künstl.-Lex., ii, Lipsia 1908.