Teologo (Lilla tra il 1115 e il 1128 - Cîteaux 1202), uno dei più importanti del 12° sec.
Detto Doctor universalis e anche A. magnus per l'ampiezza del suo sapere, insegnò a Parigi e assistette al terzo Concilio lateranense (1179). Fattosi cisterciense, prese parte alla propaganda dell'Ordine contro gli Albigesi.
Come pensatore A. è sotto l'influsso della scuola di Chartres e di Gilberto Porretano: la sua cultura è essenzialmente platonica (è il primo a citare il Liber de causis), ma notevole è l'uso di tecniche mutuate da Boezio e da Gilberto Porretano nell'organizzazione in "tesi" del sapere teologico e nel tentativo di sistemarle con procedimenti che ricalcano schemi matematico-deduttivi (Regulae de sacra theologia). Gli scritti principali sono: De fide catholica contra haereticos, contro Albigesi, Valdesi, Giudei e Maomettani; Regulae o Maximae de sacra theologia, modellate sul Liber de hebdomadibus di Boezio; le Distinctiones dictionum theologalium, sorta di lessico teologico; Anticlaudianus, poema che è tra le migliori produzioni metriche del 12º sec.: di carattere allegorico (sotto l'influenza di Marziano Capella), il poema - che polemizza con l'opera In Rufinum di Claudiano - mette in scena, come suoi personaggi, Natura, Prudenza, Concordia, Ratio e Theologia, elogia le arti liberali, termina con il trionfo della virtù sui vizi. Componimento allegorico è anche il De planctu naturae (che alterna versi e prosa, sotto l'influenza della Consolatio philosophiae di Boezio e del De mundi universitate di Bernardo Silvestre): celebra la figura di Natura con accenti che rispecchiano la cultura di Chartres. Falsamente gli è stato attribuito un Liber de Trinitate. L'Ars catholicae fidei, dal caratteristico metodo geometrico-deduttivo, non è sua, ma di Nicola di Amiens.