RESNAIS, Alain
(App. IV, III, p. 210)
Regista cinematografico francese. Al disgregarsi del gruppo iniziale della Nouvelle vague, R. insiste sulla libertà della scrittura cinematografica. Quasi avesse dato fondo a una parte di sé, la più personale, in Providence (1976), aderisce a curiosità e interessi che, a prima vista, sembrerebbero divaricanti, e li riconduce a una cifra stilistica spesso esemplare.
Mon oncle d'Amérique (1980), che finge di essere una dimostrazione delle teorie di H. Laborit sul sistema nervoso e i comportamenti dell'individuo, è un insieme di novelle che s'intrecciano con grazia e ironia. La vie est un roman (La vita è un romanzo, 1983), passando da favola a scherzo gotico, a satira di metodi educativi che si ritengono d'avanguardia, sfiora sorridendo i temi della felicità impossibile da programmarsi e dell'inventiva infantile che infrange gli schemi. L'amour à mort (L'amour à mort, 1984), scritto come i due precedenti film da J. Gruault, e Mélo (Mélo, 1986, ricavato dallo stesso regista da un dramma di H. Bernstein) intervengono, con un procedimento a freddo, sulla disputa intorno all'amore che vince la morte fornendo indicazioni che, se accostate, neppure concordano e che tuttavia rispondono a un'analoga esigenza di compostezza formale. Il gusto per il fumetto, le cui tecniche e i cui contenuti già fanno sornionamente capolino in alcuni dei film citati, esplode in I want to go home! (Voglio tornare a casa!, 1989) che, per la leggerezza del tocco e l'esilità delle occasioni narrative (le divertenti disavventure di due innocenti all'estero, un padre americano disegnatore satirico e la di lui figlia, studiosa di Flaubert), sembrerebbe opera minore nella filmografia del regista. Ma, proprio scherzando, qui R. dice molto − e in modo più scoperto che altrove − della propria poetica che, pur rifacendosi a esperienze e avventure culturali disparate, ha saputo saldare tradizione e novità sul versante stilistico, coniugare divertimento e riflessione, amalgamare spunti teatrali e sostanza cinematografica. Lo ribadisce, con esiti godibili, un film di quasi cinque ore diviso in due parti − Smoking e No smoking (1994), suggerito da sei commedie dell'inglese A. Ayckburn − dove una serie di variazioni narrative è affidata a due soli attori, S. Azema e P. Arditi, e a una scelta iniziale (quali le conseguenze di un gesto elementare, fumare o non fumare una sigaretta?), dalla quale possono derivare, dimostra divertito il regista, ben sedici ''dilatazioni'' della situazione di partenza. Vedi tav. f.t.
Bibl.: P. Bertetto, Alain Resnais, Firenze 1976; J. Monaco, Alain Resnais, Londra 1978; R. Benayoun, Alain Resnais, arpenteur de l'imaginaire, Parigi 1980; F. Vergerio, I film di Alain Resnais, Roma 1984; M. Oms, Alain Resnais, Parigi 1988; F. Thomas, Atelier d'Alain Resnais, ivi 1989.