Cavalier, Alain
Cavalier, Alain. – Pseud. del regista francese Alain Fraissé (n. Vendome, 1931). Appartato e rigoroso, autore, fin dagli anni Sessanta, di pochi film caratterizzati dall’essenzialità del linguaggio e da un tocco di pietà umana e religiosa nell’indagare i suoi personaggi. Al centro della sua attenzione sono la radicalità delle scelte di vita e la purezza dei sentimenti, e soprattutto l’emergere della verità intima di fronte alla camera. Perciò negli anni Duemila abbandona per lo più i film di finzione a favore di una serie di ritratti documentari e di diari filmati, in cui la sua vita e gli incontri che considera importanti si organizzano a poco a poco in film. Nascono così Vies (2000), nel quale la sua voce interloquisce con un chirurgo oftalmico, un macellaio, un amico di infanzia e una montatrice che aveva lavorato a suo tempo con O. Welles; Le filmeur (2004), montaggio di dieci anni di video diari in cui registra fatti personalissimi, come la propria malattia, la morte del padre, il rapporto con la madre scomparsa e con la moglie; Irène (2009), ritratto a memoria della madre nato dalla rilettura di diari intimi e dal dolore di una presenza perduta; Pater (2011), dove filma se stesso negli incontri con l’attore Vincent Lindon facendo emergere come un'amicizia possa trasformarsi quasi in un rapporto padre-figlio. Nel 2001, intanto, era tornato alla finzione con René in cui però erano presenti l’andamento diaristico e l'impronta documentaristica, nel ritratto di un attore che mette a bilancio la propria vita e le proprie relazioni con gli altri.